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Con l'introduzione del premierato, cioè l'elezione diretta del Presidente del Consiglio dei Ministri, "salta completamente la democrazia. Siamo al punto terminale credo di un processo che è iniziato con l'assassinio di Aldo Moro ed è stato iniettato lentamente come un veleno da vari governi che si sono succeduti a cominciare appunto da quel triste avvenimento". Sono state queste le parole del Vice Presidente Emerito della Corte costituzionale Paolo Maddalena, intervistato da "Crescere Informandosi".
Le criticità evidenziate dal giurista in merito alla riforma presentata dal Governo Meloni sono molteplici, ed alcune di esse arrivano a stravolgere del tutto alcuni articoli della Carta, per non parlare della inevitabile instabilità che si verrà a creare: "C'è stato per pochi mesi un'esperienza del genere in Israele. E poi è stato subito modificato".


Attacco all'articolo 49

L'articolo 49 della Costituzione recita che "tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale".
Con l'introduzione del premierato la "politica nazionale" non sarà più il risultato di un "concorso" ma sarà determinata dalla sola forza di maggioranza, cioè da "un gruppetto di persone". Una tattica per far fuori del tutto il Parlamento in quanto sarà monopolizzato da una singola voce. Di conseguenza verrà "fatto fuori il potere del cittadino perché a questo punto i cittadini non possono più esprimersi, sono fuori, sono fuori di qualsiasi rappresentanza".


Il Presidente della Repubblica svuotato dei suoi poteri

In base all'articolo 92 della Costituzione "il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei Ministri e, su proposta di questo, i ministri".
Nella riforma questo assetto normativo verrà del tutto compromesso dal momento che, come ha spiegato Maddalena, "la Meloni, nella sua visuale, ritiene che sia importante, che sia democratico, che il Presidente della Repubblica non scelga lui il governo" ma dovrà dare l'incarico "al Presidente del Consiglio votato".
"Nel quadro costituzionale
- ha spiegato - il Presidente della Repubblica rappresenta il punto fermo, quell'uomo solo al comando, ma solo per i casi necessari, cioè per cui per quei momenti in cui la patria è in difficoltà, c'è un uomo solo, il responsabile, per la formazione di un nuovo governo. Questo potere è tolto".
Scardinato, o meglio, distorto anche l'articolo 88 della Carta: "Il Presidente della Repubblica può, sentiti i loro Presidenti, sciogliere le Camere, o anche una sola di esse". Lo scioglimento delle Camere può avvenire in diversi casi: una crisi profonda dell'assetto politico che impedisce di fatto la creazione di un Governo oppure nel caso in cui l'esecutivo dia le dimissioni e la maggioranza non sia in grado di individuare altre figure per la sostituzione. Il Capo dello Stato, secondo la normativa vigente, dopo l'apertura di una crisi di Governo avvia le consultazioni per la formazione del nuovo governo. Queste consultazioni coinvolgono i presidenti dei gruppi parlamentari, i segretari dei partiti politici, i presidenti delle camere e altre personalità ritenute utili. Lo scopo è quello di valutare le posizioni dei partiti riguardo alla formazione del governo e ai negoziati in corso.
Con la riforma invece l'incarico di formare un nuovo governo dovrà essere dato "a un deputato, a un parlamentare che fa parte di quella maggioranza che ha presentato il programma vincente. Se neanche questo è possibile", solo a quel punto il Presidente della Repubblica potrà sciogliere il Parlamento.


La corsa alle privatizzazioni

"L'Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro, invece adesso è fondata sulla privatizzazione" ha detto il vice presidente emerito della Consulta durante l'intervista ricordando la grande svendita delle società pubbliche avvenuta nel 1992 "sul panfilo Britannia ancorato Civitavecchia". Ci erano venuti a dire "che un grande mutamento socio-economico era necessario per l'Italia". Tuttavia per Maddalena questo cambio ha reso un duro colpo agli articoli 45 e 46 della costituzione che sanciscono i principi di solidarietà e di cooperazione "dei lavoratori all'azienda. Eppure c'è il più sbarcato egoismo che fa in modo che il profitto vada all'imprenditore". E poi il fenomeno della "globalizzazione, l'abolizione dei dazzi, mercato unico generale e persone come Giuliano Amato, Mario Draghi, Romano Prodi, hanno ritenuto di svendere tutto l'intero nostro patrimonio industriale. L'Italia era terza in Europa e quinta nel mondo, tutto, in modo che i profitti li facessero gli stranieri e il lavoro precario restasse a questi poveri italiani".
"Ecco che cos'è la privatizzazione - ha detto - la privatizzazione ti mantiene la proprietà vuota, svuotata di contenuto e direi, come si usa in diritto civile, l'uso frutto al gestore. Il gestore ti dà il servizio e si prende il profitto che dovrebbe andare a tutti gli italiani. Ci rendiamo conto come ci hanno ingannato".

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