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C’è una “relazione causale o di concausa tra la presenza di siti di rifiuti incontrollati” e l’insorgenza di malattie come tumori alla mammella, asma, leucemie, malformazioni congenite che per decenni si sono sviluppate, distruggendo vite e causando vittime, nella cosiddetta “terra dei fuochi”. A confermarlo è l’Istituto superiore di sanità al termine di una ricerca avviata nel 2016 insieme alla procura di Napoli nord.

Il documento era particolarmente atteso dai cittadini e dai comitati campani, così è stato presentato il 10 febbraio scorso dal procuratore generale presso la Corte d’Assise di Napoli, Luigi Riello e dal presidente dell’Istituto superiore di sanità, Silvio Brustaferro.

Dall’inchiesta è anche emerso che oltre 354 mila cittadini si sono ritrovati a vivere a meno di 100 metri “da almeno un sito o più di uno” esponendo la popolazione ad una “elevatissima densità di sorgenti di emissioni e rilasci di composti chimici pericolosi per la salute umana”.

L’indagine è stata eseguita in un’area di 426 chilometri quadrati, in cui nel tempo sono stati segnalati 2.767 siti di “smaltimento abusivo di rifiuti, anche pericolosi”. I comuni interessati sono stati quelli di: Aversa, Carinaro, Casal di Principe, Casaluce, Casapesenna, Cesa, Frignano, Gricignano, Lusciano, Orta di Atella, Parete, Sant’Arpino, San Cipriano, Succivo, Teverola, Trentola Ducenta, Villa di Briano e Villa Literno e poi Afragola, Arzano, Caivano, Calvizzano, Cardito, Casandrino, Casavatore, Casoria, Crispano, Frattamaggiore, Frattaminore, Giugliano, Grumo Nevano, Marano, Melito, Mugnano, Qualiano, Sant’Antimo, Villaricca.

Le patologie più riscontrate
La procura della Repubblica di Napoli e l’I.S.S, grazie al continuativo scambio di dati ricavati dalla sorveglianza epidemiologica sulla popolazione residente, hanno evidenziato nel rapporto che, “la mortalità e l’incidenza per tumore della mammella è significativamente maggiore tra le donne dei comuni inclusi nella terza e quarta classe dell’indicatore di esposizione a rifiuti rispetto ai comuni della prima classe, meno impattati dai rifiuti”. Inoltre, è sempre scritto nel documento, che “l’ospedalizzazione per asma nella popolazione generale è significativamente più elevata, sia negli uomini che nelle donne, nei comuni maggiormente impattati dai rifiuti”. E ancora: “La prevalenza di malformazioni congenite nel loro complesso è significativamente più elevata nei comuni della classe 4 dove è maggiore anche la prevalenza delle malformazioni congenite dell’apparato urinario”.

Secondo i dati raccolti la fascia più colpita, oltre a quella delle donne, è soprattutto quella dei giovani tra i 0 e i 19 anni. “L’incidenza di leucemie e i ricoverati per asma aumentano significativamente passando dai comuni della Classe 1 a quelli delle Classi successive, con il rischio maggiore nei comuni della Classe 4 (la più appesantita dai rifiuti)”. Gli autori del rapporto, nelle loro conclusioni, hanno anche proposto alcuni interventi urgenti non solo per bloccare qualsiasi attività illecita nello smaltimento dei rifiuti, ma anche per migliorare le condizioni di vita dei cittadini, partendo dalla bonifica dei siti interessati da rifiuti tossici e pericolosi. A questi andrebbe aggiunto l’incoraggiamento di un metodo virtuoso di gestione dei rifiuti, l’attivazione di un piano di sorveglianza epidemiologica e di implementazione degli interventi della sanità pubblica nei settori della prevenzione, della diagnosi e della terapia.

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