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Pesa e preoccupa il virus della corruzione ambientale, il numero e il peso dei Comuni sciolti per mafia, e la crescita dei clan mafiosi: dal 1994 ad oggi sono 375 quelli censiti da Legambiente. Il fatturato illegale delle diverse 'filiere' analizzate resta stabile a 8,8 miliardi di euro. Lo rileva il rapporto Ecomafia 2023 di Legambiente presentato oggi a Roma nella Sala della Regina della Camera dei deputati. Censite da Legambiente dal 1° agosto 2022 al 30 aprile 2023 sono ben 58 inchieste su fenomeni di corruzione connessi ad attività con impatto ambientale; 22 invece i Comuni sciolti per mafia, a cui si è aggiunto il recentissimo scioglimento di quello di Rende, in provincia di Cosenza.
Secondo il rapporto i reati contro l'ambiente restano saldi sopra la soglia dei 30.000, esattamente 30.686, in crescita dello 0,3% rispetto all'anno precedente, per una media di 84 reati al giorno, 3,5 ogni ora. Crescono anche gli illeciti amministrativi che toccano quota 67.030, con un incremento del +13,1%: sommando queste due voci - reati e illeciti amministrativi - le violazioni delle norme poste a tutela dell'ambiente raggiungono quota 97.716, alla media di 268 al giorno, 11 ogni ora.
Il ciclo illegale del cemento, reati contro la fauna e ciclo dei rifiuti sono le tre principali filiere delle ecomafie, su cui nel 2022 si è registrato il maggior numero di illeciti contro l’ambiente.
Dall’abusivismo agli appalti, al primo posto c’è proprio il ‘cemento illegale’: crescono del 26,5% le persone denunciate (12.430), del 97% le ordinanze di custodia cautelare, che sono state 65, del 298% il valore dei sequestri e delle sanzioni amministrative, per oltre 211 milioni di euro. Viene stimato in crescita, da 1,8 a 2 miliardi di euro, anche il business dell’abusivismo edilizio. Seguono i reati contro la fauna con 6.481 illeciti penali (+4,3% rispetto al 2021) e più di 5mila persone denunciate (+7,6%). Scende al terzo posto il ciclo illegale dei rifiuti con una riduzione di quasi il 34% del numero di illeciti penali (a quota 5.606) e di oltre il 40% delle persone denunciate (6.087), anche se aumentano le inchieste in cui viene contestata l’attività organizzata di traffico illecito di rifiuti (268 contro le 151 del 2021). Crescono anche gli illeciti amministrativi (10.591, +21,4%). Al quarto posto, dopo il terribile 2021, i reati legati a roghi dolosi, colposi e generici (5.207, con una riduzione del – 3,3%). In aumento i controlli, le persone denunciate (768, una media di oltre due al giorno) e i sequestri (122). Un capitolo a parte viene dedicato all’analisi delle attività di forze dell’ordine e Capitanerie di porto nel settore agroalimentare, che hanno portato all’accertamento di 41.305 reati e illeciti amministrativi. Sul fronte archeomafia, sono 404 i furti d’arte nel 2022.

La regione con il più alto numero di reati
È la Campania a confermarsi la regione italiana con il piu' alto numero di reati contro l'ambiente (ben 4.020, pari al 13,1% del totale nazionale), persone denunciate (3.358), sequestri effettuati (995) e sanzioni amministrative (10.011). A seguire la Puglia, che sale di una posizione rispetto all'anno precedente, con 3.054 reati, e la Sicilia, con 2.905 reati. Nella poco lusinghiera hit stilata da Legambiente nel rapporto Ecomafia 2023 sale al quarto posto il Lazio (2.642 reati) che supera la Calabria mentre la Lombardia, sesta con 2.141 infrazioni penali e prima regione del Nord, "scavalca" la Toscana, in settima posizione. Balzo in avanti dell'Emilia-Romagna, che passa dal dodicesimo all'ottavo posto, con 1.468 reati (circa il 35% in piu' rispetto al 2021). A livello provinciale, Roma con 1.315 illeciti si conferma quella con piu' reati ambientali. Tra le new entry si segnala la provincia di Livorno, nona in graduatoria, con 565 infrazioni.

La lotta alle ecomafie, sono Legambiente, è "una doppia sfida, che si può vincere da un lato rafforzando le attività di prevenzione e di controllo nel nostro Paese, soprattutto per quanto riguarda l'utilizzo delle risorse stanziate con il Piano nazionale di ripresa e resilienza"; dall'altro "mettendo mano con urgenza, a partire dall'Europa, a un quadro normativo condiviso su scala internazionale, con cui affrontare una criminalità organizzata ambientale che non conosce confini". È necessario, sul versante nazionale, rivedere, in particolare per quanto riguarda il meccanismo del cosiddetto subappalto "a cascata", quanto previsto dal nuovo Codice degli appalti e garantire il costante monitoraggio degli investimenti previsti per il PNRR. Dal punto di vista legislativo, occorre approvare il disegno di legge contro le agromafie; introdurre nel Codice penale i delitti contro la fauna; emanare i decreti attuativi della legge 132/2016 che ha istituito il Sistema Nazionale per la protezione per l'ambiente; garantire l'accesso gratuito alla giustizia per le associazioni iscritte, come Legambiente, nel Runts, il Registro unico nazionale del Terzo settore.

"Mai come in questo momento storico - dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente - si devono alzare le antenne per scovare inquinatori ed ecomafiosi. E bisogna farlo presto, dentro e fuori i confini nazionali, perché stiamo entrando nella fase operativa del PNRR. L'Italia può e deve svolgere un ruolo importante perché la transizione ecologica sia pulita anche nella fedina penale, come prevede l'aggiornamento della direttiva sulla tutela dell'ambiente, da approvare entro la fine della legislatura europea, ma soprattutto deve recuperare i ritardi accumulati finora, dando seguito alle dieci proposte inserite nel nostro Rapporto ecomafia". "I numeri, le analisi e le considerazioni che emergono dal nostro rapporto ecomafia - spiega Enrico Fontana, responsabile dell'Osservatorio ambiente e legalità Legambiente - anche grazie ai diversi contributi raccolti, confermano il lavoro importante svolto da forze dell'ordine, Capitanerie di porto, enti di controllo e magistratura. E dovrebbero sollecitare risposte coerenti ed efficaci da parte di chi ha responsabilità politiche e istituzionali. Accade purtroppo spesso il contrario: deregulation, come quelle inserite nel nuovo Codice degli appalti, invece di semplificazioni; condoni edilizi più o meno mascherati, invece di ruspe".

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