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Centinaia di persone al corteo che hanno attraversato il quartiere

“Il crack è una merda”. "Fuori la Mafia da Ballarò". “Da Ballarò allo Sperone non solo repressione, anche servizi alla persona”. “La cura crea in-dipendenza”. E' un grido forte quello che si solleva dalle strade di Ballarò, dall'Albergheria, dai quartieri del centro storico cittadino.
Donne, uomini, tante e tanti giovani sono voluti essere presenti ieri pomeriggio all'evento organizzato su input dell'assemblea pubblica “Sos Ballarò” e alla quale hanno aderito una sessantina di associazioni, riuniti in una vera e propria rivolta culturale per lanciare un messaggio chiaro alle istituzioni della città e non solo.


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Un lungo corteo è partito da piazza Casa Professa, alle 16 per poi attraversare le piazze Ballarò, Baronio Manfredi, Colajanni, San Francesco Saverio, San Giovanni Decollato, via Guido delle Colonne fino ad arrivare a piazza Bologni, nel cuore del centro storico di Palermo, dove c'è stato un minuto di silenzio per le vittime delle droghe seguito da un lungo applauso e da una serie di interventi.
Cori, canti, striscioni e cartelloni fanno rumore in questi luoghi dove, purtroppo, l'emergenza crack da anni è divenuta sempre più evidente.
A farne uso, assieme ad altre droghe, spiegano nel manifesto gli organzzatori dell'evento “sono adolescenti e adulti del quartiere ma, per lo più, provenienti da altre parti della città e della Sicilia”. “Finiscono nel baratro del consumo, spesso dello spaccio per procurarsi le sostanze, e questo ha un impatto sempre più forte sull'intera nostra comunità, composta dai residenti, dai commercianti, dagli studenti e dalle studentesse, dai tanti e dalle tante che lavorano nella zona”.


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E poi ancora: “La produzione e spaccio del crack, fino a poco tempo fa in mano alla criminalità organizzata straniera, sta ritornando ad essere gestita da quella locale. Cosa nostra continua ad avere il monopolio delle droghe. Le istituzioni sempre più assenti hanno permesso e stanno permettendo il proliferare dell’economia illegale, per un giro d’affari pari a 3-4 mila euro al giorno, e la degenerazione legata all’uso delle droghe”. Qui si chiedono risposte. Perché è chiaro che lo Stato non puo' limitarsi ai blitz antidroga, contro chi fa affari con la morte e la disperazione.
Tanti sono i problemi denunciati, come la riduzione dei Ser.D e del personale addetto o l'assenza di servizi di prossimità. Così manifestare diventa una necessità imprescindibile.


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L'ex procuratore generale di Palermo, oggi senatore, Roberto Scarpinato


Le testimonianze
In piazza, accanto ai giovani, c'erano diversi membri della società civile ma anche membri importanti delle istituzioni come il senatore ed ex Procuratore generale di Palermo Roberto Scarpinato o l'arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice che ha voluto dare un messaggio forte: “Chi spaccia crack è un omicida e un mafioso. Siamo qui per dire sì alla vita e no alla mafia. Perché chi vende morte è un mafioso".
L'economia criminale creata dallo spaccio è radicata e rilevante, e "sembra evidente - così come viene evidenziato in uno degli interventi - come l'emancipazione da questo sistema passi anche da un investimento educativo, sociale, che fornisca veri strumenti di riscatto a chi cresce e vive all'Albergheria".
I numeri parlano chiaro e negli ultimi mesi c'è stato un aumento delle morti connesse al consumo di droghe pesanti nel quartiere dell'Albergheria. Per questo, dicono altri “non accettiamo che ogni volta tutto ciò passi in sordina, come fosse un problema esclusivo di chi, la dipendenza da sostanze, la vive sulla propria pelle e delle relative famiglie”.


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Al centro, l'arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice insieme ai bambini dell'Associazione "Parco del Sole"


Tra coloro che hanno preso la parola anche Francesco Zavatteri, padre di Giulio, giovane di 19 anni che ha perso la vita proprio a causa della droga. "Era un ragazzo pieno di prospettive, con una sensibilità straordinaria ma anche con una grande fragilità interiore che compensava assumendo crack - ha detto con emozione -. Lo abbiamo seguito fino alla fine e non lo abbiamo mai perso di vista, ma lo abbiamo perso proprio nel momento in cui non pensavamo che ciò potesse accadere. Quella mattina l'ho trovato rannicchiato accanto al suo letto, era già morto”. L'uomo intende dare vita a un centro di accoglienza per il recupero e il soccorso “perché questi ragazzi - ha sottolineato - il più delle volte diventano ingestibili in ambito familiare, così finiscono soli e abbandonati per strada”. La voce di un ragazzino che ha preso il microfono è un inno alla voglia di riscatto. “Ballarò è magica. Ballarò prenditi cura di te” ha gridato con forza.


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Lorenzo Capretta, componente del Movimento artistico culturale Our Voice


E' lo stesso messaggio che Lorenzo Capretta, giovane del Movimento artistico culturale Our Voice ha voluto esprimere con altrettanta fermezza: “La cura al crack, alla droga c'è, esiste. La cura è fare. Fare quello che facevamo da piccoli seguendo i nostri sogni”. E poi ancora: “La cura e pretendere che vengano aperte strutture di prossimità, come drop-in e camper per la prima emergenza per la cura e la prevenzione. La cura è impedire che il numero dei Ser.D. e dei professionisti che lavorano al loro interno diminuisca. La cura è riappropriarci degli spazi di questo magnifico quartiere e strapparli allo spaccio e al consumo delle droghe con l’arte, scuole, cultura, bellezza, attività commerciali, spazi in cui bambini e bambine possono giocare liberi, senza che la spazzatura e il degrado facciano da contorno. La cura è riconoscere e normare il mercato dell’usato che c’è qui all’Albergheria.


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La cura è pretendere che le istituzioni facciano la loro parte e svolgano il loro compito, garantendoci i nostri diritti, una vita dignitosa, vissuta in pienezza, a costo di ritrovarci ogni santo giorno sotto i loro palazzi fino a quando non faranno ciò che chiederemo. La cura è unirci, confrontarci, capire insieme cosa possiamo e vogliamo fare delle nostre vite e del quartiere in cui abitiamo. La cura è non avere paura perché insieme ce la possiamo fare, insieme possiamo vincerlo questo sistema malato, corrotto e criminale. La cura è assumerci, ognuno di noi, la propria responsabilità. La cura è ritornare bambino e ricordarci quand'erano belli quei momenti in cui ci sentivamo liberi”
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Le associazioni che hanno dato vita alla manifestazione produrranno un documento che sarà inviato alla prefettura per chiedere la convocazione di un tavolo urgente sull'emergenza crack in città.
Perché, come ha sottolineato Massimo Catiglia, tra gli organizzatori dell'evento, "non si può delegare l'intervento sulle tossicodipendenze al terzo settore. Le associazioni che operano dentro Ballarò rappresentano ormai il front-office per chi ha questi problemi ma noi non abbiamo le competenze che servono per affrontare un tema così complicato”.
Per questo servirà l'impegno di tutti. Perché come diceva Padre Pino Puglisi, il parroco ucciso dalla mafia a Brancaccio, “se ognuno fa qualcosa, allora si può fare molto”.

Foto © Pietro Calligaris

servizio tgr ballaro mdm


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