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Ritorniamo sui gravi fatti accaduti all’inizio del 2022 che videro l’introduzione abusiva di alcuni soggetti nell’abitazione di Casteldaccia di Enrico Niceta, figlio del Testimone di Giustizia Angelo Niceta e anch’egli sotto protezione; abitazione che, al contempo, si constatò essere stata anche oggetto di furto con scasso, atti di vandalismo e diffusa devastazione. Era più che lecito aspettarsi ampie ed esaustive indagini riguardo a fatti di tale gravità, anche perché coinvolgevano come parti danneggiate il figlio di un Testimone di Giustizia sotto protezione per aver denunciato gravi fatti di mafia, proprietario dell’abitazione storicamente della nonna paterna, e Angelo Niceta stesso, proprietario di alcuni degli oggetti contenuti all’interno e poi asportati o distrutti.

Per ovvie ragioni nel riportare la vicenda ometteremo i nomi reali dei soggetti coinvolti riportati negli atti giudiziari e i dati che potrebbero portare ad identificarli, riferendoci ad essi genericamente.

Il 3 marzo 2022 Angelo Niceta, Testimone di Giustizia sotto protezione in località riservata, veniva informato telefonicamente da un vicino che abitava nell’adiacenza dell’abitazione del figlio Enrico Niceta (anch’egli sotto protezione insieme agli altri congiunti di Angelo) a Casteldaccia, che due persone si erano introdotte nella casa e la occupavano abusivamente; lo stesso soggetto aggiungeva, pur riportando anche particolari inesatti, che la donna, che qui ci limiteremo a chiamare "soggetto 1", di cui forniva nome cognome e inviava una foto, era una "delinquente abituale".

Mediante una ricerca tramite internet Angelo Niceta constatava da un articolo pubblicato da una testata informatica online che una donna, le cui generalità potevano coincidere con quelle indicate dal vicino di casa, era stata coinvolta in passato in una vicenda criminale di tentata estorsione in un comune limitrofo. In seguito fu effettivamente appurato che la signora in questione aveva precedenti penali per tentata estorsione e detenzione abusiva di armi.

Angelo Niceta informava immediatamente di quanto aveva appreso i Carabinieri di Casteldaccia e il Servizio Centrale di Protezione. Poco dopo, alcuni parenti della moglie di Angelo Niceta, avvertiti del fatto, si recavano presso l’abitazione di Casteldaccia per verificare quanto stava accadendo. Giunti sul posto, suonavano al campanello ed un uomo che indossava una vestaglia ed aveva un sigaro in bocca apriva la porta.

Poco dopo intervenivano sul posto i Carabinieri di Casteldaccia che verificavano che effettivamente due soggetti, un uomo ("soggetto 2") e una donna ("soggetto 1"), si erano introdotti abusivamente dentro l’abitazione del figlio del Testimone di Giustizia. In tale circostanza veniva anche constatato che l’abitazione di Enrico Niceta risultava essere stata oggetto dell’effrazione di una porta-finestra blindata al pian terreno, del furto di diversi oggetti di ingente valore per un totale stimato superiore a € 100.000,00, alcuni dei quali particolarmente ingombranti (una poltrona, apparecchi ginnici e addirittura dei lampadario di cristallo) - e inoltre di vandalismo con escrementi sparsi all’interno e generale diffusa devastazione (il lavandino del bagno risultava divelto). Era stato inoltre costruito un impianto artigianale abusivo per convogliare acqua nell’abitazione.

I Carabinieri si limitavano ad identificare i due soggetti in questione e a farli uscire con in mano due voluminosi sacchi neri, dei quali non veniva verificato il contenuto.

Successivamente Enrico Niceta provvedeva a sporgere formale querela riportando dettagliatamente l’accaduto all’autorità giudiziaria; anche il padre Angelo Niceta, a sua volta, inoltrava un esposto-denuncia alla Procura di Termini Imerese.

Il 01/04/2022 Angelo Niceta veniva contattato tramite messaggi vocali e telefonate dalla figlia del vicino di casa che lo aveva avvertito per primo, che lo informava che parte della refurtiva si trovava in un terreno adiacente all’abitazione di proprietà del figlio Enrico, di proprietà di "soggetto 3", nascosta sotto un telone che era stato sollevato e spostato dal forte vento, e inviava delle foto a tale riguardo.

In una di queste foto Angelo Niceta riconosceva una poltrona, "pezzo unico" di notevole peso e dimensioni che si trovava storicamente nell’abitazione ed era stata asportata durante il recente furto con scasso.

Intervenivano i Carabinieri, i quali provvedevano a sequestrare la poltrona in questione. In tale frangente, secondo quanto riportato dal "verbale di rinvenimento e restituzione" che qui riportiamo, "soggetto 3" (il proprietario del terreno) aveva "disconosciuto la proprietà degli oggetti rinvenuti, dichiarando che "aveva autorizzato tale ‘soggetto 1’ [la donna che si era introdotta abusivamente nell’abitazione di Enrico Niceta, ndr] a lasciarla temporaneamente in detto luogo".

Riportiamo nelle foto, a documentazione di quanto stiamo affermando, la copia del "verbale di rinvenimento e restituzione" sequestro della poltrona e di altri oggetti redatto il 01/04/2022 dai Carabinieri di Casteldaccia e le dichiarazioni rese al Servizio Centrale di Protezione da Angelo Niceta, proprietario della poltrona, nella stessa data.

