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Scampato a due attentati, Hipólito Mora è stato il fondatore del movimento di autodifesa contro i Cartelli della droga

Dopo essere sopravvissuto a due attentati, Hipólito Mora, messicano e coltivatore di limoni, è morto sotto una pioggia di proiettili esplosi da 25 sicari del cartello della droga. I killer, prima hanno bloccato il mezzo blindato sulla quale Mora stava viaggiando e dopo averlo squarciato con oltre mille proiettili, lo hanno dato alle fiamme. Mora aveva 68 anni e sapeva benissimo che le possibilità di morire erano molto elevate. Infatti, circa dieci anni fa, nonostante le continue minacce, Mora ha deciso di iniziare una guerra contro i Cartelli della droga messicani: a volte avvantaggiati dall’incapacità dello Stato, altre volte dalla sua complicità. Il valoroso e determinato contadino messicano che diversi giorni fa ha perso la vita combattendo contro l’egemonia dei narcos, ha una storia simile a molti altri che prima di lui, in Messico, hanno perso la vita combattendo la guerra alla droga. Mora è stato il fondatore di un movimento di autodifesa costituito da numerosi cittadini che, dal 2013, hanno dimostrato grande coraggio e determinazione nel contrastare attivamente la Familia Michoacana con i relativi alleati e la Jalisco Nueva Generación, i due principali gruppi criminali che si contendono il territorio con estrema violenza, soprattutto da quando il signore indiscusso della droga, Joaquín Archivaldo Guzmán Loera, noto con il nome di “El Chapo”, è stato arrestato e condannato all’ergastolo negli Stati Uniti. Infatti, proprio nel 2013, stanco di subire le solite angherie perpetrate dai narcos messicani, Mora, insieme ai suoi concittadini, inizia la battaglia contro i criminali che passano da Tierra Caliente del Michoacán, un paese messicano che rappresenta la via principale per spedire la droga negli Stati Uniti. Il gruppo di autodifesa fondato dal coraggioso contadino riesce a placare la violenza scaturita dai narcos, ma nel 2021 la guerra tra i Cartelli della droga torna ad intensificarsi. Hipólito Mora, oltre a subire altre minacce, viene anche screditato e indicato come un personaggio in combutta con i narcotrafficanti. Intanto, riesce ad ottenere dal governatore un furgone blindato e una scorta di tre uomini. Seguono due attentati contro la sua persona, ma il terzo, avvenuto giovedì scorso, è quello che ha tolto la vita al coraggioso contadino messicano. Quattro blindati hanno bloccato il mezzo su cui Mora stava viaggiando e lo hanno ucciso con una quantità impressionante di proiettili prima di darlo alle fiamme. L'episodio ha avuto un forte impatto sulla popolazione messicana. Anche il vescovo di Apatzingán, Cristóbal Ascencio García, è intervenuto rimproverando il presidente del Messico, Andrés Manuel López Obrador, impegnato nella sua campagna elettorale in vista delle elezioni che si terranno nel 2024: “Invece di festeggiare nello Zócalo - ha ribadito il vescovo García  - perchè non ha proclamato un giorno di lutto nazionale? Stiamo perdendo sensibilità alla violenza”. Immediata la replica di Obrador: “Il vescovo ha diritto a manifestare - ha replicato - ma ci sono momenti in cui la gerarchia ecclesiastica ha più simpatia per i potenti, molto contrari al sentimento, all’essenza del cristianesimo”.

Fonte: La Repubblica

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