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Il ricordo del giovane durante la presentazione della XII Edizione del Festival del cinema dei diritti umani di Napoli: pandemia, sovranismo e nuove discriminazioni

“Il nostro cinema è fatto da testimoni, registi ma soprattutto di storie, storie difficili che appartengono alla resistenza umana e agli abusi. L'edizione di quest'anno è dedicata ad un ragazzo Napoletano che ci ha lasciati qualche mese fa in condizioni non ancora chiarite, che ha lavorato in missione per le Nazioni Unite, Mario Paciolla. Oggi prenderemo un impegno importante nel nome di Mario, insieme con i suoi amici e con i suoi familiari ma anche con tutta la gente che ha conosciuto la sua storia e che chiede giustizia per quello che è accaduto.”
Con queste parole il coordinatore Maurizio De Bufalo ha aperto, nella giornata del 13 novembre, la presentazione della XII° edizione del festival del cinema dei diritti. Nella conferenza, è stato spiegato come quest’anno il festival, per via dell’emergenza sanitaria, si sia dovuto svolgere interamente online tramite collegamento Facebook. Era da 11 anni che l’evento aveva luogo nelle strade e nelle piazze del Napoletano con grande presenza giovanile. Il collegamento ha visto la partecipazione di diversi ospiti tra i quali l’Assessore Eleonora De Majo, l’avvocato per i diritti umani Alessandra Ballerini e soprattutto i genitori del 33enne napoletano morto misteriosamente il 15 di luglio, Mario Paciolla a cui, il gruppo di volontari Napoletani, impegnato socialmente da anni nel tema della difesa dei diritti umanitari, ha voluto dedicare il festival cercando di sollecitare una presa di posizione da parte delle istituzioni, Italiane e del governo Americano, nel fare luce sulle cause che stanno dietro la morte di Mario.

Chi era Mario Paciolla?
La storia del 33enne napoletano nasconde ancora molti misteri e presenta pochi indizi e dettagli che possano far emergere la verità su quanto realmente accaduto. Il giovane viveva in Colombia dal 2016, era laureato in Scienze Politiche ed aveva alle spalle varie esperienze di cooperazione per alcune delle più importanti ONLUS e vari viaggi di lavoro in Argentina, in Giordania e in India. Nell’agosto del 2018 era diventato volontario dell’organizzazione non governativa PEACE-BREGADES INTERNATIONAL (PBI) ed aveva iniziato a collaborare con la Missione delle Nazioni Unite sulla verifica degli accordi di pace tra il governo capeggiato da Iván Duque Márquez, membro del partito politico Centro Democratico e le FARC, Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia. Una missione delicata, in una regione martoriata da oltre 50 anni di guerra civile e dove il processo di pace sembra non riuscire mai a trovare un epilogo. Il 15 luglio 2020 Mario è stato trovato morto nella sua abitazione a Villa Ferro, nel comune di San Vicente del Caguán in circostanze misteriose.

