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Dopo la convocazione in vigilanza Rai il giornalista commenta la legge Cartabia: “Dal 2025 meno dettagli sulle inchieste

L’informazione è sotto attacco”. A lanciare l'allarme è il presentatore di Report, il giornalista Sigfrido Ranucci, che recentemente ha rilasciato un’intervista ai microfoni de “Il Fatto Quotidiano” per portare all’attenzione dell’opinione pubblica gli effetti di un’informazione compromessa da “una classe politica insofferente alle domande, che vorrebbe un giornalismo vetrina e non tollera quando invece diventa una finestra aperta sul potere, come diceva Kennedy”. Una rappresentazione tanto realistica quanto tragica dell'informazione italiana che sembra trovare le sue conferme non solo all’interno delle classifiche di “Reporters sans frontières”, che nel 2022 ha collocato il Bel Paese al 58esimo posto nella sua classifica mondiale della libertà di stampa, posizionandolo addirittura dietro nazioni come Gambia, Tonga, Sierra Leone e Burkina Faso, ma anche nei tentativi di delegittimazione, sempre più frequenti, nei confronti di giornalisti che spesso si vedono costretti all'autocensura preventiva per evitare azioni legali. “Un tempo ai giornalisti scomodi si sparava. Oggi - ha ribadito Ranucci - si tenta di delegittimarli con il ricorso a querele, attaccando le loro fonti e preparando dossier. Non è un bel momento per la libertà di stampa in Italia. Ma non è un fenomeno cominciato con il governo Meloni, va avanti così da anni. Si è persa la figura dell’editore puro, gli imprenditori che possiedono testate spesso hanno saldi legami con la politica. La fragilità economica indebolisce i cronisti, li espone alla minaccia di azioni giudiziarie. Nell’ultimo anno - ha spiegato il conduttore di Report - siamo stati denunciati da Giorgetti, da Fontana, da Urso, dai figli di La Russa. Non è così normale e non è rassicurante la solerzia con cui le Procure danno corso a questo tipo di querele, mentre sembrano paralizzate sul fronte del contrasto alla corruzione e ai reati contro la pubblica amministrazione”.

Gli attacchi a Report e le vendette sulle fonti
Ranucci è perfettamente consapevole della situazione che affligge l'informazione nel nostro Paese. Report, infatti, è stata oggetto di numerosi attacchi e, addirittura, il centrodestra ha chiesto recentemente la convocazione del giornalista in vigilanza Rai a causa delle inchieste trasmesse con l'inizio della nuova stagione appena avviata. Forse, per questo motivo, Ranucci ha messo in evidenza quanto sia “singolare che la politica lamenti di subire dossieraggi, poi accetti questo tipo di comportamenti nei confronti di giornalisti”. Per ribadire questa situazione, il noto giornalista ha ricordato alcuni episodi che hanno provato a ‘mettere un freno’ al programma d'inchiesta trasmesso la domenica sera su Rai Tre. “Dopo un servizio su Renzi si sono inventati che avevamo pagato una fonte in Lussemburgo con fondi neri della Rai. Tutto falso. L’ex sindaco, Flavio Tosi, ci accusò di costruire falsi dossier su di lui, ma è stato condannato per diffamazione e un risarcimento di 15mila euro. Occorrerebbe sollevare l’attenzione su come certe informazioni vengono reperite e sull’attività di alcune società di cybersecurity”. Poi, il commento sulle ritorsioni ai danni di fonti e whistleblower: “Report denunciò la truffa delle banche sui diamanti. Il risultato è stato che Bankitalia ha licenziato il funzionario che aveva denunciato anomalie, Carlo Bertini. Un altro caso è l’iniziativa giudiziaria di Matteo Renzi contro la professoressa che filmò l’incontro in autogrill con l’allora dirigente dell’intelligence Marco Mancini”. Insomma, una situazione certamente non facile per chi si occupa di informazione, soprattutto in termini di serenità, dal momento che le azioni legali rappresentano l’arma principale per piegare i giornalisti. Purtroppo, le prospettive non sono delle migliori: “La gente ci chiede di andare avanti. Il problema è che diventa sempre più difficile. La legge Cartabia - ha fatto notare Ranucci - imporrà una sorta di oblio di Stato: dal 2025 non potremo più dare dettagli su molte inchieste in corso. Rischiamo di svegliarci in un mondo migliore, ma senza aver fatto nulla per meritarcelo”.

Foto © Paolo Bassani

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