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toga-borsaL'udienza odierna è terminata ed è stata rinviata al 3 luglio 2014, ore 9:30, data in cui verrà esaminato in qualità di teste il collaboratore di giustizia Maurizio Avola.
Stato-mafia: pentito, boss dicevano "Berlusconi nostra salvezza"
27 giugno 2014 - Ore 14:12
Palermo. "Dobbiamo dire che si deve votare per Berlusconi, per un nuovo partito che sta nascere. Perchè questo qua sarà la nostra salvezza": questa frase è stata ripetuta oggi davanti alla Corte d'Assise di Palermo dal pentito catanese Filippo Malvagna, al quale fu detta, secondo la sua versione, da Marcello D'Agata, uno dei consigliori del capomafia di Catania Nitto Santapaola, tra la fine del 1992 e l'inizio del 1993. Questa era l'indicazione che proveniva "dagli amici di Palermo" che, secondo il collaboratore di giustizia, era riconducibile a Toto' Riina. Rispondendo, in videoconferenza, al pm Robetto Tartaglia, nell'ambito del processo per la trattativa Stato-mafia, Malvagna ha aggiunto: "D'Agata mi disse inoltre che nel giro di pochi anni avrebbero attenuato il 41 bis e smantellato la legge sui collaboratori di giustizia e che il partito di Berlusconi sarebbe stata la nostra salvezza".

 

AGI



Stato-mafia: pentito, Riina disse "guerra a istuzioni e poi pace"
27 giugno 2014 - Ore 12:28
Palermo. Nei primi mesi del 1992, "ci fu una riunione in provincia di Enna tra Salvatore Riina e Nitto Santapaola in cui bisognava stabilire una strategia di contrasto allo Stato". Lo ha detto deponendo nel processo per la trattativa Stato-mafia il pentito catanese Filippo Malvagna, che ha sostenuto di aver appreso questi fatti da suo zio, il boss Giuseppe Pulvirenti "u Malpassotu". Il capomafia corleonese e il vertice di Cosa nostra catanese, nel racconto di Malvagna, durante quel summit avrebbero discusso di atti, non solo di sangue, ma anche dimostrativi e di pressione psicologica per lanciare la controffensiva della mafia contro le istituzioni. "Fu in quel contesto -ha detto Malvagna, sempre ripoprtando confidenze di suo zio- che Riina disse a Nitto Santapaola: bisogna prima fare la guerra per poi fare la pace". Sempre nell'incontro di Enna, secondo la ricostruzione di Malvagna, Riina disse che ogni atto doveva essere rinvendicato e firmato dalla Falange Armata. "Si dovevano fare queste cose - ha proseguito il pentito - aveva detto Riina a Santapaola, per fare confusione e depistare. Fu Riina a decidere questa strategia. Io non avevo mai sentito nominare la Falange Armata". Pulvirenti commentò: "Se lo zio Toto' dice così sa quello che fa". Secondo Malvagna la finalità primaria era "destabilizzare l'Italia, spaventare l'opinione pubblica e far perdere la faccia allo Stato". Poco tempo dopo la strage di via D'Amelio, tra agosto e settembre del 1992, un affiliato della cosca catanese, Michele Scorciapino, disse che "c'erano delle istituzioni, dicevano dei servizi segreti, volevano avere un contatto con Pulvirenti o Santapaola. L'offerta era per Pulvirenti e Santapaola: dovevano consegnarsi ed in cambio avrebbero avuto un trattamento di favore, carcere duro alleviato e poi domiciliari". Questa proposta - che Malvagna apprese da Salvatore Santapaola e dal boss Ercolano - fu trasferita a Palermo ma Toto' Riina era diffidente e disse di bloccare ogni contatto.

AGI



Mafia: pentito Malvagna, Pulvirenti disse dopo Capaci 'questo è solo l'inizio'
27 giugno 2014 - Ore 12:24
Palermo. "Questo e' solo l'inizio, ancora devono accadere cose più grosse...". Così l'ex boss catanese Giuseppe Pulvirenti, detto 'U Malpassotu', disse al nipote Filippo Malvagna, subito dopo la strage di Capaci, in cui morirono i giudici Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta. A racontarlo in videoconferenza, al processo per la trattativa tra Stato e mafia è lo stesso Malvagna, ex 'picciotto' di Cosa nostra con oltre venti omicidi confessati e oggi collaboratore di giustizia. "Mio zio Pulvirenti me lo disse subito dopo la strage di Capaci", ha detto.

Adnkronos



Venerdì 27 giugno
, dalle ore 9.30, si terrà la prossima udienza del processo trattativa Stato-mafia e si procederà con l’audizione in videoconferenza del collaboratore di giustizia Filippo Malvagna.
Nel processo, di competenza della Procura di Palermo, i pubblici ministeri dovranno accertare le responsabilità di chi è accusato di aver aperto un dialogo con Cosa nostra, al fine di far cessare la strategia stragista messa in atto nei primi anni ’90. Tra gli imputati, oltre a boss mafiosi (Totò Riina, Leoluca Bagarella, Antonino Cinà) figurano anche collaboratori di giustizia (Giovanni Brusca), ex politici (Nicola Mancino, Marcello Dell’Utri), ex ufficiali del Ros (Mario Mori, Antonio Subranni, Giuseppe De Donno) e Massimo Ciancimino.
Del processo si occupano i pm Nino Di Matteo, Francesco Del Bene, Roberto Tartaglia e Vittorio Teresi.

E' possibile seguirlo in diretta/audio streaming qui!

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