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riina-trasferimento-manettedi Aaron Pettinari - 11 aprile 2014
Il Dap spiega: “Così evitiamo il radicamento nelle carceri”. Ma resta il dubbio sull'opportunità
E' con un'operazione curata in ogni dettaglio che nella giornata di domenica si è dato il via allo spostamento di oltre duecento condannati per mafia e detenuti al 41 bis, ridistribuendoli tra le carceri di L’Aquila, Milano Opera, Parma, Viterbo, Ascoli, Tolmezzo, Novara, Spoleto e Roma. Le operazioni andranno avanti fino a fine mese ma quel che è certo è che in questi primi giorni di aprile ad essere spostati sono dei veri “pezzi da novanta” come Salvatore Riina, Bernardo Provenzano, Nitto Santapaola, Leoluca Bagarella, Giuseppe e Filippo Graviano, a cui si aggiungono camorristi come Raffaele Cutolo, Francesco Schiavone e Francesco Bidognetti, esponenti della ‘Ndrangheta e della Sacra Corona Unita.

Dal Dap hanno fatto sapere che si tratta di un'operazione “che avviene ogni 3-4 anni per evitare che i detenuti si radichino troppo in un ambiente”. Inoltre, rispondendo alla richiesta di chiarimenti avanzata dal ministero della giustizia Andrea Orlando sullo spostamento di Bernardo Provenzano (trasferito dal carcere di Parma a Milano, dove è stato ricoverato all’ospedale San Paolo per accertamenti ndr) hanno aggiunto: “Il trasferimento è parte di una più generale movimentazione disposta da questa Direzione Generale che ha riguardato circa 250 detenuti, ristretti in regime di 41 bis e reclusi nel medesimo penitenziario da oltre cinque anni. Nel caso di Provenzano, e di altri detenuti in età avanzata, le ragioni della movimentazione hanno riguardato anche la necessità di allocare tali soggetti in Istituti dotati di centri clinici particolarmente attrezzati e siti in territori dello stato dove l'offerta sanitaria è notoriamente migliore”. Ma c'era anche dell'altro.
Lo spostamento generale sarebbe stato deciso sul finire di novembre in una riunione congiunta tra il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ed i magistrati della Direzione nazionale antimafia e tra le questioni vagliate vi era anche la necessità di sradicare i boss ed i parenti da nuovi tessuti urbani in cui infiltrarsi. Luoghi come L'Aquila dove gli appalti per la ricostruzione possono fare davvero gola. Detto che l'iter della procedura è stato avviato a febbraio e che dell'operazione sarebbero state informate anche le direzioni distrettuali antimafia competenti appare comunque “particolare” la scelta della tempistica per effettuare i vari spostamenti.
Non è la prima volta che vengono trasferiti i capimafia (Riina ad esempio era stato spostato da Ascoli a Milano nel dicembre 2003 ndr), ma mai prima d'ora erano stati spostati così tanti boss allo stesso tempo. Da notizie di stampa si apprende che proprio il “Capo dei capi” avrebbe gradito lo spostamento da Milano a Parma e lo stesso ha fatto suo cognato, Leoluca Bagarella, passato dal carcere di Ascoli a quello di Tolmezzo, in Friuli.
Ed è forse questa l'immagine peggiore che si può ricevere da un'operazione del genere. Proprio ieri Giovanna Maggiani Chelli, commentando le vicissitudini in Senato in merito all'approvazione della legge sul voto di scambio (416 ter), diceva: “Ci fa stare in ansia vedere tutti i capi mafia, rei di strage del 1993, detenuti al 41 bis, passare da un carcere all'altro”.
Non si può poi non considerare il particolare momento storico in cui questi trasferimenti sono stati messi in atto. In questi mesi si vive una forte fibrillazione, provocata anche dai dialoghi di Riina, intercettati in carcere mentre passeggiava con il boss della Sacra Corona Unita Alberto Lorusso, in cui il capomafia condannava a morte il pm della trattativa Stato-mafia, Antonino Di Matteo. “Organizziamola questa cosa, e non ne parliamo più, facciamola grossa” diceva riferendosi ad un attentato.
Nei mesi scorsi presso il carcere Opera di Milano era arrivata anche una lettera, intestata al capomafia corleonese, firmata dalla Falange Armata, in cui era scritto: “Chiudi quella maledetta bocca ricorda che i tuoi familiari sono liberi. Per il resto ci pensiamo noi”.
Oggi Riina è a Parma, ovvero lo stesso luogo dove Provenzano ha subito una caduta accidentale all’interno della cella nel dicembre 2012. Un fatto su cui comunque è aperta un'inchiesta da parte della Procura di Palermo. Può esservi una relazione? Probabilmente no. Resta comunque il fatto che lo spostamento di oltre duecento boss nel giro di un mese fa ragionare. Un'azione che è sicuramente legittima ma che forse sarebbe stato meglio effettuare un po' per volta, abbassando così i clamori.

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