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Allo stabile occupato, confiscato alla mafia, giunta l’assessora Tirrito: istituito tavolo di incontro il 7 novembre per trovare soluzioni alternative. Lo sgombero è momentaneamente rinviato

Niente sgombero, almeno per ora, allo stabile occupato di via Riccardo da Lentini, nella borgata Uditore di Palermo, dove dal 2012 vivono quarantadue famiglie. Qualche giorno fa era arrivata l’ordinanza dello sgombero emesso dalla Prefettura e richiesto dall’Agenzia dei Beni Confiscati previsto per ieri mattina, ma giovedì pomeriggio, dopo le proteste finite sui giornali delle famiglie e le pressioni dei sindacati, la Prefettura ha fatto sapere che ieri non avrebbe proceduto al provvedimento. A comunicare la notizia è stato il Sunia Palermo. “Giovedì abbiamo interpellato il prefetto di Palermo, il Sindaco e l’agenzia nazionale beni confiscati alla mafia e i due co-autori delle comunicazioni arrivate poco tempo fa alle famiglie”, ha esordito al telefono il segretario Zaher Darwish. “Ci siamo appellati affinché non avvenisse lo sgombero e abbiamo ritenuto che in caso venissero offerte alle famiglie alternative soddisfacenti, adeguate ai loro bisogni, le avremmo prese in considerazione. Quindi ci siamo messi in contatto con la prefettura sollecitandola in vari modi e ci ha contattati anticipandoci che oggi non ci sarebbe stato nessuno sgombero”. Una risposta “che ci soddisfa”, ha commentato Darwish, “ma riteniamo che comunque debba essere istituito un tavolo congiunto in prefettura che veda la presenza di questa, delle famiglie e dei sindacati per pensare a organizzare e programmare soluzioni rispetto all’emergenza abitativa sempre più persistente”.


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Un’emergenza che, nel caso di via Ricardo da Lentini, ha visto decine e decine di uomini e donne che in questi dieci anni con enormi sacrifici hanno investito, a loro spese, nella ristrutturazione degli immobili, per rendere dignitosi e confortevoli queste abitazioni. Attualmente si calcola che a Palermo ci sono circa 2500 senza casa.
Nel frattempo ieri, alle ore dieci, in via Riccardo da Lentini si sono recati il Comitato di lotta per la casa 12 luglio e diverse organizzazioni sociali, come AS.I.A. U.S.B, Comitato territoriale Olivella e Our Voice, per stare accanto alle decine di uomini, donne che insieme ai loro bambini, sono scesi dagli appartamenti del civico 30 e 32 per chiedere lo stop dello sgombero all'Agenzia dei Beni Confiscati.
Giorni fa la caserma dei Carabinieri della Zisa ci ha chiamati, uno a uno, per dirci che oggi ci sarebbe stato lo sgombero”, ci dice Ayman mostrandoci la notifica di sfratto consegnatagli a mano lo scorso 4 luglio.
Gli immobili devono essere liberati poiché sono stati assegnati alla Prefettura e sono stati dati solo 120 giorni di tempo agli occupanti per sgomberarli. “Come possiamo trovare una casa in quattro mesi?”, si chiede Ayman. “Neanche chi lavora in regola riuscirebbe”. “Siamo stati troppo trascurati”, aggiunge. Nello stabile confiscato alla mafia 10 anni fa, oggi abitano decine e decine di famiglie, tra queste risultano, in totale, almeno 80 bambini (nati e cresciuti nella borgata e frequentanti le scuole del quartiere), alcune persone con disabilità, cinque donne in stato di gravidanza e persino soggetti condannati reclusi ai domiciliari. Tutte persone che in via Riccardo da Lentini si sono insediate, chi prima chi dopo, per estremo stato di necessità e gravi condizioni di disagio economico.


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Oggi i nuclei familiari devono andarsene perché l’immobile, in mano all’Agenzia nazionale dei beni confiscati, si intende destinarlo ad altri scopi non meglio chiariti. “Come al solito col pallino del ripristino della legalità si colpiscono i più deboli”, scrive il Comitato di lotta per la casa 12 luglio. “In questi anni, lunghissimi, nessuna soluzione all'emergenza casa. Solo promesse, ma di alloggi neanche l'ombra - dichiarano gli occupanti - In un periodo di crisi legata all'aumento dei prezzi siamo costretti a preparare frettolosamente le valigie e a dormire per strada”. Eppure, assicurano, “noi siamo disposti anche a pagare l’affitto ma pure a spostarci, se c’è un'alternativa. L’importante è che abbiamo un tetto”, afferma una donna scesa nell’atrio del palazzo. “Se arriva prima lo sgombero? Resisteremo pacificamente”, afferma un giovane. “Dobbiamo lottare, non abbiamo altro da fare. La gente qua ha tanta paura”.
Noi siamo persone umili che hanno fiducia nella Costituzione e nelle istituzioni che si stanno occupando della situazione”, dice Barbara, una delle donne dello stabile a ilSicilia.it. "Ma se ci obbligheranno a dormire nelle macchine con bambini e donne in stato di gravidanza non lo accettiamo. Siamo 42 famiglie e tutte e 42 non ci spostiamo da qui se non abbiamo un tetto sicuro per noi e i nostri bambini”.


