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Irriverente, coraggioso e con un grandissimo senso di giustizia: queste gli aspetti principali del carattere di Antonio Prisco, rider, responsabile della categoria per la Nidil Cgil. Nel 2020 aveva portato in Tribunale Deliveroo, per l’utilizzo dell’algoritmo «Frank»: che emarginava i lavoratori che, per motivi personali legati a diritti come la malattia e lo sciopero, non si rendono continuativamente disponibili al lavoro. La sentenza è stata una svolta epocale nei diritti sindacali della categoria.

Il 31 dicembre 2020, per la prima volta in Europa, un Tribunale, quello di Bologna, stabilì, infatti, che l’algoritmo è «cieco e pertanto indifferente alle esigenze dei ciclofattorini, che non sono macchine, ma lavoratrici e lavoratori con diritti». Antonio Prisco aveva 37 anni.


prisco antonio landini sede rider


Alla presenza del Segretario Generale della CGIL Maurizio Landini questo pomeriggio è stata inaugurata la prima casa dei rider a Palermo, in via Pignatelli Aragona, che porterà il suo nome. La casa sarà un punto di riferimento per i lavoratori di una categoria tra le più precarizzate e le meno tutelate nel panorama lavorativo italiano.

Maurizio Landini ha quest’oggi incontrato la città di Palermo con diversi appuntamenti pubblici, il primo dei quali alle 10 in un cinema Rouge et Noir pieno sino all’inverosimile, iniziative di sensibilizzazione rispetto alla grande mobilitazione nazionale del 7 ottobre a Roma, La Via Maestra - insieme per la Costituzione.


epyc eu pa sede


Gig economy
Una delle ultime frontiere dello sfruttamento è la cosiddetta gig economy (“economia dei lavoretti”) definita dalla Treccani come “Modello economico basato sul lavoro a chiamata, occasionale e temporaneo, e non sulle prestazioni lavorative stabili e continuative, caratterizzate da maggiori garanzie contrattuali”.  La gig economy è il sogno di ogni capitalista: una forma brutale di sfruttamento in cui i lavoratori, privi di ogni diritto, sono completamente isolati l’uno dall’altro e controllati da una piattaforma digitale, malamente retribuiti esclusivamente sulla base del lavoro svolto, licenziabili senza pietà. Ovviamente l’ideologia padronale rappresenta questo modello di organizzazione del lavoro come un mondo idilliaco in cui studenti o lavoratori dedicano ogni tanto una parte del loro tempo libero, divertendosi (magari pedalando allegramente in un delizioso pomeriggio primaverile) ed arrotondando il loro reddito preesistente con qualche lavoretto occasionale. Nella realtà dei fatti i lavoratori della gig economy vivono in genere solo di questo lavoro e spesso sono disoccupati di lungo corso o immigrati impossibilitati a trovare impieghi migliori. Il punto fondamentale, cioè la natura giuridica del rapporto di lavoro, viene però pilatescamente lasciata irrisolta, per cui i ciclofattorini, secondo i casi, possono essere considerati lavoratori parasubordinati (co.co.co.), autonomi o subordinati.
   

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