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In occasione dei 75 anni dell'entrata in vigore della nostra Carta Costituzionale, il Comune di Fabriano e MicroMega hanno presentato il convegno "1948-2023 La Costituzione e i suoi nemici - Passato e futuro di una lotta più che mai attuale". Tra gli ospiti erano presenti il sindaco Daniela Ghergo, Paolo Flores d'Arcais - Filosofo, Direttore di MicroMega, e Roberto Scarpinato, Senatore e già Procuratore Generale della Corte d'Appello di Palermo.
Data l'importanza e l'assoluta esigenza di difendere la Carta Costituzionale da una classe politica impegnata a smantellare i principi dello Stato di Diritto riportiamo qui di seguito alcune parti del suo intervento.

I nemici della Costituzione
"Alcuni progetti di legge in cantiere sono finalizzati a stravolgere alcuni punti fondamentali di questa Costituzione: la centralità del Parlamento, l'indipendenza della magistratura, la divisione e l'equilibrio dei poteri. Progetti che, a mio parere, se fossero attuati imprimerebbero una forte accelerazione al sotterraneo processo, in corso da almeno due decenni, di lenta erosione della nostra Costituzione, di lenta erosione di alcuni diritti sociali fondamentali: il diritto al lavoro, il diritto alla salute, il diritto all'istruzione, sempre più ridotti a diritti di carta perché progressivamente svuotati di sostanza. Il titolo prescelto dagli organizzatori di questo incontro è 'La Costituzione e i suoi nemici'. Si tratta - ha detto - di un titolo molto appropriato che tuttavia segnala una grave anomalia nazionale, che sarà il filo conduttore del mio discorso, perché vedete, in genere, le Costituzioni dei popoli, che sono il patto fondativo della convivenza sociale, non hanno nemici, o non hanno tanti nemici che durano nel tempo perché riflettono le culture di base, i valori di fondo di quelle popolazioni. In Italia non è stato così. In Italia purtroppo la Costituzione - emanata nel 1948 per fondare il nuovo Stato repubblicano dopo la caduta del fascismo e in antitesi al fascismo - sin dall'inizio e per tutto il corso della sua vita non è stata condivisa da parti rilevanti delle classi dirigenti, dei ceti dominanti nazionali che l'hanno subita, l'hanno osteggiata e più volte hanno tentato di sovvertirla”. "Nell'ambito dei numerosi nemici della Costituzione, un ruolo molto rilevante l’hanno svolto i neofascisti. Si tratta di reduci del fascismo e della Repubblica Sociale Italiana che mai avevano accettato il nuovo ordine repubblicano e che in parte si erano riciclati nel primo dopoguerra nei gangli essenziali dello Stato, nella polizia, nei servizi segreti. E in parte - ha detto Scarpinato - avevano dato vita a formazioni politiche neofasciste variamente denominate, Ordine Nuovo, Avanguardia Nazionale, Ordine Nero, Terza Posizione: fucine di formazione e di reclutamento di tanti soggetti che, come è stato accertato con sentenze definitive di condanna, hanno eseguito le stragi neofasciste che hanno insanguinato il nostro Paese al fine di destabilizzare il nuovo ordine costituzionale e creare premesse per l'instaurazione di una Repubblica Presidenziale di stampo autoritario. Le sentenze e gli studi storici hanno consentito di accertare che, dopo l'approvazione della Costituzione, si è venuta a formare una sorta di 'Santa Alleanza', un sistema criminale integrato tra queste tre forze: i neofascisti che vi ho indicato, circoli massonici variamente dominanti, di cui la P2 è solo il paradigma più noto, che erano il luogo d'incontro e di regia politica delle componenti più reazionarie del potere italiano, industriali, armatori, proprietari terrieri. Il terzo soggetto è la borghesia mafiosa o l'alta mafia siciliana, che da sempre è stata uno dei poteri forti nazionali, mi riferisco a soggetti come Michele Sindona ed altri". Secondo l'ex magistrato "questo pool di forze reazionarie, questo sistema criminale integrato ha operato durante tutto il lungo periodo della guerra fredda fino all'accaduto del muro di Berlino con l'occulto sostegno esterno dell'amministrazione dei servizi segreti degli Stati Uniti in quanto era ritenuto un argine contro il pericolo dell'avvento dei comunisti al potere. Quello che vi sto dicendo non è etnologia, ma ormai è il risultato di indagini giudiziarie come quella della indagine sulla strage di Brescia, dove sono stati identificati i neofascisti che operavano per conto