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Sono stati "arrestati 7 presunti innocenti". Esordisce così il procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, sul blitz anticamorra condotto dai carabinieri questa mattina a Napoli est e a Cercola.
L'indagine dei carabinieri sul voto di scambio e corruzione è nata da una segnalazione dei vigili urbani di quel Comune ha sottolineato Gratteri, aggiungendo che è un'indagine importante non per il numero degli arrestati, ma per la tipologia del reato, la gravità del voto di scambio, che può indignare la collettività e i magistrati.
L'inchiesta è stata coordinata dal sostituto Henry John Woodcock e dall'aggiunto Sergio Ferrigno. Il gip ha accolto gran parte dell'impianto accusatorio dell'ufficio di procura.
"Ci vuole coraggio nei piccoli centri, stando a gomito a gomito con l'amministrazione, come i vigili urbani, a denunciare - ha detto ancora Gratteri - e si è arrivati ad arresti anche grazie alla prontezza del pm e dei carabinieri. La velocità nell'impostare questa indagine è stata fondamentale. Il clan De Luca-Bossa, con sopra il clan Mazzarella, quindi la camorra serie A, hanno creato l'humus culturale per questa situazione a Cercola". Nessuno degli arrestati ricopre incarichi nell'amministrazione comunale; uno, però, Sabino De Micco risulta essere consigliere della Municipalità 6 di Napoli. Tra gli arrestati figura Antonietta Ponticelli, all'epoca rappresentante della lista "Europa Verde" ma soprattutto figlia dell'ergastolano Gianfranco Ponticelli, quest'ultimo ritenuto a capo dell'omonimo clan. È stata proprio lei ad attirare l'attenzione della Polizia Locale che poi ha inoltrato una segnalazione: la donna, secondo gli investigatori, si sarebbe presentata con decine di deleghe per ritirare una trentina di tessere elettorali di cittadini che ne avevano dichiarato di averle smarrite. La Ponticelli risultava già condannata per associazione a delinquere di tipo mafioso e per questo interdetta dai pubblici uffici e privata del diritto di elettorato. La sua nomina a rappresentante di lista, quindi, non poteva che essere falsa, come poi hanno documentato gli accertamenti. Arresto anche per la candidata consigliera comunale, Giusy De Micco (all'epoca iscritta nella lista Europa Verde), che, ricostruiscono i magistrati, con l'aiuto del clan "Fusco-Ponticelli" e con la collaborazione criminale di alcuni suoi parenti ritenuti legati al noto clan "De Micco-De Martino", si sarebbe accordata con la camorra di Cercola e dell'area orientale di Napoli (con il clan Mazzarella): attraverso il padre e il fratello (Giovanni De Micco e Sabino De Micco, entrambi arrestati), avrebbe versato 1800 euro in cambio di un pacchetto di voti. Gli arresti in carcere sono stati notificati a Giuseppina De Micco, 50 anni, Sabino De Micco, 25 anni, Giusy De Micco, 30 anni, Antonietta Ponticelli, 43 anni, Salvatore Capasso, 45 anni, e Pasquale De Micco, 51 anni. Domiciliari invece per Giovanni De Micco, 75 anni. Le indagini inoltre hanno consentito di fare piena luce sul cartello camorristico "Mazzarella-De Micco-De Martino-Aprea", che opera nei quartieri Ponticelli, Barra e San Giovanni a Teduccio di Napoli. Documentati dai carabinieri anche episodi di corruzione elettorale nel 2020 ad opera del clan De Luca Bossa-Minichini e il pestaggio di un pregiudicato del quartiere Caravita di Cercola, accusato di avere acquistato voti per un candidato al consiglio regionale della Campania senza avere versato una tangente alla camorra.
Gli indagati avrebbero creato, sempre secondo gli inquirenti, con una perfetta organizzazione e suddivisione di compiti e ruoli, un meccanismo volto a inquinare l'esito delle consultazioni elettorali di maggio dell'anno scorso a Cercola.


I Colonnelli Andrea Leo e Grimaldi Pantaleone

"Sono clan pervasivi, senza ideologia, senza interesse politico, il loro unico interesse è infiltrarsi per trarne vantaggi: a Cercola la democrazia era all'asta". Così il colonnello Andrea Leo, comandante del reparto operativo nucleo investigativo provinciale di Napoli, e il colonnello Grimaldi Pantaleone comandante del gruppo dei carabinieri di Torre Annunziata, nel corso della conferenza stampa indetta dal procuratore di Napoli Nicola Gratteri. Questo atteggiamento, hanno detto ancora i due ufficiali, "si è evidenziato con il controllo nei seggi elettorali per la verifica dell'accordo di compravendita del voto". Un controllo esercitato, è stato evidenziato anche grazie alla doppia veste di alcuni rappresentanti di lista che, è stato spiegato, "erano anche rappresentanti delle organizzazioni criminali". E quanto, malgrado l'esborso di denaro per comprare voti, l'esito elettorale è stato a loro avverso, i clan "hanno anche cercato di avvicinare il vincente, ma non risulta se è il contatto ci sia stato o meno", hanno concluso i colonnelli Andrea Leo e Grimaldi Pantaleone.

Foto © Imagoeconomica

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