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Presentato il libro di Michelangelo Di Stefano, "Il treno del sole e i cinque anarchici. L'ombra di Gladio, 'Ndrangheta stragista e falange armata"

Dal ricordo del sacrificio dell'imprenditore Mario Dodaro alle emozionanti parole della giovane Letizia, figlia di Maria Chindamo. E poi ancora le testimonianze di Vincenzo Chindamo, il magistrato Alfredo Morvillo, fratello di Francesca Morvillo, moglie di Giovanni Falcone, e con lui morta nella strage di Capaci, Salvatore Borsellino, fratello del magistrato Paolo Borsellino, Piera Aiello, testimone di giustizia, Carmela Ferro, compagna di Peppe Valarioti, intellettuale comunista ucciso dalla 'Ndrangheta a Nicotera, Pierluigi Ferrami, figlio di Lucio Ferrami, l’imprenditore ucciso ad Acquappesa per aver denunciato le richieste estorsive della criminalità  e Raffaele Losardo, figlio di Giannino Losardo, il segretario della procura di Paola ucciso a Cetraro. E' così che la fondazione Mario Dodaro, imprenditore ucciso a Castrolibero il 18 dicembre del 1982, ha organizzato una giornata al Parco degli Enotri a Mendicino dedicata alla memoria ma anche alla riflessione su ciò che è necessario per fronteggiare mafie e sistemi criminali. Intervistati da Luciana De Luca, giornalista del Quotidiano del Sud, gli ospiti sono riusciti a creare un'atmosfera ricolma di emozioni, culminati nell'abbraccio tra Carmela Ferro e Letizia Chindamo, in una sorta di passaggio di testimone nell'impegno del ricordo che si potrebbe sintetizzare nelle parole di Peppe Valarioti: "Se non lo facciamo noi chi deve farlo?".
"Mio padre ha scelto la libertà decidendo di non piegarsi alle minacce della criminalità organizzata" ha detto Antonella Dodaro nel suo intervento di apertura dei lavori. Lucio Ferrami, oltre ad aver voluto ricordare il padre ha evidenziato come "oggi non si è più soli come in passato anche per la presenza di associazioni antiracket che sono presenti nel territorio". 
Particolarmente emozionante, lo abbiamo detto, la testimonianza dei familiari di Maria Chindamo, rapita e uccisa nel maggio 2016 a Limbadi. Una storia drammatica con il suo corpo che, secondo le testimonianze dei collaboratori di giustizia, è stato dato in pasto ai maiali. "Maria voleva essere una donna libera ed è stata vittima dei una subcultura 'ndranghetista, patriarcale, maschilista e retrograda - ha detto Vincenzo - La volevano mettere a tacere ma è evidente anche oggi che Maria non è rimasta in silenzio". 


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Importanti anche le testimonianze del coordinatore regionale dell’associazione “Libera” Giuseppe Borrello e Federica Giovinco del “Movimento delle Agende Rosse” che hanno parlato dell'impegno civile, così come Alfredo Morvillo e Salvatore Borsellino. L'ex magistrato ha lanciato un monito contro l'assopimento che oggi si respira a Palermo: "Le urla dei palermitani onesti ai funerali sono ormai diventati dei cinguettii, la gente non è riuscita a liberarsi della cappa della mafia. Lo Stato ha reagito, ottenendo dei brillanti risultati ma da parte della società civile e della politica non c'è ancora stata una presa di distanza netta dalla mafia". 
Salvatore Borsellino, invece ha insistito nell'importanza della ricerca della verità sui misteri che si annidano su quelle stragi di Stato degli anni Novanta: "L'agenda rossa è la scatola nera della strage. Temo che giaccia in un sotterraneo di qualche palazzo romano. Se nessuno cerca la verità non la si troverà mai". 
Nella mattinata sono anche intervenuti Luca Chianell, criminalista e Silvana Ventra, figlia di Giovanni, consigliere del Partito comunista ucciso a Cittanova nel 1972. 
Carmela Ferro ha ricordato il sogno di Peppe Valarioti capace di ispirare anche le giovani generazioni. Mentre Giannino Losardo è stato ricordato dal figlio, Raffaele. 
Infine è intervenuta anche Piera Aiello che ha raccontato la propria esperienza di testimone di giustizia, vissuta assieme alla cognata, Rita Atria, ed in particolare a Paolo Borsellino.


