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La sua collaborazione potrebbe rivelare altri legami tra Camorra, Cosa nostra e 'Ndrangheta

L'avvio del percorso di collaborazione da parte di Francesco Schiavone, soprannominato 'Sandokan', è stato confermato dalla Direzione nazionale Antimafia. Secondo quanto si apprende la decisione sarebbe maturata nelle ultime settimane, durante le quali la Dna e la Dda di Napoli, guidata dal Procuratore Nicola Gratteri, hanno svolto un lavoro con la massima discrezione.

Schiavone era uno degli ultimi irriducibili della Camorra casalese, custode di importanti segreti, dopo 26 anni di prigione, la maggior parte trascorsi in regime del carcere duro.

Negli anni '80, era diventato il capo assoluto di una delle organizzazioni criminali campane più potenti economicamente e militarmente, con interessi ramificati in molte regioni, il clan dei Casalesi, la cui genesi iniziò agli inizi degli anni '70, quando il giovane Antonio Bardellino, di San Cipriano di Aversa, venne affiliato a Cosa nostra dal gruppo all'epoca dominante in Sicilia facente capo a Stefano Bontade. Con lui anche il suo luogotenente Mario Iovine.

La famiglia camorristica, ricordiamo, aveva costruito una serie di rapporti di forza anche in Calabria con la 'Ndrangheta, come riferito da molte relazioni semestrali della Dia. Su questi 'nodi' il neo pentito potrebbe rivelare importanti verità.

La carriera di 'Sandokan' iniziò come autista del boss Umberto Ammaturo e con un arresto nel 1972 appena 18enne, per detenzione e porto di arma da fuoco, ma ben presto è stato uno dei protagonisti della guerra di camorra nel casertano, diventando prima un affiliato al gruppo di Antonio Bardellino e Mario Iovine, leader nella Nuova Famiglia in lotta con la Nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo, e poi il capo della faida interna che fece leva su Iovine (cui era stato ucciso il fratello Domenico per ordine di Bardellino) per eliminare il capoclan in Brasile nel 1988, prendendo subito dopo il controllo dei Casalesi.

Quello fu anche il momento della svolta negli affari del clan che scelse di puntare anche sul traffico dei rifiuti tossici che ha avvelenato parte delle terre casertane.

Con Schiavone, inoltre, inizia l'infiltrazione del clan in diversi settori dell'economia legale e nella politica. Nel luglio del 1998 l'arresto; da allora è recluso al regime del 41 bis. Anche due suoi figli, Nicola e Walter, hanno avviato alcuni anni fa lo stesso percorso ora intrapreso dal padre.

Le sue rivelazioni potrebbero aiutare gli inquirenti non solo a ricostruire un pezzo di storia della camorra, individuando mandanti e autori di omicidi e agguati, ma anche a capire gli assetti attuali dei Casalesi. Schiavone ha avuto diverse condanne, anche per omicidio, la più nota delle quali all'ergastolo al termine del celebre processo Spartacus.

"La notizia del pentimento del boss dei Casalesi Francesco Schiavone è un segnale positivo nella lotta alla criminalità organizzata, non solo di quella casertana, ma in tutto lo stivale. Il clan dei Casalesi, va ricordato, ha avuto legami politici ed imprenditoriali chiari in diversi territori. Una metastasi che, grazie al lavoro delle forze dell'ordine, è stata arrestata. L'auspicio che faccio è che questo pentimento sia utile a far luce proprio su quelle connessioni, oltre che sui tanti crimini dei quali il clan dei Casalesi si è macchiato negli anni. Lo strumento del pentimento, quando reale, è un fatto assai importante, soprattutto ai fini giudiziari e di contrasto alla camorra, perché è grazie ai pentiti che possiamo scoprire fatti che altrimenti non sarebbero mai venuti a galla" ha detto il referente di Libera Campania, Mariano Di Palma.

Non vi è dubbio che la scelta di Schiavone di pentirsi ha un alto valore simbolico per il messaggio di resa che trasmette alle giovani leve del clan, profondamente disarticolato dai duri colpi inferti negli ultimi anni dalla Dda di Napoli.

Per ora gli irriducibili rimangono l'altro storico capo dei Casalesi Francesco Bidognetti, noto come "Cicciotto e Mezzanotte", in carcere dal 1993, e Michele Zagaria, catturato il 7 dicembre 2011 dopo sedici anni di latitanza.

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