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di AMDuemila
Oggi in 24 sotto scorta per minacce e intimidazioni

"La mafia è viva. Lo Stato non ci abbandoni". E' un accorato appello quello che i giornalisti minacciati dalla mafia riunitisi ieri nella sede della Fnsi rivolgono alle istituzioni e al governo. Ad oggi sono ben 24 i giornalisti sotto scorta e sono molti di più quelli che quotidianamente ricevono minacce e intimidazioni. Una situazione preoccupante documentata anche dai dati del 2018 del rapporto Demonishing The Media realizzato da Index on Censorship che vede l'Italia al primo posto dei paesi UE per numero di cronisti aggrediti. L'ultima è avvenuta la scorsa settimana nel casertano nei confronti del direttore di "Campania Notizie" Mario De Michele. Il confronto tenutosi ieri tra giornalisti, rappresentanti del sindacato e le istituzioni è stato "un'iniziativa dedicata all'articolo 21 della Costituzione e a un 'Noi' collettivo" ha detto il presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti. Durante l'incontro si sono succeduti i racconti e le testimonianze di alcuni dei 24 giornalisti minacciati e finiti sotto scorta. "A Caserta - ha detto Marilena Natale, giornalista di Aversa che vive sotto scorta a causa delle numerose minacce che ha subito da parte di esponenti del clan dei Casalesi - ci sono 4 Giornalisti sotto scorta. Ciò è accaduto perché siamo stati abbandonati. Chi mi ha minacciato continua ad essere libero, io, invece, è come se fossi agli arresti domiciliari a causa della scorta. Da noi la mafia non è finita, anzi è attiva. Tra l'altro, in quanto donna, subisco anche l'attacco sessista. Sono contenta che ci sono queste iniziative - ha concluso, ma per rendersi conto di come viviamo è necessario venire sul territorio". A parlare ieri anche Paolo Borrometi, vicedirettore dell'Agi e presidente di Articolo 21. "Ho 21 processi per minacce di morte, 6 dei quali aggravati dal metodo mafioso o dall'appartenenza. Come presidente di Articolo 21, ringrazio la politica per l'attenzione, in quanto è stato apprezzato il cambio di passo, vi chiediamo, però, di impegnarvi ancora di più perché minacciare un giornalista non vuol dire solo minacciare quella persona, ma è come minacciare ognuno di noi. Dobbiamo uscire - ha ribadito Borrometi - da questo equivoco, quando lo faremo significherà che avremo centrato il problema. Vi affidiamo le nostre vite nelle vostre mani, ma voi aiutateci affinchè in questo Paese si possa raggiungere la verità e ottenere giustizia. Ciò va fatto per le tante persone che non ci sono più, il 70% delle vittime di mafia non ha giustizia. Permettetemi, infine, di continuare a chiedere - ha concluso - verità e giustizia anche per Giulio Regeni". E' tornato a parlare dei problemi presenti sul territorio campano Sandro Ruotolo, giornalista sotto scorta dopo le minacce ricevute per le sue inchieste sulla Camorra. "Se i giornalisti vengono minacciati - ha puntualizzato - significa che quei territori non sono liberi dalle mafie. E questa mancanza di libertà mette a repentaglio anche la libertà dei cittadini di essere informati. E' importante che la politica ci sia, dal momento che ha il compito di decidere, però è necessario eliminare le finte emergenze e occuparsi del Paese reale. Si viene minacciati in quei territori perché c'è la mafia e non c'è lo Stato. Se non ci sono spari non significa che si possa abbassare la guardia". Tra i giornalisti presenti anche Federica Angeli, costretta a vivere sotto scorta dopo aver ricevuto minacce di morte per aver denunciato le attività illecite del clan Spada a Ostia. "Ho ricevuto 126 querele, 16 ancora in atto. Uno stupratore - ha raccontato la giornalista di Repubblica - mi ha querelato perché l'ho chiamato balordo, un altro perché avevo detto che era un fioraio. Fino a questo momento ci sono state 110 assoluzioni, evidentemente i giudici hanno ritenuto che non avessi commesso nessun illecito. Ciò vorrà dire qualcosa. Trovo però che tutte queste querele siano una perdita di tempo per la giustizia italiana". Tra i presenti all'iniziativa della Fnsi il vice ministro dell'Interno, Matteo Mauri, il presidente della Commissione Antimafia, Nicola Morra, e i parlamentari Primo Di Nicola, Walter Verini e Francesco Paolo Sisto.

Foto © Imagoeconomica

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