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Per la Procura di Palermo riscontrati elementi di notevole gravita'
di AMDuemila – 21 aprile 2011

Massimo Ciancimino, figlio dell'ex sindaco mafioso di Palermo Vito, è stato fermato dalla polizia a Parma mentre si recava in Francia per trascorrere le vacanze. Il provvedimento è stato eseguito su ordine della Procura di Palermo (a firmarlo i pm Ingroia, Di Matteo e Guido) «per pericolo di fuga».


La contestazione che viene fatta a Ciancimino Junior è quella di di calunnia aggaravata nei confronti dell'ex capo della polizia Gianni De Gennaro e la falsificazione di un documento.
Ciancimino, già condannato per riciclaggio, è testimone in diverse inchieste di mafia tra cui quella sulla presunta trattativa Mafia-Stato.
Secondo quanto sostiene il procuratore capo di Palermo, Francesco Messineo, la Polizia scientifica nella perizia del documento preso in esame “si è espressa in termini di assoluta certezza. Gli atti della scientifica sono complessi”. Nel caso specifico il documento che sarebbe stato falsificato sarebbe soltanto uno. Il nome di Massimo Ciancimino era stato iscritto nel registro degli indagati di recente, ma dopo la consegna della perizia della scientitica la Procura di Palermo ha accelerato i tempi firmando il provvedimento di fermo urgente. Sarà adesso il gip di Parma, territorio in cui Ciancimino è stato fermato, a rappresentare l'udienza di convalida del fermo. Se dovesse convalidare il provvedimento e la misura cautelare provvisoria il gip di Parma si dichiarerà incompetente per territorio e trasmetterà gli atti a Palermo.
“Con Massimo Ciancimino non c'è nessun rapporto privilegiato da mettere in discussione, è sempre stato il rapporto normale tra un dichiarante e la Procura – ha continuato Messineo - Abbiamo utilizzato un documento nel corso di una indagine ma nel momento in cui cogliamo un atteggiamento del genere, come quello dimostrato da Ciancimino con il documento falsificato, non potevamo non intervenire”. E poi alla domanda se fosse cambiato qualcosa nei rapporti con Ciancimino da tempo, il procuratore capo di Palermo ha replicato: “Era da un pò di tempo che non lo sentivamo, a dire il vero”. E se il fermo può influire sulla deposizione di Ciancimino prevista per martedì prossimo al processo Mori, Messineo allarga le braccia: “Se può influire nel processo Mori non lo posso ipotizzare, questo è demandato ai giudici. Quello che so è che la scientifica ha segnalato che c'è una sovrapposizione in un documento. A questo punto aspettiamo la convalida del fermo eseguito oggi”.
Attualmente il figlio di Don Vito si trova in questura da dove ha commentato ad alcune agenzie: “Non capisco il fermo, vivo scortato. Dovevo essere ascoltato martedì prossimo al processo Mori e io non mi sono mai sottratto a nessun provvedimento. Io non conosco De Gennaro e non avrei nessun interesse a calunniarlo dovevo ascoltare i consigli di mio padre, ma la cosa che più mi distrugge è che questo tipo di atteggiamento non rende. Oggi saranno in tanti a gioire. Devo dare ragione a mio padre sul fatto di non potere combattere un sistema troppo grande. Mi diceva che ero un povero illuso”. E ancora: “Parlare non conviene, se avessi taciuto su tutto oggi non mi troverei in queste condizioni. Ribadisco che non mi sono mai sottatto a nessun provvedimento”.
“Mi si contesta – ha detto ancora – la falsificazione di un documento sugli oltre 250 consegnati ai magistrati. Ho sempre detto di non conoscere l’origine del materiale che fornivo alle procure. Non comprendo però il fatto che mi venga contestato il pericolo di fuga visto che ho sempre collaborato e nei prossimi giorni sarei tornato a Palermo per essere sentito dai magistrati”.
Il documento è una fotocopia di un foglio redatto da Vito Ciancimino, padre di Massimo, con un elenco di nomi di personaggi delle istituzioni che avrebbero avuto un ruolo nella cosiddetta “trattativa”. Da una perizia ordinata dalla Dda e consegnata oggi ai magistrati che conducono l’inchiesta, il procuratore aggiunto Ingroia e i sostituti Di Matteo e Guido, si evincerebbe che il nome di De Gennaro sarebbe stato scritto in epoca successiva alla redazione del manoscritto. Il documento inoltre sarebbe in contrasto con quanto dichiarato dallo stesso Ciancimino durante gli interrogatori resi alla procura di Palermo.

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