dei servizi segreti italiani - condannati, come Carlo Digilio ed altri - e identificati anche gli agenti dei servizi segreti che davano istruzioni agli americani. I nemici della Costituzione sono i responsabili di quella che io da tempo ho definito l'anomalia italiana che ha caratterizzato tutta la storia italiana del dopoguerra, fino all'accaduto del muro in Berlino, e che anche oggi continua a secernere le sue tossine antidemocratiche e anticostituzionali. La storia italiana, infatti, presenta tratte di vistosa anomalia rispetto a quella di tutti gli altri paesi europei di democrazia avanzata. In nessun paese europeo si è verificata come è avvenuto in Italia, una sequenza così lunga e ininterrotta di stragi e di omicidi politici. Come vi ho detto - ha continuato - l'inizio della storia repubblicana è stato tenuto a battesimo da una strage politico-mafiosa, quella di Portella della Ginestra, e la fine della Prima Repubblica non a caso si è conclusa con le stragi politico-mafiose del 1992 e del 1993. Tra la prima strage e l'ultima strage, una sequenza ininterrotta di stragi che vi ricordo: la strage di Piazza Fontana in Milano del 12 dicembre '69, la strage di Gioia Tauro del 22 luglio '70, la strage di Peteano del 31 maggio '72, la strage della Questura di Milano del 17 maggio '73, la strage di Piazza della Loggia a Brescia il 21 maggio '74, la strage del treno Italicus del 4 agosto '74, la strage di Bologna del 2 agosto 1980, la strage del Rapido del 904 del 23 ottobre '84".
"Tutte queste stragi hanno avuto un unico filo conduttore: sono state espressioni di una guerra civile a bassa intensità, sotterranea, condotta dalle componenti più reazionari di questo Paese contro il nuovo ordine costituzionale, per impedirne l'attuazione. Stragi, progetti di colpi di Stato e omicidi politici sono stati finalizzati a condizionare con il linguaggio delle bombe, con l'intimidazione, l'evoluzione democratica del Paese, l'attuazione piena della Costituzione o, peggio, a stravolgere questa Costituzione instaurando una Repubblica Presidenziale di stampo autoritario. Proprio perché, motivate da ragione politica ed espressione della criminalità del potere, tutte queste stragi hanno un unico comune denominatore. Il denominatore comune sono i depistaggi, posti in essere da esponenti degli apparati totali per impedire di risalire dagli esecutori e mandanti politici. Questi depistaggi hanno assunto varie forme. Si fanno sparire documenti essenziali, si creano false piste, si creano falsi testimoni o collaboratori di giustizia. I depistaggi iniziano subito e per ragioni di tempo non ve li posso raccontare con la prima strage di Portella della Ginestra".
Il senatore ha ricordato "il depistaggio della strage della Banca dell'Agricoltura a Milano sono stati condannati con sentenza definitiva per depistaggio il generale Gianadellio Maletti e il capitano Labruna del SID, servizio segreto. Per depistaggio della strage di Petrano nel '72 sono stati condannati con sentenza definitiva alti ufficiali dei Carabinieri. Per il depistaggio della strage di Bologna del 2 agosto 1980 sono stati condannati con sentenza definitiva il generale Musumeci, il colonnello Belmonte del Sismi. Quello che deve fare riflettere e che questa non è una storia che può essere declinata al passato, cioè come appartenente a una stagione risalente nel tempo ormai conclusa della guerra fredda, ma attraversa anche le stragi del '92 e del '93 e arriva sino ai nostri giorni, perché la Seconda Repubblica progressò fondamentalmente in quelle stragi e i nuovi equilibri politici finiscono per essere creati a causa di quelle stragi. E' una storia che attraverso le stragi del '92 e del '93, perché le medesime tecniche di depistaggio che sono state poste in essere per le stragi neofasciste sono state replicate nelle stragi di Capaci, di Via d'Amelio e nelle stragi del Continente del 93. Sono stati fatti sparire documenti essenziali, come l'Agenda Rossa di Paolo Borsellino, subito dopo l'esplosione dell'autobomba, dove Paolo Borsellino aveva annotato tutto quello che aveva scoperto sulla strage di Via d'Amelio. Sono stati cancellati dei file essenziali nell'agenda elettronica di Gianni Falcone. Ignoti si sono introdotti nella sua stanza al Ministero della Giustizia dopo che era stata sequestrata e messa sotto sigillo della Procura della Repubblica di Caltanissetta per controllare i suoi computer.