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Arriva l’Assessora, trovato tavolo di incontro ma non è tutto finito
Le famiglie in buona sostanza hanno chiesto e chiedono di avviare un'interlocuzione immediata con gli assessori del settore Emergenza abitativa, il sindaco e il prefetto, affinché "si possa trovare una soluzione stabile non solo per gli occupanti, ma più in generale per la città di Palermo".
Ieri queste istanze sono state ribadite durante il presidio tenuto nell’atrio dello stabile in cui era presente anche Tony Pellicane, portavoce del Comitato di lotta per la casa 12 Luglio, che ha parlato telefonicamente con un referente dell’Agenzia nazionale beni confiscati il quale gli ha riferito che “l’Agenzia sarebbe disponibile a valutare e decidere se sospendere l’operazione di sgombero solo ed esclusivamente se l’amministrazione comunale, nella persona di Antonella Tirrito (assessora per l’Emergenza abitativa, ndr), invia una nota ufficiale con la quale si affermi di voler avviare un tavolo col fine di trovare soluzioni alternative e adeguate per le famiglie, quindi nelle more di tutto ciò chiedere la sospensione dello sgombero”. Perciò, è stata chiamata l’assessora che verso mezzogiorno è giunta personalmente sul posto - gesto apprezzato sia dai sindacati che dalle famiglie - e ha risposto alle domande di queste ultime, ascoltando attentamente i loro disagi e richieste.


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L'intervento di Tony Pellicane, portavoce del Comitato di lotta per la casa 12 Luglio


Vogliamo una sanatoria, vogliamo una casa per i nostri figli, un tetto. Vogliamo pagare, se ci chiedono di pagare noi paghiamo. Non è un problema. Noi siamo stati abbandonati da chiunque. Abbiamo cercato aiuto ovunque ma non abbiamo avuto risposte da nessuno. Quindi dopo dieci anni, così di botta, vengono a dirci di portarci fuori”, hanno ripetuto alla Tirrito. “Rimarremmo senza residenza. Le case non ce le affittano perché non abbiamo nulla da dimostrare. E noi non possiamo dormire in mezzo alla strada. Cosa faremo?”. “Mi rendo conto che la prima esigenza fondamentale è la casa”, ha risposto l’Assessora.
L’immobile non è del comune, noi possiamo soltanto fare un’opera di mediazione tenendo presente che c’è questa situazione”, ha spiegato. “In termine di ‘potere’ sinceramente non ne abbiamo. Quindi se l’Agenzia del demanio dei beni vuole questo bene perché nella sua riprogrammazione ne vuole fare altro, noi non abbiamo nessuna voce in capitolo. L’unica cosa che possiamo fare e che farò è chiedere che questa cosa possa venire posticipata in modo che il Comune si prenda carico di queste famiglie”, ha affermato. “Noi possiamo solo prenderci tempo affinché il comune vi prenda in carico e vi accompagni a trovare una soluzione. Cioè trovarvi una casa”, ha aggiunto.


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L'assessora per l’Emergenza abitativa di Palermo, Antonella Tirrito


Quindi l’assessora si è impegnata a inviare la nota richiesta in giornata di lunedì 7 novembre e si è impegnata inoltre ad avviare un tavolo di confronto per garantire una soluzione adeguata alle famiglie.
Io parlerò con l’Agenzia sociale dei beni confiscati e capisco se non ci sono altri progetti su questo bene”, ha detto sul punto. Intanto ai sindacati è stato chiesto di stilare un censimento in quanto ci sono alcune persone che hanno un'occupazione dello stabile pregressa di 10 anni, ed altre più recente che quindi non rientrerebbero nella sanatoria regionale riguardanti le famiglie che hanno occupato prima del 31 dicembre 2017. L’idea concordata per tutte queste persone è quella di predisporre immediatamente un tavolo tecnico che possa prevedere dei progetti personalizzati, famiglia per famiglia, caso per caso. Nel frattempo le parti sono riuscite a impedire nell’immediato lo sgombero e rinviarlo in attesa dell’incontro organizzato per lunedì.
"Oggi comunque un risultato lo abbiamo portato a casa”, ha detto Pellicane a inuovivespri.it. “L’assessora Tirrito, per la prima volta, ha affermato che le occupazioni di alloggi confiscati passati nella disponibilità del patrimonio comunale, se trattasi realmente di famiglie disagiate, se hanno i requisiti per l’accesso agli alloggi di edilizia residenziale pubblica, in base alla legge regionale sulla sanatoria, approvata nel 2018, possono presentare istanza di sanatoria, cosa che sino a pochi giorni fa veniva negata”. Oggi "si apre un percorso, fatto di dialogo, di confronto e, se servirà, anche di legittime proteste".

Foto © ACFB

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