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teresi-conf-stampa-op-agoradi Aaron Pettinari - 27 maggio 2015
Ma il Gip nega il "voto di scambio".
Corruzione elettorale. E' questo il reato contestato ai quattro politici siciliani che questa mattina sono stati raggiunti da un'ordinanza di custodia cautelare con detenzione domiciliare i deputati regionali siciliani Nino Dina e Roberto Clemente, più l’ex componente dell’Ars Franco Mineo e il candidato consigliere comunale Giuseppe Bevilaqua. A questi si aggiunge anche un finanziere, a cui è contestato il reato di corruzione. “Modificando il reato di voto di scambio - ha spiegato in conferenza stampa il procuratore aggiunto Vittorio Teresi criticando la nuova normativa - si chiede la prova della intimidazione mafiosa esercita per l’ottenimento della preferenza. Senza considerare che la stessa presenza del boss mafioso basti ad intimidire, come accade nelle estrosioni. La concezione che sta alla base delle norme sul nuovo voto di scambio distrugge tutto ciò che è stato fatto negli ultimi venti-trenta anni contro la mafia e il suo potere elettorale. Non è ammissibile che ogni volta ci si debba chiedere di dimostrare il metodo mafioso“. Proprio questo aspetto ha fatto sì che questa fattispecie non sia stata riconosciuta da gip che ha contestato agli indagati la corruzione elettorale.

Quindi ha aggiunto: “Dal giudice non è stato riconosciuto il voto di scambio politico-mafioso e l’agevolazione ai mafiosi, perché ha considerato che la legge attuale è più favorevole all’imputato. Faremo un esame della vicenda e vedremo se e quali valutazioni del gip impugnare. Io credo che il politico che si rivolge ai mafiosi, nella consapevolezza che sono mafiosi, è da considerarsi alla pari di chi mette bombe o usa il tritolo. Sono gli stessi mafiosi, ed è la stessa mafia. Questa operazione rappresenta uno spaccato plastico dell’esistenza di un rapporto di una certa politica, per fortuna in minoranza ma diffusa, che continua a cercare e a volere l’appoggio di Cosa nostra per avere consensi elettorali”. La procura aveva contestato il voto di scambio politico mafioso per l’aspirante consigliere comunale Emanuele Bevilacqua e per altri 23 indagati (tra cui molti presunti uomini d’onore dei clan di Passo di Rigano): richiesta rigettata dal gip Ettorina Contino, che nell’ordinanza di custodia cautelare, fa esplicito cenno alla riforma dell’aprile 2014. “Tale cambiamento – scrive il giudice – apportato nel corso dei lavori parlamentari dimostra, secondo la Suprema Corte, che il legislatore ha deliberatamente inserito la previsione relativa al metodo di procacciamento dei voti: sulla scorta di questo ragionamento, la Cassazione è pervenuta alla conclusione che il nuovo reato costituisce legge più favorevole all’imputato”. Nel caso specifico viene evidenziato come Giuseppe Bevilacqua, esponente del Pid, il partito di Saverio Romano, avrebbe gestito un pesante pacchetto di voti conquistato anche grazie ai suoi rapporti con esponenti di spicco del mandamento mafioso palermitano di Tommaso Natale. “Questi politici - ha detto ancora Teresi - cercano mafiosi, come Natale Gambino, Calogero Di Stefano, già condannati per mafia, che non sono una faccia diversa da quegli stessi mafiosi che mettono il tritolo o usano la pistola”. Ai boss, in cambio del sostegno, avrebbe promesso posti di lavoro per familiari o persone a loro vicine. In un secondo momento, sempre Bevilacqua, avrebbe messo a disposizione le proprie preferenze chiedendo, come corrispettivo, favori, finanziamenti per le proprie associazioni, alcune teresi-conf-stampa-op-agora-frontdi volontariato, incarichi professionali per sé e i suoi amici. “Bevilacqua - spiega il procuratore aggiunto ai cronisti - prima cerca un appoggio personale perché nel 2012 si era candidato alle comunali di Palermo, dalle indagini emerge che lui aveva già ottenuto appoggio mafiosi nel 2007 e poi lo ha fatto nel 2012. Ha ottenuto oltre mille voti. Non demorde e alle regionali appoggia Roberto Clemente, a cui da il pacchetto mafioso. Il patto era che Clemente si sarebbe dimesso in caso di vittoria alle regionali (cosa poi non avvenuta con Clemente rimasto in carica sia all'Ars che al Comune, ndr). E fino a qualche tempo fa Bevilacqua si doleva di questo sgarbo, ma non perdeva la speranza”. Alla conferenza stampa è intervenuto anche il Procuratore Capo Franco Lo Voi che ha detto: “Questa indagine conferma l’importanza delle intercettazioni che restano determinanti per l’accertamento di tutta una serie di reati”. Ed a proposito dell’arresto dell’esponente delle Fiamme Gialle il procuratore ha aggiunto: “E’ stata la stessa Finanza ad arrestarlo. E comunque questa vicenda ci insegna che l’attenzione deve restare alta anche negli apparati che si occupano del contrasto alla criminalità organizzata”.

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