Sono stati creati a tavolino dei falsi collaboratori di giustizia come il noto Vincenzo Scarantino che ha depistato per anni le indagini sulla strage via d'Amelio e tante altre. Un altro elemento di continuità tra le stragi neofasciste e le stragi mafiose, che attraversa come un filo rosso tutta la storia italiana arrivata nei nostri giorni, è costituito dal fatto che ci sono le stesse persone nelle stragi neofasciste e nelle stragi mafiose. Mi riferisco per esempio a Paolo Bellini, esponente di Avanguarda nazionale, uomo dei servizi, condannato per la strage di Bologna del 2 agosto del 1980 e che è stato coinvolto nelle stragi di Capaci e di Via d'Amelio, presente in Sicilia per tutto il 1992. I mafiosi collaboratori ci hanno detto che è stato lui a dirci che per alzare il livello dello scontro con lo Stato dovevamo fare attentati a beni artistici nazionali, così come è stato fatto poi a Firenze in via di Georgofili. Bellini a Bologna, 1980, Bellini nelle stragi di Capaci e di Via d'Amelio. Nonostante i suoi tanti acerrimi e potenti nemici, la Costituzione del 1948 non è rimasta un libro dei sogni".


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L'indipendenza della magistratura
"Se il fascismo, proseguendo la tradizione dello Stato monarchico, aveva concepito la magistratura come un organo che doveva essere controllato dal potere politico e per questo motivo aveva previsto che il pubblico ministero, l'organo che esercita l'azione penale, dipendeva dal potere esecutivo, i padri costituenti vanno nella direzione esattamente opposta e statuiscono la totale indipendenza della magistratura da ogni potere. Su questo versante la Costituzione italiana è la più avanzata al mondo, mentre le altre Costituzioni prevedono soltanto l'indipendenza dei giudici, la Costituzione italiana estende alle garanzie di indipendenza anche i pubblici ministeri. Giudici e pubblici ministeri appartengono alla stessa carriera. I costituenti avevano sperimentato durante il fascismo e prima ancora durante la monarchia che mediante il controllo dei pubblici ministeri il governo era in grado di condizionare i giudici. Sono i pubblici ministeri infatti che esercitano l'azione penale, che raccolgono le prove, che selezionano i casi sui quali i giudici poi devono decidere. Tramite il controllo dei pubblici misteri, tramite l'esercizio dell'azione disciplinare nei confronti dei magistrati renitenti ad allinearsi ai desiderati dei vertici politici, il fascismo aveva garantito l'impunità degli squadristi picchiatori e assassini, di potenti gerarchi corrotti e aveva perseguitato con condanne pilotate dissidenti politici: incarcerati o mandati al confino, tra i quali alcuni dei padri costituenti che dunque avevano una particolare sensibilità per l'indipendenza della magistratura, perché avevano sperimentato sulla loro pelle cosa significa una magistratura condizionata al potere politico.
