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carabineri-polizia-eff"Operazione Gotha 5": 22 ordinanze e un sistema di estorsioni
di AMDuemila - 16 aprile 2015
La mafia di Barcellona Pozzo di Gotto poteva contare su nuove leve, ma oggi il gruppo criminale del messinese è stato disarticolato da 22 arresti. Le accuse: associazione mafiosa, estorsioni, rapine, contestate dal procuratore di Messina Guido Lo Forte e dai sostituti Cavallo e Di Giorgio. Al centro delle indagini le mani della mafia barcellonese su Mazzarrà Sant'Adrea, paese che "vanta" quella che è tra le più grandi discariche della Sicilia (la seconda in ordine di grandezza dopo Bellolampo), posta sotto sequestro lo scorso novembre perché considerata illegale. Ad eseguire l'operazione i carabinieri del Ros, gli agenti della squadra mobile di Messina, i militari e i poliziotti di Barcellona.

I nuovi "acquisti", a Barcellona Pozzo di Gotto, erano giovanissimi affiliati alla mafia locale, vicina alla cosca dei "Mazzaroti", punto di riferimento a Messina e dintorni anche per le famiglie di Palermo e Catania. Le indagini hanno beneficiato anche del contributo di collaboratori di giustizia e di vittime del racket: ricostruiti, infatti, diversi episodi estorsivi e intimidatori ai danni, oltre che dei titolari della discarica di Mazzarrà Sant'Andrea, anche di altre imprese commerciali e locali pubblici. L'inchiesta è nata sotto l'input di Salvatore Artino, figlio di un esponente dei Mazzaroti, le cui dichiarazioni avrebbero permesso di ricostruire un assetto criminale, a Barcellona, dominato da giovanissime leve che imponevano con metodi particolarmente violenti il pizzo alle imprese, soprattutto nelle discoteche e nei locali di Milazzo, dove costringevano ad assumere buttafuori o spacciavano droga.
Indagati anche quattro soggetti, dagli inquirenti ritenuti coinvolti in un episodio di scambio elettorale tra mafia e politica, risalente alle elezioni amministrative del 2007 a Mazzarrà Sant'Andrea. Alcuni collaboratori di giustizia, infatti, avrebbero riferito di un accordo stipulato tra uno dei candidati e il sindaco uscente, condannato in secondo grado per mafia, e due dei "Mazzaroti".
Alcuni degli arrestati ricoprivano anche ruoli di spicco, come Alessio Alesci e il nipote Giuseppe Ofria, ritenuti capi della famiglia mafiosa di Barcellona, mentre a Mazzarrà Sant'Andrea, dopo l'arresto di Tindaro Calabrese, a tirare le fila nel clan sarebbero stati Sebastiano Torre, Giuseppe Cammisa e Orazio Salvo. Un gruppo criminale temuto anche perchè aveva a disposizione diverse armi, tra cui alcuni kalashnikov, per chi si ribellava. Tra gli arrestati, anche Angelo Bucolo, considerato uno dei "componenti storici" dei Mazzaroti, fratello del sindaco di Mazzarrà Sant'Andrea, sede della discarica soggetta al pizzo barcellonese. Secondo le indagini condotte dalla Dda di Messina, sarebbe stato proprio Bucolo a controllare le estorsioni nella zona, dalla riscossione all'ordine delle intimidazioni contro chi puntava i piedi. Tra i "ribelli", anche i titolari della discarica. Bucolo, che lavorava al suo interno, racconta un collaboratore di giustizia, venne avvicinato "affinchè convincesse il fratello Salvatore, sindaco di Mazzarrà, ad intervenire nei confronti della società Tirreno Ambiente affinchè quest'ultima riprendesse a pagare le somme a titolo estorsivo".

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