Il pescatore fornì il tritolo a Cosa nostra
di AMDuemila - 23 maggio 2013
Il gup di Firenze Mario Profeta ha condannato all'ergastolo il pescatore siciliano Cosimo D'Amato, accusato di aver fornito il tritolo per le stragi mafiose del 1993 di Roma, Firenze e Milano. Il processo si è svolto con il rito abbreviato. E’ stato assolto solo per l’attentato di via Fauro a Roma del 14 maggio ’93. E' stata così accolta la richiesta dei pm di Firenze, Alessandro Crini e Giuseppe Nicolosi, che due giorni fa avevano chiesto appunto l’ergastolo.
Ad accusare D'Amato, indagato anche dalla procura di Caltanissetta con l'accusa di aver fornito il tritolo anche per la strage di Capaci, è in particolare il pentito Gaspare Spatuzza. E' stato quest'ultumo ad indicarlo come il fornitore del tritolo.
Secondo le accuse, Cosimo D’Amato, cugino del mafioso Cosimo Lo Nigro, pescava dai fondali marini ordigni bellici inesplosi, dai quali gli uomini del gruppo di fuoco di Cosa Nostra ricavavano tonnellate di tritolo.
Secondo la difesa il pescatore “non sapeva a cosa servisse” e per questo l’avvocato Corrado Sinatra aveva chiesto l’assoluzione per il suo assistito. “L’unica circostanza in cui Spatuzza dice con certezza che c’era Cosimino – ha detto l’avvocato Sinatra – e che gli indicò la barca dove ci sarebbe stato l’esplosivo, era nel 1992. Quella vicenda non rientra in quelle trattate in questo processo. Anche in quella occasione, comunque, non c’è prova che D’Amato sapesse a cosa sarebbe servito l’esplosivo. Le stragi non erano ancora avvenute. Per gli anni successivi non è dimostrato che sia stato D’Amato ad indicare al cugino Cosimo Lo Nigro dove andare a recuperare l’esplosivo.
In quella circostanza, secondo quanto riferito dallo stesso Spatuzza, Lo Nigro disse al cugino che il tritolo era destinato a suo padre, proprietario di un peschereccio, che se ne serviva per la pesca di frodo”.
Dopo la lettura della sentenza di condanna, il pg Giuseppe Nicolosi ha dichiarato che a questo punto si può ritenere completato il lavoro sotto il profilo degli esecutori materiali delle stragi.
“Un altro mafioso all'ergastolo: siamo soddisfatti, ci auguriamo che non ce ne siano altri impuniti. Per chiudere il cerchio mancano i mandanti esterni”, ha commentato Giovanna Maggiani Chelli, presidente dell' Associazione dei familiari delle vittime della strage dei Georgofili. “I processi dimostrano che Spatuzza è attendibile – continua la Chelli - L'unica punta di rammarico è che, con la condanna con il rito abbreviato, D'Amato non avrà il 41 bis e, con ogni probabilità, troverà il modo di alleviare l'ergastolo”. Il condannato dovrà anche risarcire ministeri, familiari delle vittime, Comune di Firenze e Regione Toscana.