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Le parole di un legale potrebbero confermare il coinvolgimento di alcuni Carabinieri nell’omicidio del sindaco pescatore

Nuovi elementi si aggiungono a quelli già emersi sull’omicidio di Angelo Vasallo, il sindaco pescatore di Pollica ucciso la sera del 5 settembre 2010.

Dopo le dichiarazioni di Salvatore Ridosso, figlio del boss e collaboratore di giustizia Romolo Ridosso, che indicavano l’omicidio di Vassallo come il tragico epilogo di un’attività investigativa sul traffico di droga attivo dal Cilento alla Calabria e, del coinvolgimento di alcuni uomini dell’Arma dei Carabinieri: il Colonnello Fabio Cagnazzo, il suo ex attendente Luigi Molaro e l’ex sottufficiale Lazzaro Cioffi; ad arricchire il caso di particolari utili alle indagini, anche le parole della moglie di Cioffi, Emilia D’Albenzio.

Intercettata durante una telefonata avvenuta con sua sorella Concetta, la signora Cioffi si è lasciata andare ad alcune confidenze riguardo all’estate del 2010 ad Acciaroli, confidenze che confermerebbero la presenza dell’ex sottufficiale Lazzaro Cioffi ad Acciaroli nello stesso periodo in cui si è verificato l’omicidio del sindaco Angelo Vassallo.

Dalla notizia diffusa da un articolo a firma di Vincenzo Iurillo per “Il Fatto Quotidiano”, si apprendono le parole concitate della signora Cioffi che confermano la presenza ad Acciaroli anche del Colonnello Cagnazzo insieme a quella di suo marito Lazzaro: “Lui era stato avvistato lì due o tre giorni prima (Cioffi, ndr).” - continua - “C’era Cagnazzo… teneva la casa là… non pensano che se Lazzaro dice la verità… e intanto il nome che è venuto fuori è solo il suo (Cioffi, ndr)”. Tuttavia, la conversazione diventa ancora più interessante quando la moglie di Cioffi,  Emilia D’Albenzio, ha proseguito con veemenza: “Sì, sì. Glieli vado a fare io i nomi. Se è così. Io parlo! Non me ne fotto proprio. Solo mio marito?! (…) ed è indagato solo mio marito della squadra”.

Uno sfogo durissimo che dimostrerebbe l’intenzione della signora Cioffi di coinvolgere nelle indagini “la squadra” nel caso in cui suo marito dovesse essere l’unica persona coinvolta nell’omicidio del sindaco Vassallo.

Considerando le complicazioni sorte con la morte di Raffaele Maurelli, indicato da Salvatore Ridosso come mandante dell’omicidio Vassallo, al momento, nonostante il prosieguo delle indagini che, oltre ad interessare Cioffi, Cagnazzo e Luigi Molaro, hanno interessato anche altre sei persone tra cui i tre fratelli e imprenditori Federico, Giovanni e Domenico Palladino, purtroppo, gli inquirenti non hanno ancora rintracciato elementi utili ad identificare la persona che il 5 settembre del 2010 ha sparato contro il sindaco Angelo Vassallo. Ciò nonostante, è risaputo che la sera dell’omicidio, Molaro, Cagnazzo e alcuni dei fratelli Palladino, decisero di sedersi al tavolo del ristorante di Claudio Vassallo, fratello del sindaco Angelo Vassallo, per una cena che, lo stesso ristoratore, ha definito come strana e molto rumorosa.

Inoltre, leggendo l’articolo de “Il Fatto Quotidiano”, si scopre che un avvocato vicino a Vassallo e, per motivi di lavoro anche vicino ad una delle persone indagate, avrebbe confidato ad un dirigente della Dia di Salerno alcune ipotesi personali, deduzioni che vedevano Molaro e Cagnazzo direttamente coinvolti nell’omicidio Vassallo.

L’ipotesi formulata dall’avvocato e inserita all’interno di un'informativa del Ros, lascia intendere che “Molaro la sera del 5 settembre 2010 si fosse allontanato ‘dal gruppo’ e Cagnazzo avrebbe fatto delle pressioni sui fratelli Palladino affinché tutti dicessero che costui era sempre stato con loro”.

Le dichiarazioni non sono state formalizzate dall’avvocato ma presentate ai pm dal dirigente della Dia, il quale ha aggiunto anche altri elementi appresi da un politico del Cilento. Questi, infatti, avrebbe riferito di un suo incontro avvenuto con il legale successivamente a quello avvenuto tra lo stesso avvocato e i fratelli Palladino: “Appariva letteralmente sconvolto e gli ripeteva ‘sono stati loro... Tu hai capito che sono stati loro’ - ha precisato il politico -”.

Parlando con il poliziotto, l'avvocato ha precisato di non aver raccontato questi particolari perché aveva paura: "A casa Palladino si parlava dell’omicidio Vassallo… - ha precisato il legale -. Era intervenuta la moglie di Palladino contestando al marito il fatto che aveva accompagnato Cagnazzo e Molaro a casa di una persona che abitava vicino al luogo dove era avvenuto l’omicidio e che poteva aver visto qualcosa. Tuttavia, il marito della donna, seccato, l’aveva invitata a stare zitta”.

Foto © Imagoeconomica

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