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rancadore-domenico-web2di AMDuemila - 28 marzo 2014
La Westminster Magistrates Court di Londra aveva rigettato la richiesta di estradizione in Italia
Nessun appello contro la decisione della Westminster Magistrates Court di Londra, che ha rigettato l’estradizione in Italia per Domenico Rancadore, 65 anni e latitante da 19, arrestato lo scorso agosto nella capitale britannica con l’accusa di associazione mafiosa, estorsione e altri gravi delitti. Secondo quanto riportato dal sito della Bbc, il Crown Prosecution Service (Cps), la procura di Londra non è riuscita a presentare la domanda a causa della scadenza dei tempi previsti dalla legge. Durante un’udienza alla Westminster Magistrates' Court il giudice Quentin Purdy ha concesso a Rancadore la libertà su cauzione “incondizionata” che spetterebbe a chi non può commettere il crimine in futuro.
Rancadore era ricercato dal ’94 e già nei due anni precedenti alla cattura era stato individuato a Londra, dove viveva, dai carabinieri del Gruppo Monreale.

La Procura di Palermo aveva chiesto inutilmente l’estradizione in quanto il reato di associazione mafiosa non è riconosciuto dall’ordinamento giuridico inglese. Una richiesta mai presa in considerazione, dato che non è mai stato dato peso al ruolo di mandante esercitato da Rancadore, e quindi beneficiario di reati che non sarebbero stati commessi da lui in prima persona. Il giorno successivo alla cattura, la svolta: il giudice inglese aveva convalidato il nuovo mandato d’arresto europeo, riscritto dal procuratore generale di Palermo Roberto Scarpinato, riconoscendo infine il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso e il carattere decisionale ed organizzativo che contraddistingueva la posizione di Rancadore. Pochi giorni fa, però, il tribunale londinese ha negato invece l’estradizione in Italia sulla base di una sentenza dell’Alta Corte britannica. Nel documento di parla di Hayle Abdi Badre, un somalo di cui era stata richiesta l’estradizione da parte del Tribunale di Firenze, successivamente negata in quanto sussisteva il rischio che potesse subire trattamenti inumani e degradanti nelle carceri italiane. “Non posso distinguere il caso di Rancadore da quello del somalo” ha scritto il giudice Howard Riddle, del tribunale di Westminster. “’U professuri” come è conosciuto nell’entourage criminale (avrebbe coperto le sue attività illecite dietro un insospettabile impiego come insegnante di educazione fisica) che in Italia avrebbe dovuto scontare una condanna a sette anni di reclusione, ha dunque pagato una cauzione di 20mila sterline ed ora è tenuto unicamente a non abbandonare la propria dimora di Uxbridge, nella periferia londinese, tra le 22 e le 2 e tra le 10 e le 14.
“Il no della magistratura inglese all’estradizione del boss Domenico Rancadore è inaccettabile. Rancadore è una delle teste di vertice dell’organizzazione mafiosa, responsabile di crimini gravissimi. Sia chiaro: l’Italia è in grado di garantire la sua detenzione nel rispetto dei diritti
umani” ha commentato il senatore del Pd Giuseppe Lumia, componente della Commissione
parlamentare antimafia. Rancadore è stato descritto da molti collaboratori di giustizia come esponente di spicco della famiglia mafiosa palermitana, con importanti ruoli esercitati nel mandamento di Caccamo, e negli anni ’90 era capo di Cosa nostra in Trabia. A Londra, invece, gestiva un’agenzia di viaggi e conduceva una vita ricca di agi, oltre a continuare a percepire la pensione dell’Inpdap come ex insegnante di educazione fisica.

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