di AMDuemila - 19 settembre 2013detenzione e porto abusivo di armi, con l’aggravante dall’aver agito per agevolare il sodalizio mafioso d’appartenenza. I provvedimenti, partiti dalla Dda della Procura di Catania, sono stati eseguiti da più di un centinaio di militari dell’Arma nel corso dell’operazione denominata “Ciclope”.
Dalle indagini è emersa una spaccatura all’interno dell’organizzazione mafiosa vicina a Cosa nostra catanese, attiva nella zona di Vizzini (Catania) e in quella di Francoforte (Siracusa). Era infatti in corso una faida nata a seguito dell’arresto nel 2012 del boss Michele D’Avola. I mafiosi a lui fedeli avevano scatenato una guerra interna tentando di uccidere Salvatore Navanteri, che tentava di prendere il comando dell’organizzazione. L’aspirante leader, ferito in un agguato, stava preparando la ritorsione, ma i Carabinieri sono intervenuti per impedire la prosecuzione di una nuova guerra di mafia.
I nomi degli arrestati, rinchiusi nelle carceri di Bicocca, Siracusa, Agrigento e Milano, sono: Tommaso Vaina, di 48 anni; Alfio Centocingue, 31; Salvatore Guzzardi, 32 anni; Salvatore Navantieri, 58 anni; Cristian Nazionale, di 26; Luciano Nazionale, 23 anni; Michele Ponte, 41 anni; Luisa Regazzoli, di 54; Antonino Alfieri, 55 anni (gli ultimi due sono gli unici a risultare incensurati).
Navantieri aveva dato vita a un clan dalla forte struttura verticistica: Vaina e Alfieri erano i comandanti in seconda, mentre Centocingue svolgeva la funzione di “tesoriere” supportato da Nazionale e Ponte. Luisa Regazzoli, moglie di Navantieri, collaborava attivamente alle attività dell’organizzazione con un ruolo prettamente organizzativo, a riprova del fatto che la figura femminile non è più considerata nell’ambiente mafioso esclusivamente come custode dei segreti familiari, ma come parte attiva nella pianificazione delle azioni criminali.
Nonostante i nuovi assetti di potere in corso, all’interno del clan c’era aria di fermento a causa della scalata compiuta da Navantieri. L’8 agosto scorso i fedelissimi di D’Avola avevano messo a punto un attentato a Francoforte. Tre i colpi di arma da fuoco, che raggiungono Navantieri all’occhio (i Carabinieri hanno ritenuto che a sparare siano stati Salvatore Guzzardi e Cristian Nazionale). Da qui la pianificazione di una contromossa ritorsiva da parte dei seguaci del neo capomafia. Le intercettazioni e le delicate azioni investigative hanno permesso di bloccare sul nascere quella che poteva essere una nuova sanguinosa guerra di mafia con nove provvedimenti d’urgenza, in quanto “Temevamo omicidi e fughe degli indagati” ha dichiarato Giovanni Salvi, procuratore capo a Catania. La spaccatura all’interno del clan sarebbe stata determinata anche da alcuni omicidi e un caso di ‘lupara bianca’, fatti che tuttavia non sono supportati da elementi probatori e dunque non rientrano nelle contestazioni dei provvedimenti restrittivi.