di Giuseppe Giordano - 29 aprile 2014
Caro dottor Pansa, la prego di passarmi l'espressione affettuosa che nasce dai nostri pregressi rapporti all'epoca dell'Eur. Sono qui a manifestare tutta la mia indignazione e anche l'amarezza, come ex sindacalista di Polizia ed ex ispettore di Polizia, per gli applausi e la standing ovation tributati ai tre appartenenti alla Polizia di Stato, condannati con sentenza passata in giudicato per la morte di Federico Aldrovandi (in foto). L'episodio, avvenuto durante un congresso del SAP (sindacato autonomo Polizia) a Rimini, appare di un'inaudita gravità e dimostra, semmai ce ne fosse bisogno, il totale disprezzo verso una sentenza emessa nel nome del Popolo Italiano.
L'esecrabile e direi nauseante gesto calpesta ogni elementare deontologia professionale. Mi auguro, dottor Pansa, che in difesa della stragrande maggioranza delle donne e uomini della Polizia di Stato, voglia condannare l'episodio di Rimini. Le ricordo che il nostro motto, allorquando come carbonari nel 1975, costituimmo il movimento per la smilitarizzazione della Pubblica Sicurezza, era "la Polizia tra e per la gente". Ecco, per favore intervenga per evitare che questi episodi non allontanino sempre di più la gente dalla Polizia. Il motto della Polizia di Stato è "Sub Lege Libertas" e quindi il rispetto della Legge innanzi tutto. Ma anche verso i genitori di Aldrovandi, ai quali esprimo il mio dispacere porgendo loro le mie scuse.
Con affetto.
Giuseppe Giordano, ex ispettore DIA