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nicastri-vito-webdi Miriam Cuccu - 3 aprile 2013
Questa mattina la Direzione Investigativa Antimafia di Palermo ha sequestrato un miliardo e trecento milioni di beni a Vito Nicastri, conosciuto anche come il “re del vento” in quanto controverso personaggio che si muoveva, sotto l'ala protettiva della primula rossa Matteo Messina Denaro, nei redditizi ambienti dell'eolico e del fotovoltaico. Gli investigatori sono entrati in azione all'alba in Sicilia, Lombardia, Lazio e Calabria.

Si tratta del più consistente sequestro patrimoniale mai effettuato in Italia: 43 tra società e partecipazioni societarie; 66 disponibilità finanziarie (rapporti di conto corrente, polizze ramo vita, depositi titoli, carte di credito, carte prepagate e fondi di investimento); 98 beni immobili tra ville, palazzine, terreni e magazzini; 7 beni immobili registrati (autovetture, imbarcazioni, motocicli) tutti confiscati dal Tribunale di Trapani. Il provvedimento di confisca prevede anche la sorveglianza speciale per Nicastri e l'obbligo di soggiorno per tre anni ad Alcamo, suo paese natale.
Le indagini, coordinate dal colonnello Giuseppe d'Agata, hanno delineato l'identikit dell'imprenditore e la sua scalata economica. Una nota della Dia spiega come Nicastri “è stato coinvolto in numerose vicende, anche di natura penale, unitamente a qualificati esponenti mafiosi, relazionandosi con soggetti organici a Cosa Nostra. La sua contiguità, consapevole e costante, agli interessi dell'associazione mafiosa, che ha favorito la trasformazione del Nicastri da semplice elettricista a 'sviluppatore', figura imprenditoriale tipicamente italiana, connessa allo sfruttamento dell'energia da fonte eolica, facendogli assumere una posizione leader a livello nazionale nello specifico settore, lo fanno ritenere prestanome del noto latitante Matteo Messina Denaro''. Non solo. Nicastri avrebbe stretto una serie di alleanze per allargare il suo impero nel campo dell'energia pulita, che diventa sempre più spesso terreno fertile per gli investimenti mafiosi. A Palermo si sarebbe interessato alle vicende imprenditoriali di Salvatore e Sandro Lo Piccolo (in carcere dal 2007) come a suo tempo aveva rivelato il ritrovamento di un pizzino in seguito al loro arresto.  Nicastri avrebbe inoltre intessuto una proficua rete di rapporti con le consorterie messinesi e catanesi, ma anche con la 'Ndrangheta, nello specifico con le famiglie di Platì, san Luca ed Africo nel reggino, fino ad arrivare a trattare con società lussemburghesi, danesi e spagnole.
Da semplice elettricista, Vito Nicastri è riuscito a diventare uno dei massimi esperti nel settore delle energie rinnovabili, e a costruire un'attività imprenditoriale di grandi dimensioni realizzando e vendendo numerosi parchi eolici e fotovoltaici “chiavi in mano” con profitti milionari.
“E' un risultato senza precedenti” ha affermato direttore della Dia, Arturo De Felice commentando il sequestro avvenuto. “Uno degli obiettivi della Dia è fare terra bruciata attorno a Matteo Messina Denaro. Con l'operazione di oggi abbiamo messo a segno un ulteriore tassello per rendere sempre più difficile la latitanza del boss e di altri latitanti di Cosa Nostra. Togliamo la benzina al serbatoio, e non ci fermeremo fino a quando non riusciremo a ottenere il risultato finale”.
Ma questa non è la prima volta che la Dia indaga su Vito Nicastri. Nel 2009 l'imprenditore trapanese venne coinvolto nell'operazione “Eolo”, che svelò il collegamento tra Cosa nostra e la realizzazione di impianti eolici e fotovoltaici nella provincia di Trapani. Nello stesso anno ricevette un'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Avellino che portò al sequestro di sette parchi eolici e dodici società. L'anno dopo, nel 2010, venne nuovamente segnalato nell'ambito di un sequestro di beni per oltre 1,5 miliardi di euro sempre per opera del Tribunale di Trapani, delineando ulteriormente i complessi rapporti esistenti tra la mafia, l'imprenditoria e la politica locale.
Fino a questo momento, però,  sul suo conto non era mai emerso nulla di determinante per far scattare l'arresto dell'imprenditore.

In foto: Vito Nicastri by Repubblica-Palermo

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