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Il 5 febbraio l’attivista avrebbe compiuto 41 anni. Per anni testimoniò la vita di Gaza: “Se solo per un minuto al giorno fossimo tutti palestinesi questo massacro verrebbe risparmiato”

“Cosa avresti detto, scritto, urlato, Vittorio, da Gaza, oggi?”. Inizia così la toccante lettera scritta da Egidia Beretta, madre di Vittorio Arrigoni, attivista pacifista e storico collaboratore de “Il Manifesto” ucciso a Gaza nell’aprile 2011.
“Non ci sono più le tue parole potenti, pietose, puntuali a raccontare il massacro”, scrive Beretta il 5 febbraio, data in cui Arrigoni avrebbe compiuto 41 anni. “Cerco di farlo io, non al posto tuo, non ne sono capace, ma con la mia coscienza di donna che non può tacere.
Gaza sta scomparendo. I gazawi stanno scomparendo e non per catastrofi naturali. Ciò che Israele va compiendo da tre mesi è pura punizione collettiva. Per colpire Hamas annienta una popolazione assimilandola interamente e ingiustamente ad Hamas”. “Tu già allora parlavi di genocidio”, ha ricordato la mamma dell’attivista. “Oggi su questo termine discutono giuristi internazionali, commentatori nostrani, politici politicanti. Anche io parlo ora di genocidio e penso di averne tutte le ragioni, ma se questo termine è per molti così controverso, parliamo allora di ciò che è sotto gli occhi di tutti e chiamiamolo massacro. Massacro deliberato di una popolazione. Israele che uccide indiscriminatamente i civili. Quanti bambini e quante donne, quanti papà e mamme?”, si è chiesta Egidia Beretta. “E se non muoiono per le bombe o i cecchini, muoiono di fame, senza cure, senz’acqua. E’ chiaro a chiunque abbia occhi per vedere, orecchie per sentire e coscienza umana, che questo non è diritto alla difesa. E se Hamas è terrorista perché ha ucciso e rapito centinaia di inermi, come vogliamo chiamare Israele che di inermi ne sta massacrando migliaia e migliaia?”.
“Durante Piombo Fuso - l’operazione militare israeliana che durò dal 27 dicembre 2008 al 18 gennaio 2009 - dicesti: ‘Penso che sia il momento per l’opinione pubblica occidentale di prendersi la responsabilità di fare qualcosa affinché l’occupazione in Palestina termini, l’assedio a Gaza termini, massacri del genere non si ripetano’. Sì, ora l’opinione pubblica occidentale si sta lentamente muovendo, si muovono i tentennanti politici, ma dov’erano tutti in questi anni di occupazione, di colonizzazione illegale della Cisgiordania, di continui soprusi a pacifici pastori e contadini, quando i coloni bruciavano e bruciano ulivi, campi, distruggevano e distruggono abitazioni con i militari israeliani a prendere le loro difese? Dov’erano, dove eravamo?”, scrive Beretta su Il Manifesto.
“Le geografie sono stravolte, vista dall’alto Gaza ora è irriconoscibile. Con fredda determinazione vengono spianate le poche case rimaste per impedire ai sopravvissuti di farvi ritorno, non ci sono più scuole, luoghi di preghiera, ospedali, campi da coltivare e, estremo affronto, cimiteri e tombe rivoltati, corpi profanati.
No, e lo ripeto ad alta voce, questo non è diritto alla difesa”, ha osservato. “Questi sono orrendi crimini contro l’umanità. Io vedo in essi l’intenzione, studiata a tavolino, di annientare o eliminare quanti più palestinesi possibile. Ma non ci riusciranno perché, come scrivevi ‘…essi mi esprimono il sincero convincimento che le loro radici raggiungono profondità tali da non poter essere recise da alcun bulldozer nemico’.
Quando parliamo di diritto a vivere con dignità, diritto alla libertà, all’istruzione, al lavoro, al rispetto, non sono forse essi i diritti universali dell’uomo che reclamiamo per noi e che la Palestina, come ogni altro popolo, esige? Sono questi i fondamentali che devono preludere e guidare ogni azione che si voglia condurre alla ricerca della pace”.
“Caro Vittorio - conclude la lettera - faccio mie e grido forte quelle parole che tu pronunciasti con il cuore a pezzi il 6 gennaio 2009 fra le macerie di Gaza: ‘Per i lutti che abbiamo vissuto, prima ancora che italiani, spagnoli, inglesi, australiani, in questo momento siamo tutti palestinesi. Se solo per un minuto al giorno lo fossimo tutti, come molti di noi siamo stati ebrei durante l’Olocausto, credo che tutto questo massacro ci verrebbe risparmiato. Restiamo Umani’. Ciao Vik”.

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