Lo scorso 09/11/2024 il Servizio Centrale di Protezione dapprima consegnava al solo Enrico Niceta una generica ed incomprensibile notifica priva di allegati, poi, solo in seguito a ripetute insistenze, notificava ad Enrico Niceta un "atto di citazione a giudizio" in cui lo stesso era "parte offesa" in un procedimento per il solo reato di "invasione di terreni ed edifici" (art. 633, comma 1 codice penale) per il quale risulta imputato solo "soggetto 2". Per questo solo reato "minore" si procedeva con citazione diretta davanti al Giudice di Pace.


niceta carte mancanti

Scorrendo l’atto, si evince che "soggetto 1", la donna che si trovava nell’edificio il 03/03/2022, identificata dai Carabinieri ed in seguito chiamata in causa da "soggetto 3" quantomeno relativamente al furto della poltrona, non solo non risulta imputata nel procedimento, ma è citata nella lista dei testimoni, neppure come teste assistito o imputato in reato connesso; nei documenti citati nell’atto non vi è traccia del "verbale di rinvenimento e restituzione" della poltrona rubata e di altri oggetti del 01/04/2022.

L’atto, che porta la data del 05/10/2023, è stato notificato ad Enrico Niceta quale "parte offesa" solo il 06/02/2024, ben oltre i termini di legge e a distanza di soli 11 giorni dall’udienza fissata il 17/02/2024 presso il Tribunale di Termini Imerese. Ad Angelo Niceta, qualificato anch’esso nell’atto come "parte lesa", non è mai stato notificato alcunché.

Non solo. Dapprima al Testimone di Giustizia Angelo Niceta, nel frattempo oggetto di un atto intimidatorio (un disegno sotto l’abitazione raffigurante una sagoma sfracellata al suolo) - si legga al riguardo il post che abbiamo pubblicato:

Nuove minacce al testimone di giustizia Angelo Niceta: disegnata sotto casa sua sagoma di un uomo - è stato "sconsigliato" dai referenti per la sicurezza del Servizio di Protezione di recarsi in Sicilia all’udienza ed in seguito addirittura "vietato", aggiungendo senza ulteriori precisazioni che "il giudice non vuole".

In seguito è stato comunicato al Testimone di Giustizia, per il quale fino a pochi mesi fa era previsto addirittura un "dispositivo di protezione di 2° livello" quando si recava in Sicilia (la scorta con almeno 2 auto blindate con 3 agenti ciascuna), che se si fosse recato all’udienza in Sicilia non sarebbe stato scortato né protetto in alcun altro modo dallo Stato.

Angelo Niceta si è recato ugualmente insieme al figlio Enrico all’udienza dello scorso 17/02/2024, con mezzi di trasporto low cost, giungendo al Tribunale di Termini Imerese in autobus.

L’udienza è stata rinviata per un vizio di notifica all’imputato. Il giorno dell’udienza, nonostante non fosse tecnicamente imputata né chiamata a testimoniare in quell’udienza, la donna del quartiere Sperone-Brancaccio qui indicata come "soggetto 1", con precedenti per tentata estorsione e detenzione abusiva di armi, è stata vista da Angelo Niceta sostare nei pressi dell’entrata del Tribunale di Termini Imerese e in seguito al bar del Tribunale mentre Angelo Niceta ed Enrico Niceta facevano colazione.

Quando, infine, Angelo Niceta si è recato presso la Cancelleria del Tribunale di Termini Imerese per chiedere di poter visionare gli atti del procedimento in questione, l’accesso agli stessi non gli è stato consentito.

L’episodio di cui stiamo parlando è già caratterizzato in origine da una grave mancanza da parte degli organi preposti alla protezione di Angelo Niceta e della sua famiglia, visto che, contrariamente a quanto prevede la Legge, non era stata adottata alcuna misura di protezione per l’abitazione del familiare di un Testimone di Giustizia, nota per essere anche l’abitazione di famiglia, in cui si era verificato un precedente episodio nel 2019 di intrusione mediante effrazione di ignoti. Protezione che lo stesso Angelo Niceta ha sollecitato con una PEC al Prefetto di Palermo inviata in data 26/04/2023, rimasta a tutt’oggi senza alcun riscontro mediante l’adozione di idonee misure di protezione dell’immobile.

Nel frattempo Angelo Niceta vive letteralmente "alla fame" insieme alla moglie e ai 4 figli, alcuni dei quali non potranno più completare gli studi per motivi economici, ridotto in tale condizione dal mancato adempimento da parte del Servizio Centrale di Protezione di quanto previsto dalla Legge e di quanto deliberato dalla stessa Commissione Centrale del Ministero dell’Interno.

Anomalie che seguono altre anomalie verificatesi in precedenza, di cui abbiamo dato in parte conto su questa pagina, a partire dalla tardiva approvazione del "programma definitivo di protezione" e dalla mancata corretta rivalutazione del mensile per il mantenimento del Testimone di Giustizia, che per anni ha costretto il Testimone e i suoi familiari a vivere in condizioni di grave indigenza, per i quali Angelo Niceta è stato costretto ad intraprendere ben due scioperi della fame.

Quali accertamenti sono stati effettuati per appurare la verità ed accertare tutte le responsabilità rispetto ad un fatto tanto grave e potenzialmente intimidatorio verso un Testimone di Giustizia e i suoi familiari? Che spiegazione trovano le gravi anomalie precedentemente descritte da parte del Servizio Centrale di Protezione? Perché Angelo Niceta insieme ai suoi familiari si trova alla fame e in una evidente situazione di rischio per la propria sicurezza, privo di qualsiasi misura di protezione, mentre vi sono, oltre a quello di cui abbiamo parlato, altri procedimenti giudiziari in essere basati anche sul suo apporto dichiarativo e testimoniale? Perché lo Stato continua a non applicare ciò che prevede la Legge e quanto già disposto dalla stessa Commissione Centrale?

Tratto da: facebook.com

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