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Piera Aiello e Luciana De Luca


I nuovi pretoriani
La sessione pomeridiana si è aperta con l'intervista ad Antonio Nicaso che ha analizzato l'evoluzione della 'Ndrangheta in questo tempo evidenziando il percorso criminale e l'uso delle nuove tecnologie. Quindi ha evidenziato come lo spazio cibernetico via considerato un'estensione del mondo reale tanto che i clan occupano determinati spazi con sempre più insistenza e coinvolgendo anche abili hacker.
Successivamente si è tenuta la tavola rotonda, moderata dal nostro capo redattore Aaron Pettinari, con riflessioni partendo dal libro di Michelangelo Di Stefano, Cattedra di intelligence all’Istituto italiano di Criminologia e autore del libro: “Il treno del sole e i cinque anarchici. L'ombra di Gladio, 'Ndrangheta stragista e Falange Armata". Oltre all'autore sono intervenuti il professore dell’Unical Giancarlo Costabile, Antonella Aricò, sorella di Gianni, uno dei cinque ragazzi anarchici morti in uno strano incidente stradale alle porte di Roma, Stefano Mormile, fratello di Umberto Mormile, l’educatore carcerario ucciso a Opera dalla Falange armata e Brizio Montinaro, fratello del caposcorta di Giovanni Falcone morto nella strage di Capaci, e il giornalista Antonio Anastasi. 
Così si è messo un punto su una serie di vicende che fanno parte della nostra storia ma che spesso vengono nascoste o quasi al grande pubblico.


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Tra queste la misteriosa morte di cinque giovani nella notte tra il 26 e 27 settembre del 1970, proprio nel momento di passaggio all’ora legale, una Mini minor targata Reggio Calabria, finiva sotto un camion, sul tratto autostradale Napoli-Roma, a 58 km dalla capitale. Morivano Angelo Casile, Gianni Aricò, Franco Scordo, Luigi Lo Celso, giovanissimi anarchici calabresi, i primi tre reggini. Annalise Borth, tedesca, giovanissima moglie di Gianni Aricò, veniva ricoverata al San Camillo a Roma, dove morirà venti giorni dopo.
Per molto tempo si parlò di un incidente e molti strani e inquietanti elementi che avrebbero dovuto portare a investigare, non furono presi in considerazione.
La procura di Roma chiuse immediatamente il caso e non se ne parlò più finché negli anni ’90 il giudice Salvini riaprì il capitolo delle stragi di Stato e, grazie alle confessioni di un pentito (tale Lauro), scoprì che a Gioia Tauro il 22 luglio del 1970 il deragliamento del Treno del Sole, dove morirono sei persone e ci furono ben 139 feriti, non era stato un incidente. Rientrava a pieno titolo nella strategia della tensione: vennero presi gli esecutori ma, come al solito, non i mandanti, come per tutte le altre stragi di quegli anni in cui i servizi segreti (è un ossimoro definirli “deviati”) hanno avuto la regia.
Questi giovani anarchici stavano portando a Roma un dossier che riguardava proprio il deragliamento del treno e, a quanto abbiamo appreso negli ultimi anni, anche alcune informazioni importanti che riguardavano Junio Valerio Borghese e il suo tentativo di golpe.


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L'autore del libro, Michelangelo Di Stefano, Antonella Aricò e Stefano Mormile 


Partendo da qui è stata fatta un'analisi su una serie di fatti che hanno attraversato la storia del nostro Paese, da Portella della Ginestra, fino alle stragi, la scomparsa e la morte di Aldo Moro, e i progetti eversivi con i tentativi di golpe, unite in un unico filo nero che guarda oltre oceano. 
Di Stefano nel suo intervento ha spiegato le dinamiche geopolitiche della Guerra Fredda, in cui gli Stati Uniti hanno infatti esercitato un’influenza occulta sull’Italia, ponendola di fatto sotto tutela e mantenendola in asse e armonia con gli interessi atlantici. Di conseguenza di tutti i processi democratici nati spontaneamente nelle piazze, nelle università e nei movimenti sindacali sono stati frenati, repressi o bloccati attraverso strategie che non appartengono alle democrazie occidentali.
L'evento pomeridiano si è concluso con l'intervista al procuratore aggiunto di Firenze Luca Tescaroli che non ha parlato solo del valore della memoria ma ha anche evidenziato ciò che resta da approfondire sulle stragi e l'importanza delle collaborazioni con la giustizia, "senza le quali oggi non sapremmo nulla sulla mafia e sui rapporti che ha avuto con settori della politica, dell'economia". 

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