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scuto-sebastiano-webdi AMDuemila - 16 maggio 2013
Nella giornata di ieri la Guardia di Finanza di Catania ha messo i sigilli all'intero patrimonio appartenente alla famiglia di Sebastiano Scuto. E così l'imprenditore siciliano, condannato in appello per associazione mafiosa, si è visto sequestrare beni per un valore complessivo di centinaia di milioni di euro. Il sequestro è stato disposto lo scorso aprile dalla Corte d'appello di Catania, che lo ha condannato a 12 anni di reclusione per associazione mafiosa, confermando la ricostruzione dei fatti del procuratore generale Gaetano Siscaro.

Sebastiano Scuto è stato riconosciuto colpevole di avere avuto contatti con la mafia siciliana in particolare con la 'famiglia' Laudani. Secondo la condanna l'imprenditore avrebbe utilizzato l' amicizia con i capi mafia al fine di espandere il suo “Impero” commerciale di catene di supermercati e grandi distribuzioni, riciclando in attività economica legale ingenti proventi delle attività illecite della cosca, la quale offriva in cambio totale “protezione” all'imprenditore. L'operazione, che si è svolta in cinque città siciliane, oltre che Salerno, Reggio Emilia, Monza e Milano, ha portato al sequestro preventivo (non essendo definitiva la condanna, ndr) di 409 immobili, tra terreni e fabbricati, quote societarie o azionarie, conti correnti appartenenti a 48 società intestate alla famiglia e conti correnti e rapporti con istituti di credito e finanziari delle varie società indagate.
Il procuratore generale Giovanni Tinebra ha tenuto a precisare che "il sequestro dei beni di Scuto, il cui gruppo aveva 1.600 dipendenti, non ha ricadute negative sulla procedura concorsuale di concordato preventivo in corso, né sul correlato piano di dismissioni". E che il piano è "finalizzato a creare risorse per il soddisfacimento dei creditori attraverso il concordato e a salvaguardare il livello occupazionale dei lavoratori interessati alla dismissione dei punti vendita ed al loro ritorno alla operatività. Anzi le legittime aspettative dei lavoratori, dei creditori, degli acquirenti e degli aspiranti acquirenti dei beni dismessi e da dismettere possono trovare maggiore garanzia attraverso la necessaria sinergia tra gli organi della procedura fallimentare e l'amministrazione giudiziaria di Aligrup nella procedura di dismissione e di perfezionamento del concordato".

ANTIMAFIADuemila
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