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Caro signor Gary Prado Arauz,

abbiamo letto il necrologio che ha dedicato alla memoria di suo padre scomparso recentemente. “Il Signore ha chiamato al suo Regno mio padre Gary Prado Salmón, accompagnato dalla sua sposa e dai suoi figli. Ci lascia un'eredità di amore, onestà e coraggio”, ha scritto su Facebook. Le esprimo, anzitutto, le mie condoglianze. Dal punto di vista personale non ho nulla contro di lei ma dal punto di vista etico non posso dimenticarmi chi fu suo padre Prado Salmón: un generale fascista e nazista dell’esercito boliviano. Una delle braccia armate della dittatura boliviana. Per questa ragione sono convinto, da uomo di fede quale sono, che Dio abbia condannato le azioni e le condotte di suo padre. E che pertanto, egli non si trovi in Paradiso come lei sostiene. Suo padre, oltre ad essere stato un generale di un regime violento, è conosciuto nel mondo per aver catturato il comandante rivoluzionario argentino Ernesto "Che" Guevara l’8 ottobre del 1967. Ma quella di suo padre (tra l’altro processato per coinvolgimento nel tentato golpe contro Evo Morales) non fu un’impresa gagliarda, né un atto eroico. Sappiamo benissimo che il guerrigliero della rivoluzione cubana era ormai stremato, in fuga dall’esercito di René Barrientos ed emotivamente distrutto. Aveva perso cinque dei suoi amici commilitoni ed era stato abbandonato e tradito dai vertici del movimento a L’Avana. Venne trovato nella gola dello Yuro, un'area coperta da fitta boscaglia, rocce e alberi dai soldati di suo padre e questi lo fece prigioniero. Il Che era ferito, senza anfibi e disarmato. Per trovarlo e catturarlo non occorrevano grandi sforzi. Altro che “coraggio”, come lei l’ha definito. Suo padre, però, da allora si è fatto ricoprire di gloria, soprattutto dagli Stati Uniti, che in Bolivia avevano mandato Cia e forze speciali per addestrare l’esercito locale e il plotone di suo padre nel fronteggiare i guerriglieri di Castro. L’indomani la cattura, sulla quale Gary Prado Salmón ha sempre romanticizzato riempiendo pagine e pagine di libri e grazie alla quale l’anno seguente venne eletto “eroe nazionale”, il Che venne fucilato a La Higuera insieme al suo compagno d’armi Simeón Cuba Sarabia (detto Willy). Un’esecuzione senza pietà, improvvisa, chiesta dal presidente Barrientos in persona e dagli alti comandi militari ansiosi di eliminare una figura così destabilizzante. A premere il grilletto contro il Che fu il soldato Mario Terán, sottoposto di Gary Prado Salmón, anche lui deceduto ma un anno fa.

All’esecuzione suo padre sosteneva di non aver assistito, ma in molti dei suoi ex soldati hanno affermato il contrario. Ad ogni modo, nonostante il triste epilogo del Che, nelle molteplici interviste che Gary Prado rilasciò, non ha mai rinnegato ciò che fece, dicendosi invece orgoglioso di aver catturato il più famoso guerrigliero della storia. E per questo è ugualmente ed eticamente colpevole. Il Che venne fucilato sommariamente senza processo. Un assassinio vile avvenuto con il consenso di suo padre o quantomeno per causa della sua incompetenza (se, come sosteneva, si realizzò senza esserne stato informato e quindi senza eventualmente opporvisi). Per questa ragione, data la fede da lei evocata, ritengo, da cristiano, che suo papà Gary Padro Salmón, così come il boia Mario Terán, non possano sperare di essere “nel Regno del Signore”. Suo padre non si è mai pentito delle sue azioni e delle sue scelte ed ha contribuito ad un regime autoritario che in nome di Cristo schiacciava il popolo e affamava la gente. Quindi come può avere la salvezza? Si metta l’anima in pace. Lei vorrà replicare che anche Che Guevara ha ucciso. E’ vero, ma lo ha fatto in nome della libertà del Sudamerica e dei popoli oppressi dai regimi fascisti di cui suo padre era un esponente.

Cordiali saluti

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