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Trenta Carabinieri Forestali del Gruppo di Ancona, 30 Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Ancona e 10 militari della Capitaneria di Porto Guardia Costiera di Ancona hanno eseguito misure cautelari personali e reali a carico di 5 persone e una società, disposte dal Gip del Tribunale di Ancona, nell’ambito di un’indagine iniziata nel 2020 e diretta dalla Procura Distrettuale Antimafia di Ancona. Un imprenditore con sede nel comune di Jesi è stato incarcerato, mentre altre quattro persone, tra cui un altro imprenditore e tre funzionari pubblici, sono state messe agli arresti domiciliari. Sono accusate di vari reati, tra cui l'organizzazione di traffico illecito di oltre 2.000 tonnellate di rifiuti, alcuni dei quali pericolosi, e reati come corruzione, interferenza con le procedure di appalto pubblico e truffa ai danni dello Stato. Inoltre, è stato ordinato il sequestro di 82.420 euro attraverso il blocco dei conti bancari e postali di un'azienda con sede a Jesi. Gli amministratori di questa società sono accusati di aver creato un sistema di tangenti per ottenere appalti pubblici e smaltire illegalmente grandi quantità di rifiuti. Le indagini, iniziate nel 2020, inizialmente si sono concentrate sull'abbandono di rifiuti in zone non autorizzate e sul loro smaltimento illegale presso il centro di raccolta di Jesi. Successivamente, gli investigatori hanno ampliato la loro indagine per includere il settore degli appalti pubblici. Ciò ha portato alla scoperta di un presunto sistema ben consolidato di favoritismi e tangenti messo in atto dagli amministratori di un'azienda con sede a Jesi. Questi individui, al fine di massimizzare illegalmente i loro profitti, si sarebbero avvalsi della corruzione di tre funzionari pubblici impiegati presso diverse istituzioni, tra cui, secondo gli investigatori, l'Ast di Ancona, l'INRCA di Ancona, la Società Jesiservizi (che gestisce il centro di raccolta rifiuti di Jesi) e un professionista incaricato come custode giudiziario di un'area soggetta a fallimento. Questi accordi fraudolenti avrebbero permesso loro di ottenere appalti pubblici attraverso distorsioni delle procedure di gara e di smaltire illegalmente 59 tonnellate di rifiuti di varia natura.
Le indagini relative agli appalti irregolari hanno riguardato principalmente le opere svolte presso strutture sanitarie nella provincia di Ancona durante gli ultimi tre anni. Le irregolarità hanno coinvolto sia la fase di assegnazione dei contratti che quella successiva di esecuzione dei lavori. Durante le indagini, è emerso che i funzionari pubblici coinvolti hanno ricevuto tangenti in contanti in cambio di informazioni riservate sulle procedure di appalto. Inoltre, gli imprenditori che avrebbero ottenuto favoritismi avrebbero deliberatamente violato le condizioni contrattuali durante l'esecuzione dei lavori per ridurre i costi, grazie alla complicità dei funzionari pubblici, che hanno consapevolmente trascurato il controllo dell'esecuzione dei lavori. Per quanto riguarda i reati ambientali, gli imprenditori coinvolti sono stati accusati di smaltire terre contaminate da idrocarburi pericolosi in un'area adiacente a un asilo nel comune di Jesi, nonché di occultare 72 tonnellate di rifiuti di varia natura in un'enorme buca di 800 metri cubi scavata in un'area soggetta a fallimento. Inoltre, sono state scoperte oltre 325 tonnellate di rifiuti di varia natura, tra cui terre contaminate da idrocarburi, smaltite in una vecchia cava di proprietà dell'azienda indagata e in terreni demaniali situati sulle rive del fiume Esino, che erano soggetti a vincoli paesaggistici. L'Autorità Giudiziaria ha quindi disposto il sequestro preventivo di questi tre siti utilizzati per lo smaltimento illegale dei rifiuti. Questa operazione mira a proteggere l'ambiente e a garantire il corretto funzionamento dell'Amministrazione Pubblica. Dimostra la determinazione dell'Autorità Giudiziaria e delle Forze di Polizia nel combattere le forme più insidiose di illegalità che minacciano la salute della comunità e danneggiano gli onesti cittadini, causando aumenti nei costi dei servizi pubblici e compromettendo la loro efficienza.

Fonte: Corriere Adriatico 

Foto © Imagoeconomica

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