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Tre anni dopo la misteriosa morte del giovane osservatore Onu, il caso rischia di essere archiviato dalla Procura di Roma

Sono trascorsi tre anni dalla morte di Mario Paciolla, il giornalista napoletano impegnato come osservatore Onu nel processo di pace tra il governo colombiano e guerriglieri delle FARC. La Procura di Roma deve decidere se archiviare definitivamente il caso, ma la morte di Paciolla, avvenuta il 15 luglio del 2020 nel suo appartamento a San Vicente del Caguan, in Colombia, sembra essere ancora avvolta da troppi misteri. Il caso è stato classificato immediatamente come suicidio dalle autorità colombiane, ma la famiglia del giovane partenopeo, che non ha mai creduto a questa tesi, lotta da 3 anni per ottenere verità e giustizia. Infatti, prima di morire, Paciolla telefona alla sua famiglia per manifestare una forte preoccupazione che lo spinge a fare i biglietti per tornare a Napoli. Immediatamente chiude il suo conto in banca, restituisce subito gli attrezzi sportivi che ha noleggiato e avvisa il suo proprietario di casa che avrebbe lasciato l’appartamento. Inoltre, la tesi del suicidio sembra essere inconsistente anche per gli elementi che sarebbero emersi dall’autopsia presentata alla Procura di Roma. Dall’autopsia, infatti, sono emersi dei tagli che sono stati inferti sul corpo di Paciolla, alcuni a fine vita, altri dopo la sua morte. Inoltre, il solco trovato attorno al suo collo è incompatibile con l'impiccagione che ne avrebbe causato la morte, dal momento che si presenta in orizzontale e attorno all’intera superficie del collo. Ciò che invece potrebbe contestualizzare la preoccupazione che Paciolla ha manifestato alla sua famiglia poco prima di morire è l’inchiesta condotta dalla giornalista colombiana Claudia Duque. Grazie al lavoro investigativo di Duque è emerso che Paciolla, in qualità di osservatore Onu, avrebbe redatto un dossier su un bombardamento dell'esercito colombiano avvenuto nell’agosto del 2019 su un presunto villaggio di guerriglieri nei pressi di San Vicente del Caguan. Subito dopo l’attacco, il ministro della Difesa della Colombia Guillermo Botero ha dichiarato che grazie al bombardamento sono stati uccisi diversi guerriglieri, ma le indagini che Paciolla ha portato avanti hanno dimostrato che il bombardamento, in realtà, ha causato la morte di diversi minori.  Attraverso circostanze che non sono mai state chiarite, il dossier di Paciolla è finito in parlamento attraverso i partiti politici colombiani che in quel momento erano all’opposizione e, Botero, non riuscendo ad argomentare in parlamento è stato costretto a dimettersi. Per questo motivo, la giornalista colombiana Duque ha ritenuto che la morte del giovane osservatore dell’Onu, quasi certamente, potrebbe essere collegata alle dimissioni di Botero. Intanto, mentre gli amici di Paciolla, insieme al comitato “Verità e giustizia per Mario Paciolla”, hanno lanciato la campagna #wishuwherehere per portare avanti il ricordo e i valori del giornalista trovato senza vita in Colombia, i suoi genitori hanno denunciato due funzionari Onu, alcuni ex militari e quattro poliziotti colombiani che avrebbero compromesso le indagini cancellando prove utili e portando via diversi effetti personali del giovane napoletano.

Fonte: Fanpage

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