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pantani marcodi Nicola Tranfaglia
Chi l'avrebbe detto che nella storia triste di Marco Pantani, squalificato per doping nel giugno 1999 a Madonna di Campiglio mentre gareggiava nel giro d'Italia, dovesse entrarci di gran carriera l'associazione mafiosa per  eccellenza del Mezzogiorno, la camorra campana.

Il controllo- si scopre adesso attraverso un'intercettazione giudiziaria venuta alla luce - quel giorno sarebbe stato ordinato dalla camorra e "truccato" a suon di mazzette.
E lo hanno raccontato ai giudici gli stessi camorristi registrati in alcuni dialoghi avuti in carcere. Il pelatino - hanno spiegato - andava fermato perché troppi avevano scommesso sulla sua vittoria. La camorra non era più in grado di pagare gli scommettitori e il successo di Pantani nel giro d'Italia di quell'anno avrebbe rischiato di mandare in bancarotta i bookies che gestivano l'affare per conto dei clan camorristici.
Il primo a raccontare la storia fu il bandito Renato Vallanzasca nel 2007 ma le sue parole non ebbero seguito e lo scorso anno in seguito a un'intercettazione ambientale ordinata dalla procura di Napoli, il camorrista Rosario Tolomelli detto "o' zio" ha confermato la tesi di Vallanzasca.
Poi, nel 2014, arrestato il camorrista ha riferito nei dettagli la vicenda. E così i carabinieri sono riusciti a ricostruirla in tutti i particolari con le conferme che cercavano. Un altro boss
detenuto al 41 bis ha rivelato: "Lo abbiamo fermato senza minacciare o estorcere. Ma corrompendo altri". Avrebbero dunque pagato per far alterare le provette e con queste il risultato del controllo fatto per la salute dei corridori. Così venne rilevato un livello di ematocrito oltre il limite: 51,9% e la soglia consentita era di 50. Su quel caso la Procura di Forlì ha computo gli accertamenti riaprendo l'inchiesta il 16 ottobre 2014 con l'ipotesi di reato "“associazione per delinquere finalizzata a frode e truffa sportiva”. Indagine già svolta nel 1999 a Trento dal pm Giardina, e archiviata.
La Procura di Forlì ha ricostruito tutti i passaggi, ha sentito decine di persone, in carcere e fuori. Ha avuto la prova-regina da cui partire, con l’intercettazione ambientale di un affiliato a un clan che per cinque volte ripete la parola “sì”, alla domanda se il test fosse stato alterato. “Sono emersi elementi dai quali appare credibile che reiterate condotte minacciose ed intimidatorie siano state effettivamente poste in essere nel corso degli anni e nei confronti di svariati soggetti che, a vario titolo, sono stati coinvolti nella vicenda del prelievo ematico”, scrive il pm Sottani. “Tuttavia gli elementi acquisiti non sono idonei ad identificare gli autori dei reati ipotizzati”. E dunque si è arrivati alla nuova richiesta di archiviazione anche se viene ricostruita, almeno parzialmente, una verità. Vedremo ora cosa accadrà perché, come alcuni ricorderanno, Pantani morì nel 2004 per una sorta di overdose da farmaci e coca che non è stata poi mai chiarita e i legali della famiglia Pantani stanno lavorando per capire se possano esserci spiragli per qualche azione in campo civile e sportivo.

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