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travaglio marco web31di Marco Travaglio
Proseguono, anche con l’ausilio dei cani sanbernardo, le ricerche dei famosi valori che l’Occidente sedicente cristiano dovrebbe difendere con le unghie e coi denti. Per fortuna non passa giorno senza che autorevoli politici, intellettuali e giornali ce li illustrino in tutta la loro sfavillante magnificenza. Ci spiegano, per esempio, che i valori si annidano fra le statuette del presepe. Senonché il Natale, ha insegnato al mondo, a prescindere dalle credenze religiose, i valori dell’uguaglianza, della semplicità, della tolleranza, della pace, della parità uomo-donna (Maria incinta di Dio e madre di suo figlio, quando le donne contavano meno di zero), dell’accoglienza degli stranieri (i magi), mentre chi vorrebbe renderlo obbligatorio nelle scuole di uno Stato laico predica esattamente i valori opposti. Quindi, per favore, lascino perdere il presepe e il Natale e – come ha scritto Daniela Ranieri – e si tengano il pandoro. Mentre in tutto il mondo sorgono cellule di fanatici islamisti pronti a togliere la vita a se stessi e ad altri innocenti che nemmeno conoscono, a nessuno viene in mente di mettersi nei panni di questi giovani allattati con l’odio e la vendetta contro i crimini dell’Occidente e di domandarsi che cosa passi nelle loro teste per spingerli a una scelta così disperata e disperante.

Perché rifiutano radicalmente la nostra civiltà così feconda di valori cristiani? Forse perché quei valori, ammesso che ce li ricordiamo, li nascondiamo benissimo. Prendiamo la coalizione dei 22 magnifici paesi impegnati nella guerra all’Isis. Nell’ultima settimana, la Russia di Putin ci ha dimostrato che la Turchia di Erdogan fa affari con l’Isis e la Turchia di Erdogan che la Russia di Putin fa altrettanto. Quindi nella santa alleanza anti-Isis ci sono almeno due foraggiatori dell’Isis, senza contare i sospetti analoghi sulla Siria di Assad, sull’Arabia Saudita e su alcuni emirati del Golfo. Tutti rigorosamente alleati nostri contro l’Isis. In quale lingua e con quali parole si spiega a un arabo fanatico delle nostre banlieue che deve tifare per l’Occidente alleato dei finanziatori dell’Isis nella coalizione anti-Isis? Da decenni la famiglia Assad domina la Siria per conto di una minoranza (il 4% della popolazione) e stermina migliaia di oppositori. Con che faccia andiamo a spiegare a un aspirante kamikaze che la vita umana è sacra e contemporaneamente che Assad è buono? E che devono venerare pure Erdogan, il bocciuolo di rosa che quei geni di Napolitano e B. volevano addirittura portare nell’Ue?

Ora l’Europa riempie Erdogan di miliardi perché elimini alla sua maniera i migranti prima che riescano a sbarcare. E l’Occidente che fino a ieri condannava e puniva con dure sanzioni Putin considerandolo un tiranno espansionista, violatore di diritti civili e umani, persecutore di gay e altre minoranze, repressore di ceceni e oppressore di ucraini, artefice di un regime dove gli oppositori finiscono regolarmente in galera alla vigilia di ogni elezione-farsa e decine di giornalisti critici muoiono sventuratamente in circostanze misteriose poi regolarmente archiviate come delitti insoluti, ora saluta in lui il nuovo crociato che gliela fa vedere all’Isis, mentre in Italia è tutta una corsa a vantarsi a chi l’ha scoperto per primo: da B. a Salvini (“Putin è meglio di Renzi”), dai fascisti che tappezzavano la Capitale di manifesti naziputiniani su su fino a Renzi, che rivendica la primogenitura del dialogo con Mosca. L’altroieri Mediaset ha presentato un docufilm agiografico, tipo vite dei santi, prossimamente sugli schermi di Rete4, sulla carriera di questo compare di B. e – scrive il Corriere – “sulle passioni di un uomo che in poche settimane ha conquistato il potere e in pochi giorni ha imparato a suonare il pianoforte” (wow!). Insomma – flauta Fedele Confalonieri, compare del compare di Putin – “nessuno al mondo può avere i meriti di Putin: è essenziale per la difesa della civiltà”. Quale sarebbe, di grazia, la civiltà che difendiamo con questo figuro? E come la spieghiamo ai siriani che fuggono dalla loro patria non solo per i massacri dell’Isis, ma anche per le stragi dell’esercito di Assad e dei caccia russi contro gli oppositori del regime? Ieri l’Arabia Saudita amica nostra ha decretato altre 50 condanne a morte, perlopiù per “crimini” religiosi, mediante decapitazione: tra i candidati alla gaia fine c’è un poeta palestinese. Fossimo nel Califfo, trasmetteremmo 24 ore su 24 su Tele-Isis i discorsi della ministra Pinotti.

La povera donna riesce a sostenere che le forniture di bombe italiane a Ryad, che poi le sgancia sullo Yemen, sono “regolari”; e contemporaneamente che “l’Italia non vende bombe all’Arabia Saudita per la guerra nello Yemen peraltro autorizzata dall’Onu”. Forse, nel contratto, Ryad non ha scritto dove e come impiegherà le nostre bombe, anche perché una volta acquistate ne fa ciò che vuole. Purtroppo è certo che le bombe sono fabbricate o assemblate nello stabilimento sardo di Rwm Italia e vendute con l’autorizzazione del governo italiano in barba alla legge italiana 185/1990 che vieta l’esportazione e il transito di armi verso paesi in guerra. Una guerra che, con buona pace della Pinotti, non è stata affatto autorizzata dall’Onu, tant’è che all’inizio del 2015, quand’è iniziata, la Germania ha interrotto le forniture belliche a Ryad. Noi invece continuiamo imperterriti. Ora la Pinotti potrebbe spiegare a un aspirante foreign fighter italiano che quelle armi servono a esportare i nostri valori nello Yemen e che i 2355 civili uccisi anche dalle nostre bombe, tra cui 640 bambini, non sono morti: dormono. E sognano la nostra bella civiltà.

Tratto da: Il Fatto Quotidiano del 5 dicembre 2015

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