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dia-aereo-cicerodi AMDuemila - 4 giugno 2013
Da ieri il patrimonio dei fratelli Lo Cicero è diventato a tutti gli effetti di proprietà dello Stato. In seguito alla sentenza di Cassazione, infatti, la Dia ha confiscato definitivamente i beni, del valore di 27 milioni di euro, intestati a due imprenditori mafiosi (Salvatore Lo Cicero, ora è agli arresti domiciliari per associazione mafiosa, mentre il fratello Giovanni è deceduto nel 2011, ndr) appartenenti alla famiglia dell’Arenella-Acqua Sant’Anna-Vergine Maria.
Il sequestro dei beni risale al 2001, disposto in seguito a delle indagini basate sulle dichiarazioni di alcuni pentiti che definivano i Lo Cicero come affiliati a Cosa nostra e impegnati nel ripulire i proventi delle cosche.  Nel 2008,  la sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo ne aveva disposto la confisca, ed ora, dopo una lunga attesa, questi beni potranno essere riutilizzati e messi a disposizione della società civile.

Secondo i collaboratori di giustizia, la carriera criminale dei due fratelli ha avuto inizio con la riscossione del pizzo nel mandamento di Resuttana, gestito dal boss Madonia. Ben presto Salvatore e Giovanni Lo Cicero avrebbero cominciato, secondo gli inquirenti, ad espandere il loro impero imprenditoriale stringendo affari con i boss e riciclando il denaro proveniente dalle attività illecite di Cosa nostra, che tramite le loro imprese di costruzioni, sarebbe stato reintrodotto nell’economia legale. Ma il loro affare maggiore fu la gestione del racket nel cimitero di Rotoli. La loro impresa di costruzioni funerarie, grazie alla concessione da parte del comune di enormi lotti di terreno, costruì 3.500 loculi che fruttarono un giro d’affari milionario a scapito dei cittadini di Rotoli che dovettero pagare una tomba 4 volte di più rispetto al prezzo normale. Nel frattempo i due imprenditori avrebbero acquisito un certo potere all’interno del clan, fino a coprire posti di comando. Infatti, nella indagini che nel 2008 sfociarono nel blitz Eos contro i vertici del mandamento di Resuttana, Salvatore Lo Cicero risultava a capo della famiglia dell’Arenella.
Come ha sottolineato, in seguito all’operazione di ieri, il colonnello Giuseppe D’Agata "Con la confisca siamo riusciti a colpire dei personaggi inseriti a pieno titolo in una delle famiglie più influenti di Cosa nostra”. "Si tratta di mafiosi imprenditori che hanno fatto la loro fortuna nella gestione dei servizi cimiteriali".

I BENI CONFISCATI
Un’imbarcazione; un aeromobile tipo Rondone F4 marche I – Bazz; 3 autocarri per trasporto merci; 3 autovetture, tra cui una Jaguar, 34 appartamenti, principalmente nei quartieri di Vergine Maria, Acquasanta ed Arenella; cinque grandi immobili per mille metri quadrati complessivi in un complesso edilizio di viale Regione Siciliana; 5 ville in via Vergine Maria; una ventina tra garage, uffici, magazzini, e scantinati; quote di partecipazioni azionarie e polizze vita; 6 conti correnti bancari e postali; una società per azioni, la Fasage spa; 3 società a responsabilità limitata; 2 società in accomandita semplice; 4 imprese individuali, intestati alla famiglia Lo Cicero.

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