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Antoci: “Ancora conferme su business milionario proveniente dai Fondi Europei

Truffe all'Unione europea per intascare milioni di euro di fondi pubblici per pascoli inesistenti. È quanto emerge dalla maxioperazione 'Transumanza', condotta da nord a sud, dalla Guardia di finanza di Pescara, diretta e coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia della Procura de L'Aquila. Sono 75 i coinvolti, con 25 misure cautelari personali, 16 perquisizioni e sequestri preventivi in esecuzione, in tutta Italia, tra Abruzzo, Puglia, Trentino-Alto Adige, Piemonte, Lombardia, Veneto, Liguria, Emilia-Romagna, Lazio e Campania. Si sospetta anche la mano della mafia foggiana, e delle organizzazioni criminali del Gargano.
 "Ancora conferme sul business milionario rinveniente dai Fondi Europei accaparrati con il metodo mafioso. Questa operazione della Procura Distrettuale Antimafia de L'Aquila e della Guardia di Finanza ha dimostrato ancora una volta l'importanza del tema sul piano nazionale”, ha commentato Giuseppe Antoci, ex Presidente del Parco dei Nebrodi e Presidente Onorario della Fondazione Caponnetto.
Per truffare Bruxelles, l'associazione per delinquere, operativa dal 2014, di cui farebbero parte 13 persone, avrebbe simulato il possesso dei requisiti necessari per ottenere la disponibilità di terreni e di corrispondenti titoli 'Pac', rilasciati gratuitamente dalla Riserva Nazionale dei Titoli ai nuovi giovani imprenditori agricoli. Secondo gli investigatori, le nuove imprese agricole fittizie sarebbero state in combutta con altrettante società cooperative agricole o associazioni temporanee di imprese, costituite per fare incetta di migliaia di ettari di terreni la cui concessione ad uso civico veniva messa a bando dai Comuni. Le frodi, accertate dai finanzieri, ammonterebbero a circa 5 milioni di euro. Somme sequestrate a 24 imprese agricole e 38 soggetti, accusati, a vario titolo, di autoriciclaggio, reimpiego di proventi illeciti, ricettazione, truffa aggravata ai danni dello Stato e per il conseguimento di erogazioni pubbliche.

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Giuseppe Antoci, Presidente Onorario della Fondazione Caponnetto


Le indagini, svolte in collaborazione con il Gruppo Investigativo Criminalità Organizzata del Nucleo Pef de L'Aquila ed il Nucleo Speciale Spesa Pubblica e Repressione Frodi Comunitarie, sono durate 2 anni. I finanzieri hanno effettuato acquisizioni documentali, intercettazioni di oltre 100mila conversazioni, 8.000 interrogazioni alle banche dati ed accertamenti bancari su più di 270 conti correnti. Il pool investigativo ha così tratteggiato l'esistenza di un sodalizio criminale dedito alla perpetrazione, con l'aggravante mafiosa, di frodi a danno del bilancio nazionale e comunitario, che sarebbe stata attuata mediante indebite richieste di contributi per il Fondo Europeo Agricolo di Garanzia nel settore della Politica Agricola Comune.
"Da anni si incassavano milioni di euro di Fondi Europei per l'agricoltura senza colpo ferire - ha continuato Antoci, scampato a un attentato mafioso nel maggio 2016 e salvato, dopo un violento conflitto a fuoco, dagli uomini della scorta della Polizia di Stato -. Mentre gli agricoltori venivano intimiditi, mentre magistrati e uomini dello Stato cadevano sotto i colpi di Cosa nostra, mentre si piangevano i morti delle stragi, mentre accadeva tutto questo, si incassavano fondi pubblici con rendimenti che superavano anche il 2000%, neanche il mercato della droga. E dietro tutto questo c'erano le associazioni mafiose”. "Eravamo convinti che la problematica fosse nazionale tanto che abbiamo fatto di tutto per far diventare legge il Protocollo di Legalità sottoscritto nel 2015 in Sicilia, cosa avvenuta a settembre 2017 ed oggi, dunque, Legge dello Stato nei tre cardini del Nuovo Codice Antimafia", ha aggiunto. Con l'applicazione del Protocollo inserito nel Nuovo Codice Antimafia, ha sottolineato Antoci, “questo giochino viene definitivamente smantellato e le risorse comunitarie dedicate solo ad agricoltori e allevatori per bene e non più ai mafiosi".

Foto @ Imagoeconomica

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