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ponte morandi intercett fatto

L’audio pubblicato in esclusiva sul 'Fatto Quotidiano'

“Il Morandi aveva un problema di progettazione. Quando abbiamo comprato la società Autostrade abbiamo detto che ci stava bene così come stava. Siccome lo sapevamo che c’era quella cosa ed è stata ampiamente discussa e presentata in molte occasioni, bisognava semplicemente, come nostra responsabilità, dire: ‘Ragazzi, rifacciamo sto ponte’”.
A parlare è Gianni Mion - ex Ad della holding dei Benetton Edizione, ex consigliere di amministrazione di Aspi e della sua ex controllante, Atlantia - con Sergio Erede uno dei più importanti avvocati italiani; “Lo sapevamo?”, ha chiesto Erede. “Certo che lo sapevamo – risposto Mion – è stata fatta una riunione, una induction alla presenza di tutti i consiglieri d’amministrazione di Atlantia, gli amministratori delegati, il direttore generale, il management, e hanno spiegato che quel ponte lì aveva una difficoltà di progettazione (…) Quando ho chiesto all’ingegner Castellucci e ai suoi dirigenti, fra cui il direttore generale Mollo, chi è chi ci autocertifica la stabilità, mi è stato risposto che ce lo autocertifichiamo”.
L'audio è stato pubblicato in esclusiva dal 'Fatto Quotidiano'.
Durante il colloquio dalla voce di Gianni emerge un durissimo giudizio contro la famiglia Benetton: “Adesso loro hanno individuato l’inettitudine della famiglia Benetton, però la famiglia Benetton nella sua stupidità può dire: mi sono fidata di Castellucci (direttore generale ndr), di Tomasi (attuale amministratore delegato di Aspi ndr), ma anche dei controlli che dovevano esserci. Siccome stiamo parlando di una rete vecchissima, che ha mediamente più di sessant’anni, praticamente è da rifare tutto”.
Metti pure che siamo noi i responsabili del crollo del ponte, oggi circostanza non dimostrata – ha argomentato Erede – l’unica prova che oggi c’è è che la nostra manutenzione non fosse state of the art, può darsi. Non c’è la prova che questo eventuale deficit di manutenzione sia la causa del crollo”. “Si vabbè queste sono cazzate”, ha risponde Mion.
Quest'ultimo a maggio 2023 aveva detto durante il processo a Genova per il crollo, che nel 2010, nel corso di una riunione a cui parteciparono l'Ad di Aspi Giovanni Castellucci, il direttore generale Riccardo Mollo, Gilberto Benetton, il collegio sindacale di Atlantia, "emerse che il ponte aveva un difetto originario di progettazione e che creava perplessità tra i tecnici sul fatto che potesse restare su".
Mion, ha affermato che per quelle criticità emerse nessuno dei presenti alla riunione sollevò obiezioni. Tranne lui. "Chiesi se ci fosse qualcuno che certificasse la sicurezza e Mollo mi rispose 'ce la autocertifichiamo'. Nessuno però pensava che sarebbe crollato e ci furono date rassicurazioni. Non dissi nulla, però mi preoccupai. La situazione era semplice: o si chiudeva o te lo certificava un esterno. Non ho fatto nulla, ed è il mio grande rammarico".
Gli elementi sono tanti e meritano di essere raccontati: il crollo del Ponte Morandi a Genova, noto come il Viadotto Polcevera, si verificò alle ore 11:36 del 14 agosto 2018 provocando la morte di 43 persone.
Ad aprile dell'anno scorso il gup Paola Faggioni ha rinviato a giudizio ex amministratore delegato di Autostrade per l'Italia Giovanni Castellucci per il crollo del ponte assieme ad altre 58 persone imputate nel procedimento.
Il processo è iniziato il 7 luglio scorso e le accuse sono pesanti: a vario titolo, sono omicidio colposo plurimo, omicidio stradale, disastro colposo, omissione d'atti d'ufficio, attentato alla sicurezza dei trasporti, falso e omissione dolosa di dispositivi di sicurezza sui luoghi di lavoro.
Dopo circa un anno, a maggio 2023, Alessandro Loconsole, in Aspi dal 2008 al 2015, ingegnere che lavorò al comitato controllo rischi di Atlantia e il suo superiore il risk manager, Roberto Salvi, avevano raccontato a processo il dato che "dopo la tragedia di Avellino (28 luglio 2013, 40 morti) ci fu l'input dell'ingegnere Castellucci di fare una mappatura di tutti i 'cigni neri' e cioè i rischi anche improbabili della rete autostradale". È questo il motivo per cui venne introdotto nel 2013 nel catalogo dei rischi, in cui il ponte Morandi veniva indicato "a rischio crollo per ritardate manutenzioni", l'ipotesi "catastrofale".


