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Non si spiega come un ministro di governo possa aiutare un imputato implicato in delicati processi di ‘Ndrangheta. Tuttavia entrambi erano dello stesso partito e forse è questo il motivo per cui l’ex senatore si rivolge a lei dandole del “tu” e definendosi detenuto “in ragione di accuse folli formulate dalla Procura di Gratteri ed asseverate dalla giurisdizione asservita”.

Ma andiamo per ordine. L'ex senatore di Forza Italia Giancarlo Pittelli, dopo meno di un mese di domiciliari (ottenuti il 15 novembre scorso) torna in carcere. Lo ha deciso il tribunale di Vibo Valentia in base al fatto che l'ex senatore avrebbe scritto una lettera all'attuale ministro per il Sud Mara Carfagna: “Cara Mara, ti scrivo…aiutami in qualunque modo”. “Ti chiedo di non abbandonarmi perché sono un innocente finito nelle grinfie di folli per ragioni che ti rivelerò alla prima occasione. Aiutami in qualunque modo, io vivo da due anni in stato di detenzione, finito professionalmente, umanamente e finanziariamente… Grazie per quanto potrai fare”.

L’avvocato era già stato arrestato a dicembre 2019 nell'ambito dell'operazione ‘Rinascita Scott’. Dopo quasi un anno di detenzione a Nuoro il legale è stato destinato ai domiciliari. Il 19 ottobre è stato riarrestato in seguito dalla Dda di Reggio Calabria con l'operazione "Mala Pigna" scontando 27 giorni di carcere prima che il Riesame lo ridestinasse ai domiciliari.

La lettera in questione, secondo quanto si è appreso, è giunta alla Dda di Catanzaro che ha chiesto al Tribunale l'aggravamento della misura cautelare per violazione dei domiciliari.
Nello specifico il Tribunale di Vibo Valentia nel motivare la decisone ha scritto che Pittelli ha "consapevolmente trasgredito alle prescrizioni impostegli con il provvedimento di applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari" e che "manifesta la volontà di instaurare contatti, con la precipua finalità di incidere sul regolare svolgimento del processo”.

Lo scritto sarebbe stato spedito alla ministra tra primi giorni di ottobre quindi qualche giorno prima che Pittelli venisse arrestato nell'ambito dell'inchiesta ‘Mala Pigna’. Infatti al tempo l'avvocato era imputato 'solo' per concorso esterno con la ‘Ndrangheta nel processo “Rinascita-Scott”. Secondo Pittelli “l’accusa di concorso esterno rimasta in piedi nei miei confronti consisterebbe nell’avere rivelato ad esponenti della cosca di ‘Ndrangheta denominata Mancuso il contenuto dei verbali secretati delle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Andrea Mantella”. Ma l’ex senatore di Forza Italia va anche oltre e, nella lettera alla Carfagna, accusa la Direzione distrettuale antimafia, guidata dal procuratore Nicola Gratteri, quasi di avere ordito un complotto contro di lui: “Vi è in atti – ha scritto – la prova della manipolazione di un’altra captazione ambientale”.

E poi ancora: “Non ti nascondo nulla, ti rappresento la verità dei fatti. Stiamo preparando una nuova istanza nel merito ed un’interrogazione parlamentare che Vittorio Sgarbi proporrà quale primo firmatario. Piero Sansonetti che non mi ha mai abbandonato, conosce tutti gli atti ed i particolari dell’inchiesta a mio carico”.
Nell’ultima frase della lettera, Pittelli ha scritto alla Carfagna che: “Per eventuali comunicazioni ti lascio il recapito di mia moglie…. Le tue telefonate come ben sai sono tutelate ex articolo 68 anche se… talvolta qualcuno se ne dimentica di proposito”. Il riferimento è, ovviamente, alle garanzie riconosciute dalla Costituzione che mettono al riparo i parlamentari dalle intercettazioni dell’autorità giudiziaria.

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