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Durante l’evento promosso dalle Agende Rosse di Torre Annunziata è emerso il nuovo linguaggio della mafia

Con la morte di Matteo Messina Denaro, i mezzi di comunicazione italiani hanno avuto un’attenzione morbosa per dei particolari quasi irrilevanti. Quando il sistema informativo parla di scemenze, il sostanziale viene automaticamente messo da parte: il ruolo del boss stragista all’interno della trattativa Stato-mafia, ad esempio, oppure la presenza di mandanti esterni durante le stragi di Cosa nostra”. Lo ha ribadito Alessandro Di Battista durante l’evento organizzato dalle Agende Rosse - gruppo “Giancarlo Siani” di Torre Annunziata, all’interno del teatro di San Francesco di Sales. Così, l’ex Movimento 5 Stelle, dopo aver ribadito la sua scelta di voler continuare a occuparsi di politica, ma fuori dal Parlamento, dialogando con il pubblico presente, ha raccontato di un sistema informativo che deve necessariamente seguire dettami che “partono dall’alto” e hanno come unico obiettivo quello di “utilizzare il sistema mediatico per mantenerci su un livello conoscitivo decisamente basso”.


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Il ruolo inconsueto di Chiara Colosimo
Presente sul palco anche il giornalista e scrittore Stefano Baudino, già ospite, tra l’altro, di un primo incontro che si è svolto poche ore prima presso l’Istituto Marconi di Torre Annunziata, evento che ha visto anche la partecipazione del Sostituto Procuratore della Direzione Nazionale Antimafia e già membro del CSM, Nino Di Matteo. Nel corso del suo intervento, Baudino ha focalizzato la sua attenzione sull’attuale Commissione Antimafia, con particolare enfasi sulle critiche che hanno accolto il ruolo di Chiara Colosimo come presidente della Commissione. “Il 23 maggio di quest’anno, oltre all’anniversario della morte del giudice Giovanni Falcone, c’è stata anche l’elezione della presidente della Commissione Antimafia, Chiara Colosimo. Questo, nonostante la foto che ritrae Colosimo in compagnia di Luigi Ciavardini: noto per essere stato condannato per la strage di Bologna e altri fatti efferati. Una nomina - ha spiegato Baudino - che ha provocato le proteste di una parte importante dell’antimafia. Addirittura, è stata inviata al Fatto Quotidiano una lettera firmata da vari familiari delle vittime di mafia, con la quale hanno manifestato tutta la loro incredulità per la nomina di Colosimo e lo hanno fatto ricordando i legami tra mafia e destra eversiva, ma anche i rapporti che legano Ciavardini con ambienti che da anni chiedono di abolire il 41bis e l’ergastolo ostativo”.


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La denuncia di Stefania Ascari
Presente all’evento anche la deputata del M5s, Stefania Ascari, capogruppo in Commissione Antimafia. Durante il suo intervento, Ascari ha illustrato l’utilità dell’ergastolo ostativo e del 41bis, dei benefici concessi solo in caso di collaborazione reale da parte del detenuto, ma anche dei continui attacchi che sono stati scagliati contro questo tipo di regime carcerario. “La Corte europea ha detto che l’ergastolo ostativo è un trattamento disumano e degradante perché si basa su una pericolosità assoluta, dal momento che non prevede la possibilità di ottenere il beneficio previsto senza la collaborazione. Dopo questo intervento sono intervenute anche delle sentenze costituzionali che hanno demolito l’ergastolo ostativo. In Commissione Antimafia - ha ricordato Ascari - abbiamo offerto delle soluzioni che prevedono anche il mantenimento del regime rigido per i reati di associazione mafiosa e terrorismo. Tuttavia, oggi è stata disincentivata completamente la collaborazione con la giustizia. Questo è stato possibile attraverso una legge approvata in Parlamento e nascosta nel ‘Decreto Rave’, la quale prevede che oggi, chi non collabora con la giustizia, può tranquillamente tacere sui propri beni occulti e ottenere lo stesso i benefici. A questo si aggiungono altre disposizioni che rappresentano un segnale forte che disincentiva a collaborare con la giustizia; oltre al problema dell’informazione: il 90 per cento della stampa non pubblica queste informazioni”.


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E ancora: “Mi sono recata presso gli istituti che prevedono la detenzione 41bis per verificare di persona le reali condizioni in cui si trovano i mafiosi che decidono di non collaborare. Vi posso assicurare che su 12 regimi che prevedono le caratteristiche rigidissime del 41bis, 11 non sono a norma. Questo significa che all’interno degli istituti, i mafiosi continuano a parlare, mandare messaggi e dettare regole”. Una circostanza gravissima, alla quale non solo si aggiungono le numerose segnalazioni che non hanno trovato ancora una risposta, tantomeno una soluzione, ma anche altre disposizioni che offrono la possibilità ai boss detenuti al 41bis di poter scattare “una foto nell’arco di un anno”, la quale viene successivamente “consegnata ai rispettivi familiari con la conseguente pubblicazione sui principali social network come TikTok e Facebook. In questo modo - ha proseguito Ascari - vengono continuamente dirottati messaggi a livello globale di sostegno all’omertà, attaccando chi decide di collaborare, oppure istigando i reati contro lo Stato”. Una condizione che denota l'esistenza di una mafia in grado di comunicare in modo diverso e pericoloso, soprattutto se consideriamo che in questo modo riesce a fare breccia “nelle vite dei nostri figli”.


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La lotta alla mafia passa anche dalla cultura
Infine, le considerazioni di Aaron Pettinari, caporedattore di ANTIMAFIADuemila, hanno sottolineato l'importanza di trovare un approccio efficace per coinvolgere i giovani nella sensibilizzazione contro la mafia, ricordando, soprattutto, le stragi che sono state realizzate 30 anni fa. In tal senso andrebbe fatto “un lavoro su più livelli”, in grado di coinvolgere “sia la scuola che la famiglia”. Difatti, proprio a scuola sembra che non si possa mai “andare oltre la seconda guerra mondiale, tralasciando per questo una parte essenziale della nostra storia contemporanea che, invece, andrebbe spiegata ai ragazzi. Esistono strumenti come le fiction - ha spiegato - che parlano della storia di Falcone e Borsellino, ma si fermano al maxiprocesso, oppure a Capaci e via d’Amelio, questo significa che c’è un problema, dal momento che ci sono molte altre cose che potrebbero essere raccontate che vanno ben oltre la vendetta di Cosa nostra”.


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