Ed è proprio grazie alle complesse garanzie costituzionali per la magistratura previste nella Costituzione" che "in Italia abbiamo avuto magistrati come Giovanni Falcone, come Paolo Borsellino, Rocco Chinnici, Gaetano Costa, Mario Amato, Vittorio Occorsio e tanti altri, i quali hanno potuto compiere il proprio dovere non solo per le loro qualità umane e professionali, ma anche perché hanno avuto la possibilità, grazie alle garanzie di indipendenza loro garantite dalla Costituzione, di poter esercitare il controllo di legalità anche nei confronti di tanti colletti bianchi ai piani alti della piramide sociale che prima erano considerati degli intoccabili, complici eccellenti di mafiosi, di esecutori di strage neofasciste e tanti sepolcri imbiancati che si sono arricchiti con la corruzione a spesa della collettività. Contro questi magistrati e contro tutta quella parte della magistratura fedele alla Costituzione, il mondo del potere ha scatenato dalla fine degli anni '70 del secolo scorso una guerra senza quartiere, con procedimenti disciplinari, penalizzazioni di carriera, incessanti tentativi di delegittimazione che durano sino nei nostri giorni e che hanno preso rinnovato vigore e slancio proprio in questi ultimi mesi, con un susseguirsi di azioni intimidatorie e disciplinari nei confronti dei magistrati che adottano decisioni non gradite a questo Governo - da ultimo incontro il giudice Apostolico di Catania - e con una imponente batteria di proposte di legge che hanno tutte un unico e comune denominatore: compromettere e imbrigliare l'indipendenza dei magistrati e ricondurle sotto il controllo del potere politico riportando indietro l'orologio della storia.
Il mondo del potere, la criminalità dei colletti bianchi, non è riuscito a fermare Falcone, Borsellino, Amato, Occorso e tanti altri mentre erano in vita proprio grazie alle garanzie di indipendenza garantite dalla Costituzione ed è stato necessario ucciderli per fermarli. Ora vogliono uccidere e devitalizzare la Costituzione, nella parte che garantisce l'indipendenza della magistratura, e riportare indietro l'orologio della storia, bei tempi andati, nei quali il sistema di potere teneva sotto il proprio tallone la magistratura.
E vogliono raggiungere questo risultato senza dichiararlo in pubblico ma spacciando queste riforme come una serie di riforme tecniche che servono semplicemente per migliorare il funzionamento della magistratura. Vogliono separare le carriere dei giudici da quelle dei pubblici ministeri in modo di riservare le garanzie di indipendenza soltanto ai giudici e ricondurre i pubblici ministeri sotto il controllo del potere politico. Vogliono abolire l'articolo 112 della Costituzione che stabilisce che il pubblico ministero non ha alcuna discrezionalità nello scegliere quali procedimenti fare e quali no ma ha l'obbligo di esercitare l'azione penale per tutti i processi e questo obbligo è una garanzia per l'uguaglianza dei cittadini perché se l'azione penale è discrezionale e quindi ha una scelta politica non c'è garanzia di uguaglianza. Vogliono attribuire il potere politico, il potere di indicare discrezionalmente alle procure quale procedimenti fare, cui dare priorità, e quali sono destinate alla prescrizione. Secondo voi i reati dei colletti bianchi avranno una priorità? Vi posso rispondere sin da ora. Non avranno priorità, perché tutte le nuove leggi che sono state approvate in questi mesi e quelle che si preparano si basano sul presupposto, pubblicamente dichiarato dal ministro di giustizia Nordio e da tanti altri parlamentari di questa maggioranza, che i reati di corruzione non rientrano nella categoria dei reati gravi come la mafia, come il terrorismo, come le rapine e quindi non sono nella graduatoria della priorità. Vogliono uccidere l'indipendenza della magistratura modificando l'articolo 104 della Costituzione che prevede al Consiglio Superiore della Magistratura l'organo di autogoverno dei magistrati e composto per due terzi magistrati e per un terzo da persone che sono indicate al Parlamento di estrazione politica. La modifica in cantiere prevede l'aumento da un terzo fino al 50% dei componenti politici, evidentemente allo scopo di aumentare il controllo dei componenti politici sulla magistratura. Chiudo questa breve parentesi sull'attualità e riporto subito il discorso alla fase storica in cui la Costituzione fu emanata e i motivi per cui sin subito ebbe tanti nemici".

La difesa della Costituzione
“La difesa della Costituzione resta l’ultima spiaggia, il terreno elettivo della nuova resistenza. Sino a quando questa Costituzione resterà in vita sapremo da dove ricominciare. È come quando in un palazzo sfigurano la facciata, abbattono i tramezzi, però le fondamenta restano.
