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di Aaron Pettinari - 18 giugno 2014
La Dia scopre una villa bunker del capomafia fra i palazzi
Importante operazione questa mattina da parte della Dia di Palermo che ha portato all'arresto di diciassette persone nel quartiere palermitano dello Zen dando esecuzione ad un'ordinanza di custodia cautelare chiesta dai procuratori aggiunti Teresa Principato e Vittorio Teresi, dai sostituti Francesco Del Bene, Annamaria Picozzi e Laura Vaccaro.
Tra gli arrestati anche il pluripregiudicato Guido Spina, referente della “famiglia mafiosa” dello Zen, e ritenuto responsabile di  aver diretto l’organizzazione mafiosa operante in quel territorio, essenzialmente rivolta al traffico di sostanze stupefacenti e alla commissione di estorsioni, sia nei confronti di esercizi commerciali che in danno degli stessi abitanti dei cosiddetti padiglioni dello Zen. Il blitz è scattato attorno alle quattro.
Spina, scelto dai “cristiani buoni” (così come lui chiamava i vecchi boss) negli anni è entrato ed uscito dal carcere. Attualmente si trovava agli arresti domiciliari ufficialmente per “motivi di salute” eppure era perfettamente in grado di gestire la famiglia, tanto che era stato scelto anche per provvedere alle esigenze economiche dei carcerati e dei familiari dei detenuti.

Dalla sua villa-roccaforte (un vero e proprio bunker dotato di sofisticati sistemi di sicurezza), riforniva la droga all'ingrosso e al dettaglio per quella che, secondo gli inquirenti, era una vera e propria catena di montaggio in cui veniva impiegato tutto il nucleo familiare, capace di gestire i grandi traffici di cocaina e hashish che si sviluppavano nel “triangolo” tra Sicilia, Campania e Calabria.
Gli inquirenti hanno svelato anche il traffico delle estorsioni con diversi commercianti ed imprenditori che hanno pagato il pizzo. Addirittura i residenti delle case popolari sarebbero stati costretti a pagare “la messa a posto” in cambio di servizi primari per vivere in condizioni dignitose in una zona che da sempre è portata all'estremo.


“Abbiamo trovato il quartiere Zen di Palermo sempre nello stesso stato di disordine, di degrado e di incuria da parte delle autorità pubbliche che non riescono a riportare il quartiere, ammesso che lo sia mai stato, a una condizione di legalità – ha commentato il procuratore capo di Palermo, Francesco Messineo, - In queste condizioni è ovvio che l'attività delle forze dell'ordine essendo repressiva non può risolvere il problema. Che si può fare se Guido Spina vive in una villa bunker abusiva?”. “Lo Zen - ha poi continuato - avrebbe bisogno di una profonda bonifica sociale, edilizia, insomma di riportare delle condizioni di vivibilità ambientale. Altrimenti continuerà sempre ad essere un focolaio infettivo, un luogo in cui la legge non viene osservata e in cui i peggiori traffici vengono praticati.  È una zona con abusivismo imperante. Si registrano estorsioni di piccole somme, riscosse settimanalmente, pagate da chi abita nella zona - ha aggiunto -. È un vero e proprio prelievo tributario. Nell'ottica di un anno è una sorta di piccola Imu che viene riscossa per segnare il territorio. Per fare capire che c'è qualcuno a cui bisogna rendere conto”.

"Pagare poco, pagare tutti"
Allo Zen pagavano davvero tutti. L'investitura dei capomafia di un tempo aveva dato a Spina un riconoscimento ancora più ampio. L'“obolo” pagato ai mafiosi era di cinque euro a settimana, chiesto ad ogni attività commerciale per marcare il territorio con la forza dell'intimidazione, senza scontentare in tempo di crisi. “Non è importante la quantità dell'importo - ha detto il procuratore aggiunto Teresi -. Quanto il fatto che pagassero tutti. Un segno del dominio del territorio da parte di Cosa nostra per affermare il proprio potere su quella zona. E' la forza intimidatoria che conta. Cosa Nostra ha la capacità di tarare esattamente la richiesta di estorsione e di capire quale sia la possibilità economica della vittima. La famiglia dello Zen non traeva grandi benefici economici da queste attività, ma sono delle vere e proprie estorsioni ambientali, a basso prezzo, per avere il controllo del quartiere. In via Gino Zappa per esempio tutti i piccoli commercianti pagavano cinque euro a settimana. Difficilmente si può dire di no a questa cifra anche per la capacità di intimidazione di chi te la chiede. Chiedere una somma piccola significa seminare il terrore in un'intera strada”.


Il neomelodico
Tra le curiosità emerse dall'operazione anche l'azione da parte di Spina che, sempre per ribadire il proprio grado di potere all'interno dello Zen, invitò persino il suo cantante preferito per una festa di famiglia, il neomelodico Gianni Vezzosi, che nel suo repertorio ha due titoli che saranno di certo piaciuti molto ai boss: “O killer”, la storia di un sicario di mafia, e “Lettera a papà”, la giornata di un detenuto.

Qualcosa sta cambiando
Tra gli elementi che questa mattina, durante la conferenza stampa, gli inquirenti hanno voluto sottolineare è la reazione dei cittadini. Durante gli arresti, molti abitanti del popolare rione hanno mostrato, seppur timidamente, il proprio consenso verso il lavoro svolto dalle forze dell'ordine. “Si è trattato di un segnale importante, che lascia ben sperare per il futuro” hanno detto i magistrati.

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