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bmw sequestro rappaPer i pm l'imprenditore era “a disposizione dei clan”
di AMDuemila - 31 marzo 2014
“Dirty Buildings” è il nome dell'operazione che nel 1997 portò alla luce i legami tra Vincenzo Rappa, condannato in Cassazione a quattro anni per concorso esterno in associazione mafiosa, e Cosa nostra. Secondo le accuse, ritenute valide nei tre gradi di giudizio, Rappa era il tipico imprenditore che subì una sorta di “metamorfosi”. In un primo momento costretto a pagare il pizzo, quando si occupava di edilizia, è successivamente divenuto riferimento per famiglie di mafia potenti come quelle della Noce (in particolare con il capomafia Raffaele Ganci), di Resuttana e dell'Acquasanta. E a mediare i rapporti vi era Ciccio Rappa (omonimo dell'imprenditore), storico boss di Borgetto. In quell'indagine venne coinvolto anche il figlio Filippo, poi assolto.

Oggi la Dia, che ha sequestrato nei giorni scorsi un patrimonio per circa 600 milioni di euro (stima ritenuta prudenziale), torna a scrivere che, nonostante non fosse inserito organicamente nell'associazione mafiosa, Rappa “avrebbe fornito un concreto e fattivo contributo al suo sviluppo strutturale, ottenendo in cambio considerevoli vantaggi sia nel settore dell'edilizia privata sia in quello degli appalti pubblici”.
A carico dell'imprenditore le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia come Salvatore Cancemi, Francesco Paolo Anzelmo, Calogero Ganci e Giovanni Brusca. Secondo i magistrati, che l'hanno condannato, Rappa sarebbe passato da vittima delle estorsioni a imprenditore mafioso “contribuendo fattivamente - scrive la Dia - alla trasformazione del ruolo delle famiglie mafiose, che da meri soggetti impositivi di tangenti, divennero imprenditori (occulti) veri e propri”.
Ed è così che in primo grado Rappa fu condannato per concorso esterno a otto anni, che divennero quattro in appello, mentre la Cassazione rese definitiva la sentenza.
Il motivo per cui si arriva oggi al sequestro dei beni è presto detto. Il Codice antimafia approvato nel 2011 ha consentito il sequestro dei beni agli eredi - i nipoti Vincenzo e Gabriele Rappa, non indagati - entro il limite massimo di cinque anni dal decesso.
Tra i beni sequestrati figurano numerosissimi immobili costituiti da appartamenti, ville, negozi, le sedi del T.A.R. a Palermo, del C.N.R. e della nota emittente televisiva siciliana Trm, nonché della Soc. Publimed e di una concessionaria di auto di grossa cilindrata con sedi a Palermo, Catania e Siracusa

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