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nicaso-antonio0di Saul Caia - 12 maggio 2013
L’approfondimento di Saul Caia/l’intervista ad Antonio Nicaso. «È un uomo con una grossa muscolatura, una forte mascella, capelli neri e occhi scuri. Un’incrocio tra il bello e tenebroso attore spagnolo Antonio Banderas ed il crudele ed ambizioso Tony Montana, famoso gangster del film “Scarface” di Brian DePalma». A scriverlo sono Lamothe e Humphreys autori del libro “The Sixth Family”, quando parlano di Juan Ramon Fernandez in uno dei tanti capitoli che racconta la scalata al potere della famiglia Rizzuto, arrivata in Canada dalla piccola Cattolica Eraclea per impadronirsi prepotentemente del Nord America. Fernadez era nato in Spagna ed emigrato insieme alla famiglia in Canada all’età di 5 anni. Nonostante non fosse siciliano, era riuscito ad entrare a far parte della rete dei Rizzuto, grazie soprattutto alla sua fisicità e al suo temperamento, che lo avevano introdotto negli ambienti del narcotraffico diretti al Sud America. In seguito a diverse carcerazioni e ripetute estradizioni fuori dal confine canadese, l’estate scorsa subisce l’ennesima espulsione dal paese. Questa volta, con l’aiuto di due ex affiliati del clan Rizzuto, i fratelli Pietro e Salvatore Scaduto, trova riparo in Sicilia. Il corpo di Fernandez e quello di un suo “soldato”, Fernando Pimentel 35enne di origini spagnole, sono stati rinvenuti ieri dai ROS e dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Palermo in una discarica abusiva in contrada Fiorilli, nel comune di Castedaccia.

I due affiliati del clan Rizzuto vengono uccisi a Bagheria, oltreoceano, facendo presupporre agli inquirenti che l’ordine possa essere scattato dai vertici canadesi. Per capire meglio quanto successo, ricostruiamo insieme ad Antonio Nicaso, giornalista e scrittore esperto in criminalità organizzata Nord America, ciò che è accaduto a Bagheria, partendo proprio dai due cadaveri.   «L’ipotesi investigativa più plausibile nel duplice omicidio di Pimentel e Fernandez è legata alla guerra in corso a Montréal, soprattutto perché le due vittime e i due presunti assassini (ndr. Pietro e Salvatore Scaduto) avevano avuto dei trascorsi e legami con la famiglia Rizzuto in Canada. Fernandez era sicuramente un personaggio di primo piano, molto noto nell’ambiente, uomo dei Rizzuto in Ontario, entrato della compagine della famiglia solo recentemente, intorno agli anni 2000, quando la famiglia di Cattolica Eraclea aveva aperto i propri orizzonti economici e desideravano espandersi prepotentemente in Ontario».

Se il conflitto in corso riguarda la supremazia in Canada, perché viene ucciso Fernandez, che era considerato un uomo dei Rizzuto?
«A Fernandez viene imputato di non aver difeso gli interessi della famiglia Rizzuto, e non aver agito come doveva quando Vito era in carcere. Ricordiamo che durante la detenzione degli States di Vito Rizzuto, la famiglia subì numerosi attacchi e il Padrino perse il padre Niccolò, il figlio Nick e il cognato Renda. Pare che a Vito abbia gradito l’immobilità di Fernandez, la sua mancanza di azione e di controffensiva nei confronti dei rivali. Inoltre Fernandez, nonostante la recente estradizione dal Canada, desiderava far rientro in Nord America, ma il fatto che non abbia deciso di esporsi in prima persona per una delle due fazioni, gli è valsa come condanna».

Quindi alla base dell’omicidio di Fernandez resta l’attuale guerra in atto a Montréal?
«E’ possibile, c’è in corso uno scontro senza precedenti alla famiglia Rizzuto, orchestrata da Salvatore Montagna e Reynald Dejardins. In seguito i due non sono riusciti ad arrivare ad un vero accordo, pare inoltre che Montagna abbia tentato di uccidere Dejardins, a quel punto sono saltati tutti gli schemi e Dejardins ha organizzato l’agguato che ha ucciso Montagna. Prima Vito Rizzuto era con le spalle al muro, subiva inerme, perdeva familiari ed alleati nello scontro. Da quando è rientrato in Canada, le cose sembrano un po’ cambiate. Il Padrino ha recuperato terreno e la sua fazione ha decimato gli uomini e le persone vicine a Dejardins, che in passato era stato un uomo di fiducia dei Rizzuto per il narcotraffico, mentre ultimamente si era avvicinato alla ‘ndrangheta, che aveva ispirato le sue azioni punitive per indebolire la compagine di Vito. Bisogna premettere che la ‘ndrangheta non è coinvolta in prima persona nello scontro, però aveva visto di buon occhio questa possibile scissione all’interno dei Rizzuto, perché l’obiettivo della ‘ndrangheta resta mettere le mani sul porto di Montréal».

Perché è così importante il porto?
«Chi controlla il porto di Montréal, controlla il più grosso mercato del mondo, che è quello di New York. Perché da Montréal alla City ci si arriva con circa tre ore di macchina, passando per le riserve indiane, il Vermonth, sostanzialmente delle zone tranquille. Quindi chi controlla Montréal può gestire una grossa fetta del mercato della cocaina, ecco perché c’è questa guerra in corso e tutta questa grande attenzione sulla città del Quebec».

Saul Caia, giornalista, è collaboratore di “Narcomafie” il mensile di Libera e Gruppo Abele. Per Narcomafie  ha già pubblicato un’ampia inchiesta sulla mafia canadese e i suoi affari: per leggerla su Narcomafie clicca qui - La mattanza di Montrèal

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Tratto da: liberainformazione.org

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