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Il crollo del ponte Morandi © Imagoeconomica


Alle riunioni preliminari per la redazione del catalogo "Castellucci era sempre presente, leggeva tutti i documenti, chiedeva modifiche o approfondimenti. Aveva un modo di fare diretto, pesante, faceva sfuriate se c'era qualcosa che non andava bene, era difficile avere in contraddittorio", ha detto Loconsole. "Con Castellucci non era possibile interloquire - ha rimarcato Salvi - non mi  potevo permettere di dire che non ero d'accordo. Nel 2015 ci fu una riunione, non fu gradita una nuova metodologia da me ideata che avrebbe dettagliato i motivi di rischio, Castellucci fu molto duro, per lui venivano fuori troppi rischi, emergeva troppa quantità, poteva spaventare il lettore".
Il crollo del ponte ha provocato una vera e propria strage che, ormai è sempre più evidente, poteva essere evitata.
Il problema, secondo Mion nasce dalla privatizzazione di Autostrade. "Fu fatto un errore da parte di Aspi quando acquistò Spea, la società doveva stare in ambito Anas o del ministero, doveva rimanere pubblica. Il controllore non poteva essere del controllato. Avevo la sensazione che nessuno controllasse nulla. La mia idea è che c'era un collasso del sistema di controllo interno e esterno e del ministero non c'era traccia. La mia opinione, leggendo ciò che emergeva, è che nessuno controllasse nulla". Questo dopo le intercettazioni e il crollo nella galleria Bertè (sulla A26, il 30 dicembre 2019, ndr).
Prima di Mion è stato sentito anche l'attuale amministratore delegato Roberto Tomasi di Aspi, che ha ribadito come dopo il suo arrivo si sia investito di più nelle manutenzioni. Che i controlli non fossero approfonditi è emerso anche dalle sue parole.
"Nel 2020, con le ispezioni fatte con le nostre società terze, abbiamo visto un incremento dei coefficienti di rischio anche di oltre il 200% rispetto a quelli rilevati da Spea mentre nel 2019 era del 50%. Il livello di degrado della rete era sostanzialmente peggiore di quanto era emerso da ispezioni di Spea. Sono stati trovati in tutta la rete 27mila difetti, con diverse gradazioni di gravità, non segnalati da Spea, 6mila nelle sole gallerie della Liguria. La ritenemmo poco affidabile". Mion ha anche ripercorso l'idea della fusione tra Atlantia e la spagnola Abertis per la gestione della rete autostradale, idea nata nel 2006 che creò dissapori tra lui e l'allora Ad Vito Gamberale e il dg Giovanni Castellucci.
"Quella fusione era una mia idea perché noi eravamo molto impreparati. La gestione della rete autostradale - è il racconto di Mion - era troppo difficile, per questo auspicavo un intervento di terzi. Gamberale l'aveva supportata all'inizio poi quando vide la reazione contraria della politica cambiò idea. Da quel momento il mio ruolo divenne marginale. Gilberto Benetton non mi seguiva più, disse che non si doveva fare. Aveva fiducia totale in Castellucci che pensava non avessimo bisogno di soci esteri".

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