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Ex comandante dell’Alleanza James Stavridis: l’alleanza dovrebbe colpire la marina russa per forzare il corridoio del grano. Mosca rivendica la conquista di Sergeevka

Uno sciame di droni ha colpito Kiev illuminando ancora la notte coi bagliori infernali della guerra. Le autorità locali sostengono che tutti gli UAV in arrivo sono stati abbattuti e le prime informazioni non indicavano danni o vittime in quello che si configura come il primo attacco successivo all’incursione di droni a Mosca, per la quale Mosca aveva promesso “dure misure di ritorsione”.
La Russia "ha attaccato Kiev con droni d'attacco", ha scritto su Telegram Sergiy Popko, capo dell'amministrazione militare della città di Kiev, senza specificare da quanti o da dove fossero stati lanciati.
I blogger militari russi parlano di esplosioni nei dintorni della capitale, nelle regioni di Poltava, Chernihiv, Cherkasy, Kirovohrad e Sumy che sarebbero state colpite da droni-kamikaze Geran-2.
Kiev intanto tenta di affondare una nave da guerra russa nel Mar Nero. A darne notizia è il Ministero della Difesa russo che parla di un attacco al mezzo di pattuglia "Sergey Kotov".
"Nel respingere l'attacco, entrambe le navi telecomandate nemiche sono state distrutte dal fuoco delle armi standard della nave russa a una distanza di 1.000 e 800 metri", ha affermato l'agenzia specificando che a seguito dell’incidente nessuno è rimasto ferito.
"Sergey Kotov" controlla la navigazione nella parte sud-occidentale del Mar Nero e dopo aver respinto l'attacco, “continua a svolgere i suoi compiti”, ha concluso il ministero della Difesa. Non si tratta del primo attacco di Kiev in cui si serve di droni navali: a metà luglio era stato colpito il ponte di Crimea, generando un’esplosione sulle campate che aveva ucciso una coppia sposata e ferito la loro figlia minorenne.
Nel frattempo sono alcuni comandanti della NATO ad incitare bombardamenti contro le navi russe del Mar Nero. L’ex ammiraglio della Marina statunitense James Stavridis in un articolo pubblicato da Foreign Policy suggerisce che la flotta dell’Alleanza sia obbligata a scortare le navi per forzare il corridoio del grano e usare la forza se necessario.
“In caso di minaccia da parte della Marina russa, le forze dell'Alleanza dovrebbero aprire il fuoco per uccidere”, ha affermato Stavridis. Il comandante, oltre 30 anni fa, era ufficiale operativo sull’incrociatore Aegis della US Navy, Valley Forge e ha contribuito a risolvere un tentativo iraniano di chiudere lo Stretto di Hormuz e quindi tagliare il 25% del trasporto mondiale di idrocarburi.
In un articolo pubblicato sul Washinton Post è lo stesso ammiraglio a suggerire una soluzione analoga per il corridoio ucraino, con gruppi da pattugliamento marittimo adibiti a scortare le navi, supervisionati dall’Allied Joint Force Command di Napoli: “Operativamente, una struttura sulla falsariga di Earnest Will ha senso. Supponendo che questa sia una missione della NATO, le risorse principali sarebbero due gruppi di combattimento marittimo permanenti supervisionati dal mio ultimo successore come comandante supremo alleato dell'alleanza, il generale dell'esercito americano Chris Cavoli. Probabilmente delegherebbe l'esecuzione al comandante a quattro stelle delle forze meridionali della NATO, con sede a Napoli, in Italia”, scrive Stavridis, concludendo come ovviamente tutto questo piano operativo sarebbe terribilmente complesso e rischioso, ma “una coalizione formata da Stati Uniti, Regno Unito e i loro partner del Mar Nero potrebbe gestire un'operazione militare difensiva di questo tipo”, ha aggiunto fiducioso.

L'Ucraina rivendica piccoli progressi nel sud
Questa mattina l'esercito ucraino ha riferito di aver compiuto piccoli progressi contro le forze russe in alcune parti dell'Ucraina meridionale.
Il portavoce dello stato maggiore delle forze armate Andriy Kovaliov ha affermato che le truppe si sono mosse in direzione del villaggio sud-orientale di Staromayorske, vicino agli insediamenti riconquistati dall'Ucraina il mese scorso nella regione di Donetsk. Reuters precisa che l’esercito di Kiev stava rafforzando le posizioni che aveva preso e le forze russe stavano montando una forte resistenza.


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Mosca annuncia la conquista di Sergeevka in direzione di Krasnolimansk
Nel frattempo la pressione di Mosca si fa più incisiva nel nord-est del Paese. Il Dipartimento militare russo ha annunciato che Unità della 15a brigata di fucili a motore delle forze armate sono riuscite ad occupare il villaggio di Sergeevka, verso Krasnolimansk.
"Nel corso di operazioni di contrattacco riuscite, unità della 15a brigata di fucilieri motorizzati sotto l'abile comando del tenente colonnello Builov hanno liberato il villaggio di Sergeevka", ha affermato il ministero, precisando che l'avanzata totale delle truppe in questa direzione era larga quattro chilometri e profonda due.
Le perdite delle forze armate ucraine ammonterebbero a 190 soldati, sei veicoli corazzati da combattimento, cinque camioncini, due obici D-20, un cannone D-30, due supporti di artiglieria semoventi Gvozdika, nonché un radar controbatteria AN / TPQ-50 di fabbricazione statunitense.

Pushlin: distrutti un terzo delle armi occidentali consegnate all’Ucraina
Ad oltre 50 giorni dall’inizio della controffensiva di Kiev si iniziano a tirare le somme sulle ingenti perdite di uomini e mezzi occidentali nelle sanguinose battaglie che si sono consumate nei campi minati della terra di nessuno. Il capo ad interim della Repubblica popolare di Donetsk Denis Pushilin riferisce che sul canale televisivo Rossiya 24 che le forze armate russe hanno distrutto fino al 30% delle armi occidentali consegnate all’Ucraina.
"Ora possiamo parlare con cifre approssimative: circa il 30 percento è stato distrutto. Allo stesso tempo, è troppo presto per dire che è già possibile porre fine a questo, perché la fornitura continua. (...) Già, probabilmente, non con l'intensità che era prima della controffensiva, ma comunque fissiamo le consegne", ha affermato.
Cifre che non si allontanerebbero molto dalla realtà nemmeno per la stampa occidentale: un recente articolo del New York Times che citava funzionari americani ed europei, riferiva come nei primi 14 giorni della controffensiva fino al 20% delle armi inviate sul campo di battaglia sarebbe stato danneggiato o distrutto.

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