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Mercoledì l’anniversario della strage di via d’Amelio. Borsellino: “Mi auguro che quando la Meloni verrà lo faccia dopo aver bloccato Nordio”

E’ forte il coro che si eleva dal fronte dei familiari delle vittime di mafia a due giorni dal 31° anniversario della strage di via d’Amelio contro le scelte scellerate in tema giustizia del governo Meloni e soprattutto del ministro Carlo Nordio.

La Meloni assicura che ha imparato a fare politica partendo dagli insegnamenti di Borsellino e il suo ministro le smonta il diritto dell'antimafia”. Ha detto Nando dalla Chiesa, figlio del generale dei carabinieri e prefetto di Palermo Carlo Alberto Dalla Chiesa, trucidato insieme alla compagna Emanuela Setti Carraro il 3 settembre 1982.

Ci sono molti magistrati bravi che non hanno un'idea di che cosa sia la mafia, non gliela insegnano all'università e nemmeno dopo”, ha chiosato il professore universitario. “E se gli capita un'inchiesta, per la sola circostanza di averla condotta, credono di averne le coordinate. Mettersi a discutere come se il diritto sulla mafia possa venire dall'empireo è la cosa peggiore che un magistrato possa fare. C'è, invece, una storia che evidentemente non si conosce”. In definitiva: “Non si possono dire certe cose la settimana prima che si ricordi Borsellino”. Dalla Chiesa, come molti altri parenti di vittime innocenti di Cosa Nostra, è indignato rispetto alle decisioni assunte, o che vorrebbe assumere, il ministro della Giustizia: dal concorso esterno, all’abuso d’ufficio, alle intercettazioni, passando per gli appalti e il bavaglio ai giornalisti.

Quando sento fare certi giochi di parole - ha raccontato dalla Chiesa - mi chiedo di cosa stiamo parlando, di quale spessore ci sia dietro quell'elaborazione. È davvero stupefacente”. Sull'annuncio di Meloni di voler partecipare (“come tutti gli anni”) alla commemorazione di via D'Amelio è stato ancora più lapidario: “Mantovano, che ho conosciuto quando ero in Parlamento e pur col quale vi erano posizioni diverse, ne avrebbe diritto. Vediamo se la premier userà questa occasione per chiuderla con le domande di esenzione dal diritto e con la cancellazione della storia giuridica dell'antimafia”. Con una premessa in coda: “Non si giochi con il nome di Borsellino”. E a proposito di Borsellino, il fratello del magistrato, Salvatore Borsellino, è ancora più diretto nel rivolgere critiche al governo arrivando ad auspicare la dimissione del Guardasigilli.

Mi auguro che quando la Meloni verrà qui lo faccia dopo aver preso decisioni su di lui, bloccandolo, perché pare davvero voler demolire la legislazione voluta da Falcone e da mio fratello. Scegliere queste tempistiche per certe esternazioni - aggiunge - che vanno esattamente nel senso contrario del ricordo di un impegno costato la vita, è inammissibile”. Borsellino parla di aspettative tradite: “Le parole di Nordio seguono alla nomina a capo della commissione parlamentare antimafia di Chiara Colosimo della quale non si possono negare i contatti amichevoli con un terrorista (il neofascista Luigi Ciavardini). Ecco, se non ci sarà chiarezza su tutto questo contesteremo alzando le nostre agende rosse, in maniera pacifica perché il patrimonio di Falcone e Borsellino non si custodisce così”.

Dario Montana, fratello del commissario della squadra Mobile ucciso da Cosa Nostra il 28 luglio del 1985, è netto: “Questo governo e questo ministro stanno riportando indietro di 20/30 anni le lancette del dibattito giuridico e dell'evoluzione del nostro Paese. Il concorso esterno non è né ossimoro né invenzione, ma un reato che viene perseguito con la combinazione di una serie di norme che sono già nel nostro codice penale. In questo paese - ha aggiunto - bisogna fare i conti con l'etica e la selezione del personale politico e invece che pensare a separare le carriere di giudici e pm ci si dovrebbe occupare di inserire nella Costituzione quello che l'Europa ci chiede da tempo: il diritto alla verità. Per noi ancora negato”. L'avvocato Fabio Repici, legale di Salvatore Borsellino e dei figli della sorella del giudice, Adele, nel processo, su cui pende Appello, per il depistaggio di via d’Amelio, invoca impegno governativo “su altri temi allontanandosi da campagne innocentiste. Piuttosto che essere presenti per fare dichiarazioni di cerimonia - dice - sarebbe il caso di schierarsi accanto a chi lotta per l'accertamento di verità e giustizia”.

Fonte: La Stampa

Foto © Imagoeconomica

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