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A Palermo l'assemblea nazionale della Cgil. Assieme al Segretario Landini tanti esponenti della magistratura e della società civile

La Costituzione al centro di tutto; la difesa di diritti fondamentali come la scuola e il lavoro; la necessità di un cambio di passo nuovo contro mafie e corruzione; un'assunzione di responsabilità del singolo che deve opporsi a politiche che minano alla base i principi della democrazia. C'è tutto questo nell'assemblea nazionale contro mafia e corruzione organizzata dalla Cgil che si è tenuta questa mattina all'Istituto Tecnico Industriale Vittorio Emanuele III di Palermo.
Un appuntamento importante che ha visto la partecipazione, tra gli altri, del segretario nazionale della Cgil Maurizio Landini, del fondatore di Libera don Luigi Ciotti, di Rosi Bindi (ex presidente della Commissione antimafia) del Procuratore di Palermo Maurizio de Lucia e del Procuratore di Reggio Emilia Gaetano Paci. E poi ancora l'ex magistrato Pietro Grasso, il senatore Roberto Scarpinato, ed ovviamente Franco La Torre, figlio del sindacalista Pio, ucciso dalla mafia il 30 aprile del 1982 assieme al suo collaboratore Rosario Di Salvo.
"Come diceva Pio La Torre - è stato detto in apertura dal segretario generale della Cgil Sicilia, Alfio Mannino - il contrasto alla mafia è il presupposto della giustizia sociale. Eppure oggi spesso è la politica che si rivolge alla mafia. La Sicilia è stata terra di contrasto alla mafia. Ma oggi s'indeboliscono gli strumenti che arginano la mafia modificando la legge sugli appalti".
"Oggi la mafia fa meno rumore - ha ricordato proprio Franco La Torre - Il movimento deve aggiornare le sue analisi di lettura di questo fenomeno criminale. La lotta alla mafia è necessaria per la difesa della democrazia. Nella politica riemerge l'idea di attaccare la legge La Torre. Dobbiamo respingere questo tentativo".


cigl pubblico


Un'idea che è stata condivisa negli interventi di tutti i partecipanti che non hanno risparmiato critiche anche all'azione di governo, tra disegni di legge e riforme scriteriate.
"È in discussione in Parlamento, e al Senato è già passato - ha ricordato il procuratore di Palermo de Lucia - il tema del termine dei 45 giorni per intercettare nell'ambito di un'indagine. Quarantacinque giorni è un tempo certamente insufficiente: possiamo discuterne in tutti i modi ma quando vediamo che l'emendamento è stato approvato da larga parte del Parlamento, e con l'astensione di un'altra parte del Parlamento e l'opposizione di una sola forza politica", questo indica che "il tema della paura della intercettazione prevale rispetto a quello dell'esigenza di accertare la verità delle cose".
Tanto Grasso quanto Scarpinato hanno evidenziato la serie di provvedimenti che il Governo sta adottando e che rischiano veramente di riportare indietro le lancette del contrasto ai fenomeni criminali.
E al centro di tutto c'è la Costituzione che, come osservato dall'ex Procuratore generale di Palermo, "non è soltanto la linea Maginot della Resistenza democratica, ma è anche il faro e la bussola che indicano la direzione di marcia per il futuro della politica. Questo è il momento in cui essa deve essere bandiera e vessillo".
Un richiamo per tutti.


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Roberto Scarpinato


Il Fondatore di Libera, Don Luigi Ciotti: "E' certo che il fenomeno mafioso sarebbe già debellato se non ci fosse il coinvolgimento tra la mafia e la politica, tra quei poteri economici finanziari inquinati e la massoneria. E voi lo sapete che la mafia non gode solo di un sostengo attivo, ma anche passivo. Quanti la rafforzano con il solo fatto di non schierarsi. Non è possibile che 18milioni di italiani non vadano a votare. Come non è possibile che un credente su due, che la domenica partecipa alle sante messe, stando ai sondaggi, si disinteressa della politica del nostro Paese. Non è possibile. Negli ultimi anni si è passato dal crimine organizzato mafioso al crimine normalizzato. E' diventato una delle tante cose. Così le droghe, il gioco d'azzardo, l'usura, le ecomafie e le agromafie. Una delle tante cose. E se la politica non fa le politiche della gente, per rispondere ai loro bisogni fondamentali, non è politica. E se la politica non fa quelle politiche diventa criminogena, perché permette tutte questa marginalità, questa esclusione, queste violenze".
Forti sono state le parole di Luisa Impastato, che ha richiamato l'importanza di un'antimafia sociale "che nasce dalla partecipazione, dall'analisi, dal confronto con i territori e che diventa lotta in cui istanze e temi sociali si intersecano. Una lotta che non può prescindere dalla solidarietà tra categorie oppresse. Dal contrasto contro ogni forma di discriminazione. Un'antimafia sociale che è necessariamente antifascista, antirazzista, transfemminista, antimilitarista e contro ogni guerra. Una lotta per i diritti".