Se abbattono le fondamenta non c'è più casa comune. La Costituzione non è soltanto la 'Linea Maginot' della resistenza democratica è anche il faro e la bussola che indica la direzione di marcia per il futuro dell'azione politica di tutte le forze autenticamente riformiste.
Il rovesciamento delle politiche economiche e sociali praticati in questi anni, indispensabile per portarci fuori da una crisi di sistema che investe tutte le relazioni umane, è organicamente connesso con la lotta per la difesa e l'applicazione della Costituzione. Perché il sistema sociale previsto nella Costituzione è antinomico, è incompatibile con il sistema sociale al quale invece vogliono dare vita le vecchie destre antidemocratiche e le nuove destre neoliberiste. Da allora divise nelle strategie, ma unite, dal comune interesse di creare una società censitaria e classista, fondata sulla concentrazione della ricchezza e del potere in poche mani, sullo sfruttamento del lavoro ridotto a merce, sulla mercificazione dei rapporti umani, sull'elevazione dell'egoismo individuale a regola sociale, come diceva Margaret Thatcher: 'La società non esiste, esistono gli individui, non esistono noi, esiste un io'. Non più la società, ma una somma aritmetica di tanti individui automatizzati, tutti in continua competizione tra di loro e che mirano soltanto al tornaconto personale e che considerano se stessi come se fossero degli imprenditori che devono essere in concorrenza sugli altri e quelli che vincono sono i meritevoli e quelli che perdono, i poveri, sono dei falliti e come diceva Maffeo Mantaleone erano meno intelligenti e meno operosi e quindi meritano di essere i poveri. Salvare la Costituzione, e qui concludo, io credo che significa salvare la parte migliore della nostra storia e gettare un ponte verso il futuro.
Questo è un momento difficile in cui, secondo me, si è perduta la bussola, un quadro di riferimento di valore collettivo. Se io oggi dovessi fondare un nuovo partito, fonderei il partito della Costituzione, perché questa Costituzione è una sorta di eredità giacente che se la sono dimenticata. Il PD se l'è scordata, quando nel 2006 c'è stata la fondazione del PD, nella carta d'identità del PD si erano dimenticati di citare la Costituzione.
Del resto non so, voi avete potuto constatare il mio primo intervento al Senato quando si doveva votare la mozione per la fiducia alla Meloni, io ho cominciato a parlare, quando stavo parlando di Dell'Utri e Berlusconi mi hanno tolto la parola, mi hanno spento il microfono e quindi ho capito che era il mio destino essere tacitato. La fortuna è che invece di ammazzarti, quantomeno ti spengono il microfono, questo è già una grande conquista. Per quanto riguarda la Commissione Parlamentare Antimafia, io ho depositato una memoria di 55 pagine in cui, basandomi sulla mia esperienza, ho indicato tutti i buchi neri delle stragi mafiose del '92 e del '93, sui quali non si è fatta chiarezza, sulle quali non si sono fatte indagini e sui quali bisogna indagare. La risposta, fino ad ora, è stato un muro. No".
"Cosa vi posso dire? Perché continuare a lottare?
- ha domandato concludendo - Per quelli che questa domanda non se la sono fatta e si sono fatti ammazzare per un'Italia migliore. Lo dobbiamo fare per loro e lo dobbiamo fare perché in questo Paese ancora ci sono tante persone che non hanno voce, che non riescono a parlare, che hanno soltanto bisogno di sentire, di credere in qualcuno e in qualcosa. E allora io credo che chi ancora crede in qualcuno, in qualcosa, si deve fare sentire per dirci ci siamo, restiamo insieme, andiamo avanti.
Perché quello che loro vogliono è la rassegnazione fatalistica, non dovete credere in niente e nessuno, state a casa vostra, fatevi i fatti vostri. E questo è il messaggio del potere. Quando i commentatori politici dicono che siamo preoccupati perché cresce il livello di astensione nelle elezioni politiche, è quello che vuole il potere.
Non andate a votare, restate a casa. Arriviamo all'astensionismo del 50-60%, così la partita e il gioco si riduce soltanto a un 40%. I poveri a un certo punto si rassegnano, i giovani non vanno più a votare. Questo è veramente, io credo, uno dei momenti più difficili della nostra storia".

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