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bosio-sebastiano-web0La procura aveva chiesto l'ergastolo
di AMDuemila - 30 giugno 2014
Resta cosi' senza colpevole l'omicido del medico che si era opposto ai boss mafiosi Sebastiano Bosio (in foto), assassinato il 6 novembre 1981 a Palermo. Dopo quattro ore di Camera di consiglio la corte d'assise di Palermo, presieduta da Alfredo Montalto, ha assolto il capomafia Antonino Madonia, unico imputato, è stato assolto con la formula dubitativa (art. 530 del codice di procedura penale secondo comma) "per non aver commesso il fatto". Il pm Vittorio Teresi aveva chiesto la condanna del capomafia all'ergastolo.
Secondo l'accusa il professore Bosio aveva rifiutato di accordare a esponenti mafiosi preferenze nelle liste di attesa e nei ricoveri del suo reparto di Chirurgia vascolare dell'ospedale Civico. Pressioni che sarebbero giunte dall'allora direttore sanitario Giuseppe Lima, fratello dell'eurodeputato della Dc Salvo Lima.
Durante il processo il procuratore aggiunto Vittorio Teresi aveva chiesto e ottenuto la modifica del capo di imputazione per l'imputato Nino Madonia perchè “Madonia, nella sua qualità di reggente del mandamento di Resuttana, ha non solo eseguito l'omicidio ma lo ha anche organizzato e pianificato”.

Durante il processo erano stai ascoltati diversi pentiti che hanno spiegato il perché Cosa nostra si sarebbe spinta ad eliminare il primario della Chirurgia vascolare del Civico. Secondo Marino Mannoia, "Pietro Fascella, uomo d'onore della mia famiglia (Santa Maria di Gesù, ndr) ferito a un piede, era stato curato grossolanamente dal Bosio. Il piede andò in cancrena; anche Vittorio Mangano era stato operato da Bosio alle gambe per problemi circolatori e si lamentava per le cure ricevute".
Anche per il collaboratore Francesco Di Carlo, “Bosio si era accanito a operare un certo Pietro o Pino Fascella che era stato colpito da un proiettile a un piede, e gli fu amputato. Secondo i mafiosi non c'era bisogno di amputarglielo, il dottore lo avrebbe fatto perché era contro Cosa nostra”.
E che non fosse un medico a disposizione di Cosa nostra lo aveva ricordato al processo anche il collaboratore di giustizia Francesco Onorato. “A me lo disse Salvatore Micalizzi al bar Singapore - ha detto -. A ucciderlo fu Nino Madonia. Infatti Micalizzi mi disse: "u dutture si futtio u dutture" (il dottore ha ucciso il dottore). Perchè Nino Madonia veniva chiamato il dottore per la sua cultura”.
Al processo è stata anche ascoltata la testimonianza di Massimo Ciancimino: “Tutta la mafia della zona - ha spiegato Ciancimino jr, che sarebbe venuto a conoscenza del movente del delitto dal padre Vito - era interessata agli appalti sia per l'edilizia sia per la fornitura di macchinari e strumenti medici. Bosio si era opposto ad alcune segnalazioni dell'onorevole Salvo Lima per gli appalti”. Evidentemente le varie testimonianze non sono bastate per portare ad una condanna.
Il processo a Madonia è iniziato nel 2011 dopo la richiesta di rinvio a giudizio del pm della Dda Lia Sava, avanzata a seguito della perizia dei carabinieri del Ris sui proiettili utilizzati dai sicari. L'arma che fu usata per uccidere Bosio, una calibro 38, sarebbe infatti la stessa che sette mesi dopo, il 5 giugno 1982, fu utilizzata dal killer per uccidere due meccanici della borgata palermitana Passo di Rigano, Francesco Chiazzese e Giuseppe Dominici. Un omicidio per cui Madoni era stato condannato. Il boss era già stato indagato per l'omicidio ma non si trovavano riscontri e l'inchiesta stava per essere archiviata. Il gip ha chiesto nuove indagini e sono venuti fuori i proiettili del delitto rimasti per anni dentro una cassaforte dell'istituto di Medicina legale del Policlinico. Le indagini sul caso Bosio erano state riaperte tra il '95 e il '96, per essere poi di nuovo archiviate. Il pm Sava le aveva riaperte nel 2005. Mentre il procuratore aggiunto Teresi, in attesa di leggere le motivazioni della sentenza ha detto che la Procura “valuterà se fare appello”, è stata grande la delusione in aula per Lilly Bosio, una delle figlie del medico che con la madre e la sorella Silvia era in aula al momento della lettura della sentenza. “Sono sconcertata", ha affermato la vedova, Rosalba Patania, mentre la figlia Silvia ha aggiunto "Cosa volete che vi dica, certo che sono delusa... Non pensavo che Madonia venisse assolto”.  E poi ancora, parlando con il suo legale Roberto Avellone: “Pensavo che il cambio del capo di imputazione cambiasse le cose a favore dell'accusa con il cambio del capo di imputazione Madonia risultava essere l'organizzatore dell'omicidio. Ma, evidentemente, non è bastato per condannare all'ergastolo Nino Madonia”.

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