L’obiettivo del Festival
Il festival, che avrà inizio martedì 17 Novembre, è diretto da un gruppo di volontari che costituisce il direttivo. Quest’ultimo non riceve nessun tipo di sponsor e non è legato a venature politiche ma si riconosce nella missione sociale di difesa della Dichiarazione dei diritti dell'uomo del 1948. L'impegno cinematografico che svolge punta soprattutto a raggiungere le categorie più deboli e a sensibilizzare quella parte della popolazione che spesso si distacca da questo tipo di tematiche. Quest'anno, come ha spiegato Mario Leombruno, uno dei coordinatori, il festival spazierà su vari temi e si occuperà di analizzare cosa accade tra le categorie più bisognose, andando a verificare come la pandemia influisca in quei paesi dove sono in corso lotte per garantire la libertà, l'autonomia, l'identità di territorio e dei diritti umani. Il tutto si svolgerà tramite un calendario da cui verranno esaminati casi di paesi come la Palestina, l'India e i paesi dell'America latina come il Cile e l’Argentina. Si discuterà degli effetti che la pandemia ha sulla salute mentale delle persone e nelle carceri e verranno toccati argomenti come i "Sovranismi" di paesi della parte centrale d’Europa come la Repubblica Ceca, la Slovacchia, l'Ungheria e la Polonia.
È stato ospite della conferenza anche l’assessore Eleonora De Majo, che ha sottolineato l’importanza di portare avanti le attività di tutela anche in questo difficile momento e ha detto: “Il mondo è ancora disseminato da ingiustizie terrificanti e non possiamo mai considerare che quello che ci succede attorno sia normale o comunque che dobbiamo accettarlo. Festival come questo, che ci mostrano le più profonde disuguaglianze e contraddizioni, e ci raccontano il mondo tramite la sua lente politica sono oggi necessari. Mario era un ragazzo che ha scelto di dedicare tutta la sua vita ai diritti umani, scegliendo di vivere in Colombia, uno dei paesi in cui le violazioni dei diritti umani sono più eclatanti e drammatiche. Il nostro compito è mantenere quella luce accesa perché spegnerla significherebbe rinunciare alla verità e questo è anche un messaggio che dobbiamo passarci da mano in mano affinché la storia di questo ragazzo non venga dimenticata.”
Da Assisi hanno espresso i propri pensieri anche il giornalista Giuseppe Giulietti e Padre Enzo Fortunato che hanno ricordato la loro vicinanza di scorta mediatica e sindacale alla famiglia e al caso Paciolla. Hanno chiesto inoltre ai giornalisti di non cancellare la memoria del nome del giovane, illuminando la sua vita, la sua storia di lotta e le zone buie dove si percepisce l’assenza di verità e giustizia. Padre Enzo Fortunato successivamente ha espresso un pensiero per i familiari di Mario dicendo:
"Quando c'è una sete di verità e una sete di giustizia, io credo che noi abbiamo davanti un manifesto, un manifesto delle beatitudini evangeliche. ‘Beato te’ vorrei dire a Paciolla, perché stai perseguendo giustizia e verità. Nelle beatitudini gli uomini che soffrono l'ingiustizia, gli uomini e le donne che soffrono la menzogna, vengono chiamati beati. Con una promessa, che questa giustizia e questa verità per chi la cerca con tutto il cuore, nella rettitudine non sarà disattesa e ti auguro di tenere questa lanterna accesa, che nessun vento, nessuna tempesta potrà spegnere. Dico a voi, non vi preoccupate dietro le nuvole c'è sempre il sole".
La parola è passata successivamente all’Avvocatessa per i diritti umani Alessandra Ballerini che ci ha tenuto a ricordare a tutti il diritto di verità, citando le leggi riportate nella nostra Costituzione: “Ci tenevo a dire che non siamo soli in questa battaglia, la collega Emanuela Motta insieme al collega German Romero, che difende i diritti umani in contesti di violazioni come la Colombia con grande Coraggio, stanno facendo un grande lavoro insieme a noi tutti per portare alla luce verità e giustizia per Mario. Ci tenevo a ricordare che il diritto alla verità è un diritto umano fondamentale e che quando parliamo di Mario dobbiamo ricordarci che non solo sul suo corpo sono stati violati i diritti umani ma sulla famiglia e su tutti noi viene costantemente violato il diritto ad avere la verità, che non è solo il diritto individuale dei genitori ma il diritto di una collettività che vuole venga data dignità attraverso, ed è un percorso necessario, la verità che si deve tramutare successivamente in giustizia processuale. Dobbiamo batterci per quel diritto fondamentale, perché Mario ha fatto della sua vita la difesa dei diritti umani per gli altri, di persone che non conosceva e andava a cercare in tutte le parti del mondo e lo faceva da giovane uomo determinato che ha sacrificato il suo tempo libero per studiare. Mario merita di avere questo diritto e lo meritiamo anche tutti noi come cittadini che non possiamo sentirci protetti finché non verrà restituita verità su questo caso ed è per questo che la pretendiamo, non solo la cerchiamo. Tenere i riflettori accesi è fondamentale per noi. Abbiamo l'onore e il dovere di batterci per questo. L’Avvocatessa infine ha concluso citando la "Dichiarazione sui Difensori Dei Diritti Umani del 1999" che "ci ricorda di come tutti abbiamo il diritto di promuovere e lottare per la realizzazione dei diritti umani ed ogni stato ha il dovere e la responsabilità primaria di proteggere e promuovere tutti i diritti umani e le libertà fondamentali. l'art.10 dice che NESSUNO deve partecipare con atti o emissioni alla violazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali e questo lo ripeto per quelle istituzioni o poteri forti che in questo momento stanno ostacolando e mettendo i bastoni tra le ruote per portare alla luce la verità”.
Infine ha parlato Simone Campora, portavoce del comitato composto da amici e conoscenti di Mario che si è formato dopo la morte del giovane per porre l’attenzione popolare sul caso. “C’è bisogno della partecipazione di tutti perché l’argomento necessita di attenzione, l’opinione pubblica deve continuare a parlare di Mario nel rispetto e nella volontà dei legali e della famiglia” ha detto l’amico del giovane napoletano e ha ricordato quanto sia importante compiere delle piccole azioni di sensibilizzazione al fine di non permettere all’informazione mediatica di archiviare la storia e la memoria di Mario. Ha poi concluso: “Non ci interessa e non è una questione di tempo, noi dobbiamo supportare in qualsiasi modo la famiglia e gli avvocati” invitando tutti i cittadini a visitare e a condividere il sito creato per il giovane Napoletano, giustiziapermariopaciolla.com, che fornisce tutte le informazioni necessarie per conoscere Mario, capire dettagliatamente la sua drammatica storia e dove sarà possibile firmare la petizione per ottenere giustizia e verità sul caso.

