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Il procuratore della Repubblica di Milano, Francesco Greco, ha depositato stamani al procuratore generale milanese Francesca Nanni la relazione sul caso dei verbali resi ai pm del suo ufficio dall'avvocato siciliano Piero Amara sulla presunta Loggia Ungheria. Vicenda che ha creato uno scontro all'interno della procura e che ha investito anche il Csm. La relazione dovrà essere valutata dal pg Nanni che si è limitata a dire che "ci sono accertamenti da fare" per poi eventualmente trasmetterla al pg della Cassazione per una possibile azione disciplinare.
Secondo quanto riportato dall'agenzia Ansa, Greco sosterrebbe che gli accertamenti su quelle dichiarazioni, che facevano riferimento alla presunta loggia segreta Ungheria, vennero fatti, ma con prudenza e cautela.
I primi tre nomi, Amara, il suo ex collaboratore Alessandro Ferraro e il suo ex socio Giuseppe Calafiore, sarebbero stati iscritti per associazione segreta nel maggio 2020. Mentre Storari avrebbe voluto iscrivere subito, mesi prima, almeno 6 persone per fare tabulati e intercettazioni. E, secondo quella che sarebbe la ricostruzione di Greco, sarebbe stato il pm a danneggiare le indagini facendo uscire, mettendole in mano a Davigo, quelle carte segretate, all'insaputa dei vertici dell'ufficio.
Quindi Greco, dopo le tre iscrizioni, avrebbe coinvolto anche l'aggiunto e responsabile dell'anticorruzione Maurizio Romanelli, girandogli le carte, verbali della 'discordia' compresi, affinché li leggesse in quanto l'intenzione era potenziare il pool di pm che si occupava del caso. Poi, in una riunione a settembre venne deciso di trasmettere gli atti alla Procura di Perugia (dove arrivarono materialmente a gennaio scorso), perché l'ex legale esterno dell'Eni tirava in ballo diversi magistrati romani. E in quel periodo, si evidenzierebbe, ci fu anche un interrogatorio congiunto di Amara da parte dei pm milanesi e perugini.

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