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di Nicola Tranfaglia
Le vicende interne del partito democratico in Italia hanno molta meno importanza, e sarebbe il caso di dirlo con chiarezza per una volta, di quelle che riguardano le due maggiori potenze mondiali. C’è un ritorno alla vecchia politica che i primi ministri inglesi hanno condotto in passato (da Churchill in poi potremmo dire) nel secondo dopoguerra: cioè di particolare vicinanza tra i due paesi anglosassoni, una sorta di euro-zona anglosassone all'interno dell'Europa a difesa dei propri interessi di fronte al tentativo di dominio mondialista del miliardario americano arrivato alla Casa Bianca.
Ed ha ragione un grande quotidiano italiano, che ha la sede in via Solferino a Milano, a insistere sul fatto che la May mira ad addolcire in un certo senso la Brexit, cioè il referendum che ha segnato l'uscita della Gran Bretagna dall'Europa, riproducendo in maniera evidente il rapporto speciale che già Churchill aveva instaurato con Roosevelt all'indomani della seconda guerra mondiale.  “Quello che Margaret Thatcher aveva a sua volta instaurato negli anni Ottanta con altri due presidenti conservatori quali furono Ronald Reagan e George H.W.Busch. La politica inglese è sempre stata quella di impedire a Bruxelles, come a Strasburgo, che non ci fossero in Europa cessioni di sovranità tali da permettere la nascita di una repubblica federale in Europa.
E oggi la May non fa che ispirarsi a una simile politica che ha animato non soltanto i primi ministri conservatori ma anche un primo ministro di provenienza differente quale fu Tony Blair.
E una simile politica è ispirata in massima parte proprio dai risultati del referendum di giugno giacché, in quel caso, hanno votato per l'uscita dall'Unione europea gli elettori delle regioni meno moderne e più ostili alle comunità straniere; hanno votato,invece, per rimanere i giovani, i cittadini di Londra, gli esponenti di un'Inghilterra cosmopolita e moderna.
Non basta: il voto del referendum ha messo in luce l'esistenza di un voto disunito in cui la Scozia e l'Irlanda preferiscono conservare un rapporto stretto e proprio con l'Europa continentale.
In secondo luogo, Theresa May spera di compensare i possibili danni economici provocati dalla rinuncia al Mercato unico con una politica di larga apertura commerciale. Il viaggio a Washington serviva anche a creare le condizioni per creare le condizioni per un trattato commerciale con gli Stati Uniti che sarebbe diventato il modello di altri trattati da stipulare con l'Unione Europea e le maggiori aree commerciali del mondo.
L'Europa, in questa situazione, ha interesse ad andare per la sua strada il più rapidamente possibile verso altri obiettivi unitari senza preoccuparsi oltre di ciò che farà la Gran Bretagna nei prossimi anni.

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