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Don Luigi Ciotti


Capacità di autocritica

Accanto all'analisi e alle proposte, è stato detto nell'assemblea, è necessario anche fare un'autocritica all'interno del mondo antimafia. Perché si parla di fenomeni che resistono nel corso del tempo.
"Il tema - ha ricordato Mario Ridulfo, Segretario generale Cgil Palermo - non è cos’è la mafia o che cosa fa la mafia. Questo in qualche modo lo sappiamo, ci sono intere biblioteche piene di libri e poi, ne abbiamo conoscenza ogni giorno. Purtroppo, chi vive in Sicilia è costretto 'a respirare' il fetore della mafia sul territorio. Sappiamo poi, tramite i resoconti giornalistici, anche i particolari: dalle tante attività economiche illecite, ai fatti di cronaca, agli omicidi di mafia che non si sono mai fermati. Per fortuna, tutti i giorni queste indagini producono arresti e indagati. Il tema, dunque a mio avviso che dobbiamo affrontare è: cosa fa l’antimafia? Ovvero cosa fanno tutti quei soggetti: come le istituzioni democratiche (Stato, Regione, Comuni, etc...), e gli altri che una volta avremmo definito soggetti della società civile (associazioni, partiti e movimenti politici, associazioni di impresa, sindacato, chiesa, etc...), per contrastare la mafia e il suo sistema di potere politico? Se la politica, vuole fare pulizia, deve guardarsi dentro e cominciare da sé stessa, ma questo vale anche per il resto della società civile dalle associazioni di impresa alle stesse associazioni antimafia, al movimento sindacale. Soprattutto, per un certo tipo di sindacalismo autonomo e corporativo, direi financo familiare".


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Maurizio de Lucia


Le conclusioni di Landini

"Se penso all'elenco delle leggi che questo governo sta mettendo in campo, dagli appalti agli affidamenti diretti, ai subappalti a cascata, a tutto quello che ha annunciato anche attraverso il ministro della giustizia, le intercettazioni telefoniche, siamo sicuramento dentro un grave indebolimento di tutti gli strumenti giuridici in grado di combattere l'illegalità e la corruzione” ha commentato il segretario nazionale della Cgil Maurizio Landini nelle conclusioni. "Contemporaneamente - ha aggiunto - siamo in presenza non solo dell'autonomia differenziata e del premierato che riscrive la costituzione, ma anche dei tagli aperti sulla sanità, l'estensione della precarietà che si è affermata in questi anni". "Noi - ha proseguito - oggi siamo di fronte ad una crisi democratica che si traduce nel fatto che c'è una fetta di persone, metà del paese, che non si sente rappresentata da nessuno, che a votare non va banalmente anche chi oggi ci governa ha preso 12 milioni e mezzo di voti ma ci sono tra i 17 e 18 milioni di persone che a votare non ci sono andati.


landini cgil

Maurizio Landini


Se guardo i numeri, in senso generale, oggi, questo governo, non può dire che rappresenta da solo la maggioranza di questo paese. Quelli che oggi vogliono cambiare la costituzione sono quelli che non hanno partecipato nel costruirla. Noi abbiamo deciso di raccogliere le firme per arrivare a realizzare dei referendum per abrogare delle leggi che noi consideriamo sbagliate. Siamo arrivati ad assumere questa decisione perché il quadro legislativo che si è affermato in questi anni non permette più di tutelare i diritti delle persone che lavorano, così come sancito dalla nostra costituzione".
Ed infine ha concluso: "La lotta contro la mafia significa affermare il lavoro con diritti, affermare la realizzazione delle persone, a partire dai giovani. Vuol dire anche cambiare quel modello sociale ed economico che si è affermato in questi anni, che ha prodotto un modello di impresa fatto sullo sfruttamento, sul sub-appalto, sulla riduzione dei diritti. Per noi, la lotta alle mafie è innanzitutto una lotta per affermare i principi e i valori della nostra Costituzione, e non abbiamo nessuna intenzione di fermarci fino a quando non abbiamo ottenuto quel risultato".

Foto © ACFB

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