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L’ex ufficiale dell’Arma racconta le dichiarazioni inedite di Ilardo


Questo articolo, che riproponiamo ai nostri lettori, è stato scritto in data 10-10-2023


Nonostante gli attacchi da parte di serpenti che denigrano la mia persona e la redazione di questa testata noi continuiamo a portare avanti il nostro lavoro di informazione per il pubblico che riguarda le stragi e i mandanti esterni, ponendo in essere il lavoro di giornalisti di inchiesta e riportando documenti ufficiali quali ad esempio verbali di testimonianze, rapporti e sentenze.

Giorgio Bongiovanni, direttore di ANTIMAFIADuemila



Luigi Ilardo
le disse che la famiglia La Russa aveva contatti con Cosa nostra?

“Certo, l’ho scritto anche nel rapporto”.

È questa la dichiarazione dirompente che il Generale dei Carabinieri (in forza prima alla Dia e poi al Ros) Michele Riccio, oggi in pensione, ha detto alla trasmissione di Report.
L’informazione arrivò direttamente da Luigi Ilardo, ex boss di Caltanissetta infiltrato in Cosa nostra per conto dello Stato (ucciso prima di poter ufficialmente iniziare la collaborazione con la giustizia), che gli raccontò anche dei nuovi progetti politici della mafia siciliana. Quest’ultima nel 1994, subito dopo le bombe del 1992-'93, si riorganizzò per le elezioni che dovevano svolgersi in quell’anno e la decisione finale su chi appoggiare nella Sicilia orientale sarebbe stata presa a settembre durante una riunione dei vertici dei clan a Caltanissetta.
Da questa riunione sarebbe nato, ha raccontato Riccio, “questo supporto che bisogna dare a Forza Italia” e per la “Sicilia orientale dovevano appoggiare Vincenzo La Russa e Antonino La Russa, che però non si presenta”.
Perché proprio loro? “Perché avevano già contatti con loro da tempo”, ha riportato il militare.


ilardo report larussa


Tutto questo Riccio lo venne a sapere, appunto, da Luigi Ilardo, il quale aggiunse anche che la famiglia La Russa aveva contatti (sottolineiamo presunti dato che non c'è mai stata una sentenza definitiva in tal senso, ndr) con Cosa nostra. Le dichiarazioni vennero in seguito riportate dal generale anche all’interno del rapporto ‘Grande Oriente’, consegnato all’epoca anche all’allora capo del Ros Mario Mori.
Riccio davanti alle telecamere di Report ha poi dichiarato: "Io incontro Ilardo e lui mi dice che ci sono stati nuovi contatti con La Russa, con Vincenzo La Russa e Antonino, che avevano dato rassicurazioni che se avessero ricevuto un sostegno elettorale avrebbero mantenuto le promesse nei confronti di Cosa nostra". Antonio La Russa non si presentò poi alle elezioni ma Vincenzo che era già stato deputato della Democrazia Cristiana eletto nel 1983 a Milano, alle elezioni del 1994 decide di cambiare collegio e con il Ccd (Centro cristiano democratico) si candida nella Sicilia orientale dove verrà eletto con quindici punti di scarto sull’avversario di sinistra. Va ricordato che né Vincenzo, né Nino La Russa saranno mai indagati per le dichiarazioni di Luigi Ilardo. Eppure quest’ultimo era un soggetto di indubbio valore: “Ilardo - ha raccontato Riccio - appena esce (dal carcere di La Spezia, ndr) incontra la famiglia e Piddu Madonia gli dà formalmente l’incarico di assumere la gestione della famiglia. E Ilardo gestiva un ruolo di primo piano perché la famiglia di Caltanissetta gestiva un ruolo su Enna, su Messina e aveva voce anche a Catania, dove per altro Santapaola era molto legato a lui”.
Al di là di questo sul rapporto del ’94 non è mai stato ritenuto necessario dalla magistratura di aprire un approfondimento, mentre secondo il presidente del senato Ignazio La Russa si tratta di infondate illazioni e calunnie: "Dovreste vergognarvi per questa volgare fake news e per questa falsità, mai ripresa da alcuno, della quale risponderete in sede penale. Sappiate che sulla mia onestà posso mettere la mano sul fuoco, su quella dei miei familiari, padri, fratelli, ne possono mettere due di mani sul fuoco".