La Lettera di Anna Motta e Pino Paciolla
Quando è stata data voce ad Anna e Pino Paciolla l’emozione che si è percepita è stata grande e le parole scritte nella lettera non sono state da meno:
"In questo periodo così doloroso della nostra vita abbiamo avuto la vicinanza di molte persone ma vorremmo ricordare i numerosi ragazzi che hanno conosciuto e amato nostro figlio venuti da ogni parte del mondo per incontrarci e manifestarci il loro cordoglio. In molti ci hanno raccontato la grande attenzione che lui aveva ai dettagli, alla sua abitudine di ritagliare articoli di giornali che divideva per argomenti per poi accuratamente analizzarli. Altri ci hanno raccontato la sua forza di carattere, il suo sorriso sempre aperto, il suo spagnolo con un caldo ritmo italiano. Mario aveva un'energia che traboccava dal suo stesso corpo, una grande personalità e un cuore enorme che generava amicizia con cui lui parlasse. Un termine che spesso usava era "CUMPAGN". Per chi non conosce il Napoletano non sa che questa parola è più del termine amico, "CUMPAGN" significa mi fido di te. Voglio condividere con te la mia anima, voglio concederti tutta la mia stima e amicizia. Le sue radici con questa città erano profonde, amava Napoli e con il suo esempio di generosità, passione e simpatia, testimoniava nel mondo il meglio di questa città, mai da lui ne ho sentito parlare male, impegnato nel sociale, profondamente ottimista nelle risorse e nel cambiamento della città. Mario amava viaggiare, così come diceva, vagabondare per le vie tortuose del mondo, perdendosi negli sguardi di occhi amici. Giornalista e Poeta, dopo l'esperienza di Erasmus a Parigi, importò a Napoli, insieme ad altri, la redazione del giornale "cafè babel". Ha scritto numerosi articoli e collaborato in programmi televisivi. Ebbe un ruolo importante nella logistica e nella consulenza linguistica nell'organizzazione della visita di Papa Francesco in Colombia. Gli piaceva il cinema, che preferiva guardare in lingua originale. La lettura impegnata sul frontespizio dei libri da lui letti e sempre riportato un'analisi del testo, ma era anche uno sportivo, da adolescente ha partecipato a tornei di basket regionali, sport che ha continuato a seguire e ad amare, infine, inguaribile tifoso del Napoli. Dopo la laurea in relazioni internazionali, quando cominciò la sua carriera professionale, di fronte alle preoccupazioni di noi genitori ad affrontare nuovi viaggi e nuovi realtà, ci ricordava il suo titolo di studio e per definizione lo portava ad esercitare le sue competenze nel mondo e poi aggiungeva sempre "volete un figlio vicino infelice o un figlio lontano e felice?" è così che ci disarmava. Mario è stato un uomo leale, generoso, autentico, con la schiena dritta e non ha mai accettato compromessi. Ha speso la sua vita per la verità e la giustizia per i diritti degli ultimi, merita e pretende verità e giustizia e per questo mi rivolgo alle tante persone che l'hanno conosciuto e che sanno la verità sulla sua morte, di abbandonare le reticenze e l'omertà, di dare voce alle proprie coscienze e di collaborare, chi non lo farà si renderà complice di questo delitto".
Parole dirette, profonde e colme di emozione quelle della signora Anna, mamma di Mario Paciolla, che ci descrivono la vita di un giovane italiano che fece dell’aiuto umanitario, tramite la dedizione e perseveranza verso lo studio, il lavoro e la sua bontà d’animo, un vero e proprio stile di vita. Non è concepibile che la vita, la lotta e il sacrificio di un ragazzo che ha dedicato tutta la sua vita a favore dei diritti umani, esponendosi in prima persona, possano rimanere sconosciuti all’opinione pubblica a causa del silenzio mediatico e dell’occultamento di verità da parte delle istituzioni pubbliche. Per non parlare della sofferenza di genitori, i quali hanno il bisogno e il diritto di avere risposte. Ci uniamo quindi al grido e al messaggio che il festival di Napoli vuole trasmettere, ricordando quanto sia importante per noi cittadini agire sulle piccole manifestazioni, creando punti di sensibilizzazione in diverse aree d'Italia, affinché quella voce che chiede giustizia e verità per questa storia arrivi in ogni angolo del nostro Paese e in quelle “Camere Istituzionali” che non sentono, o peggio “non vogliono sentire”.

Illustrazione by Antonella Martino

Firma la petizione: Morte di un operatore italiano dell'ONU in Colombia

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