riccio report larussa


L’inchiesta di Report sulla famiglia La Russa
Per i giornalisti del programma di inchiesta il punto di inizio è Paternò, un comune siciliano dove Rosario La Russa sarebbe stato nominato dal regime fascista podestà e il padre, Antonino La Russa, che sarebbe stato segretario del partito fascista. Era di Paternò anche Michelangelo Virgillito, il discusso finanziere che, secondo la trasmissione, fu protagonista a Milano delle prime scorrerie finanziarie in Borsa.
Per Report, Virgillito, arrivato a Milano da Paternò negli anni Venti con pochissimi mezzi, passò a occuparsi di finanza facendo da prestanome a un ricco ebreo che dopo le leggi razziali del 1938 non poté intestarsi aziende e immobili.
Come molti altri venne deportato in campo di concentramento.
Così Virgillito si sarebbe trovato a capo di un impero - sempre secondo Report - dopo aver scalato il gruppo Liquigas con l’aiuto di un altro siciliano, Michele Sindona, il banchiere della mafia e della P2 ucciso in carcere di Voghera con una tazzina di caffè al cianuro, che gestiva le operazioni finanziarie e organizzava i meccanismi di raccolta dei fondi. Il banchiere verrà condannato all'ergastolo come mandante dell'omicidio di Giorgio Ambrosoli, l'avvocato liquidatore della Banca Privata Italiana.
Nel 1956, Virgillito avrebbe chiesto aiuto al compaesano Antonino La Russa, che si sarebbe trasferito a Milano insieme ai figli Ignazio, Vincenzo e Romano, per gestire le società. Divenne vicepresidente della Liquigas e a metà degli anni Sessanta, Virgillito sarebbe stato costretto a ritirarsi, travolto dai debiti. Iniziò una complicata partita di cui Antonino La Russa fu, sempre secondo Report, una sorta di informale notaio. La Liquigas sarebbe poi passata nelle mani di Raffaele Ursini, altro finanziere controverso, e la Pozzi-Ginori sarebbe passata nelle mani di Sindona. Antonino, racconta Report, sarebbe entrato nei consigli d’amministrazione anche della Pozzi-Ginori e della compagnia assicurativa Sai, che sarebbe stata presa da Ursini alla famiglia Agnelli.


mottola riccio report

Il giornalista Giorgio Mottola intervista Michele Riccio



Ursini, accusato di truffa e bancarotta, sarebbe poi scappato in Brasile. A questo punto che Antonino La Russa, dal 1972 al 1992, fu ininterrottamente senatore del Movimento sociale italiano eletto nel collegio di Paternò: Salvatore Ligresti, anch’egli nato a Paternò, si sarebbe poi impossessato della Pozzi-Ginori di Sindona e della Sai di Ursini (nel cui cda entrò il figlio Vincenzo La Russa).
Il portavoce del presidente del Senato ha riportato che "va subito affermato che dopo quasi due mesi di costose ricerche e di troupe sguinzagliate in varie regioni d'Italia, non avendo potuto trovare nemmeno un briciolo di attività non solo illegali ma anche solo inopportune del presidente La Russa, Ranucci e i suoi compagni hanno optato per cercare disperatamente di infangare suo padre e la sua famiglia - ed è questo l'aspetto che più fa infuriare il presidente del Senato - con ricostruzioni del tutto difformi dalla verità e gravemente lesive dell'onore di chi, a cominciare dal defunto Antonino La Russa che oggi avrebbe 110 anni, in vita sua mai è stato oggetto neanche di un avviso di garanzia per qualsivoglia ragione. In particolare, Report "accusa" quest'ultimo di essere stato dopo il 1956 vicepresidente della Liquigas, società di quel finanziere Michelangelo Virgillito (tuttora osannato come benefattore della Chiesa e che mai ha avuto problemi giudiziari) che la trasmissione di Ranucci falsamente accusa per un episodio risalente al 1938. Ben 18 anni prima che il padre del Presidente La Russa lo conoscesse. Ripetiamo: 18 anni prima di conoscerlo! E ancora, sempre Report riferisce di una accusa di uno sconosciuto pentito, o perlomeno a noi sconosciuto, secondo il quale nel 1994 il senatore Antonino La Russa avrebbe insieme al figlio Vincenzo, chiesto voti in ambienti criminali a favore di... Forza Italia! La circostanza già di per sé falsa e calunniosa, appare peraltro impossibile alla luce del fatto che da anni Antonino La Russa non era più candidato e il figlio Vincenzo (peraltro mai appoggiato elettoralmente dai familiari) era candidato non con Forza Italia bensì con l'Udc di Casini. E quel che più conta è che mai tale circostanza ha avuto alcun seguito giudiziario, anche minimo, né mai è stata contestata agli interessati che l'hanno potuta leggere solo su un "giornaletto" all'epoca dei fatti".


larussa dinasty report


Riguarda la puntata:
rai.it/programmi/report/inchieste/La-Russa-Dinasty

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