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borsellino-paolo-web10L'udienza è tolta. Il processo è stato rinviata all'8 aprile 2014, in cui saranno ascoltati Giovanni Ciancimino, figlio dell'ex sindaco di Palermo Vito Ciancimino, e Lorenzo Narracci, ex funzionario del Sisde e fedelissimo di Bruno Contrada.

Borsellino quater, Ingroia: "Su Capaci Borsellino dai pm solo con certezze"
di AMDuemila - 1° aprile 2014

Ore 15.26
Dopo l'esame del teste Liliana Ferraro, è la volta dell'ex pm di Palermo Antonio Ingroia, attualmente leader di Azione Civile: “Quando Borsellino iniziò a lavorare alla Procura di Palermo, il suo primo interesse fu quello di occuparsi dell’omicidio di Salvo Lima perché veniva considerato come un fatto enorme, nuovo, imprevisto - ha ricordato l'ex magistrato che lavorò fianco a fianco con Borsellino - Falcone quel delitto lo considerò come un fatto dirompente, l’inizio di una catena di fatti omicidiari all’interno di Cosa nostra. Però, l’allora procuratore capo di Palermo, Pietro Giammanco, era contrario alla candidatura avanzata da Borsellino che si era reso per l’appunto disponibile a seguire le indagini per l’uccisione di Lima”. “Lima era considerato uno snodo delle relazioni fra mafia e politica e la sua morte significava che si era rotto qualcosa e che potesse partire una strategia dai contorni ancora poco noti. Questo me lo disse Borsellino ma era una considerazione di Falcone”.
Ingroia, rispondendo alle domande del pubblico ministero, ha descritto anche l'inizio della collaborazione del pentito Gaspare Mutolo: “Il primo a sentirlo  fu il procuratore Vigna. Mutolo riferì subito a Vigna che voleva essere sentito da Borsellino ma Giammanco non ne fece parola con Borsellino il quale s’arrabbiò con il capo della Procura che aveva provveduto ad assegnare il fascicolo ad Aliquò. Solo successivamente, Borsellino chiese ed ottenne di seguire Mutolo ma insieme al suo collega della Procura palermitana. Per la strage di Capaci invece, Borsellino aveva sempre detto che si sarebbe seduto davanti ai magistrati di Caltanissetta solo nel momento in cui avesse avuto delle certezze. Fino a quel momento non l’avrebbe fatto”.


Borsellino: Scarantino, chiedo scusa
Falso pentito fa i nomi di chi lo avrebbe convinto a mentire
1° aprile 2014
"Chiedo scusa ai familiari delle vittime e alle persone offese. Tante volte ho cercato di dire la verità. Ho detto che quelli che mi hanno condotto a mentire sono stati La Barbera, Bo, Giampiero Valenti e Mimmo Militello e mi spiace perché ogni volta devo essere giudicato come il carnefice". A chiedere scusa ai familiari delle vittime della strage di via D'Amelio è Vincenzo Scarantino, accusato di calunnia nel quarto processo per l'attentato a Borsellino in corso a Caltanissetta.
Scarantino è imputato per il depistaggio dell'inchiesta che ha portato alla condanna all'ergastolo di otto innocenti. Il falso pentito ha ritrattato più volte le accuse originarie sostenendo di essere stato costretto a mentire e a tirare in ballo persone estranee alla strage Borsellino da alcuni poliziotti (come Arnaldo La Barbera, poi morto, Salvo La Barbera, Mario Bo): 4 funzionari di polizia per le sue rivelazioni sono indagati a Caltanissetta. "Ho sempre detto che della strage non so niente - ha aggiunto durante le dichiarazioni spontanee - e che mi hanno indotto a fare le dichiarazioni. Finché avrò ultimo respiro cercherò di difendermi per togliere ogni dubbio della mostruosità che mi hanno addossato". "Mi hanno distrutto la vita sono 22 anni che non vivo più - ha proseguito - sono chiuso in isolamento e spero in Dio che esca la verità. Sono stato picchiato davanti ai miei figli e mia moglie mi hanno anche puntato la pistola addosso".

ANSA


Palermo: Ferraro, Ros contatto' Ciancimino jr per far pentire padre
1° aprile 2014

"Il capitano Giuseppe De Donno, dopo la morte di Giovanni Falcone, prese contatti con Massimo Ciancimino, figlio di Vito, affinche' convincesse il padre a collaborare con la giustizia. L'obiettivo era fermare questo stragismo, bisognava trovare gli assassini del giudice. Noi vogliamo fare il possibile, disse". Lo ha detto Liliana Ferraro, nel 1992 in servizio alla direzione Affari penali del ministero della Giustizia, deponendo oggi al processo "Borsellino quater" a Caltanissetta. "Dopo la morte di Falcone -ha aggiunto- De Donno mi venne a trovare al ministero. Era disperato per la morte di Falcone, perche' aveva perso un amico, per lui Falcone era un magistrato di riferimento. I due erano molto in confidenza, si davano del tu. Mi chiese se non era il caso di avvertire il ministro Martelli per fargli sapere che i Ros erano molto impegnati per far luce su quanto stava accadendo. Gli dissi che ritenevo opportuno che loro ne parlassero con l'autorita' giudiziaria competente".
A Palermo proprio in quel periodo era tornato Paolo Borsellino dopo il periodo alla guida della Procura di Marsala. "Io stessa -ha ricordato Ferraro- lo contattai e ci incontrammo a Fiumicino, alla fine di giugno del 92. Borsellino mi disse: va bene, ho capito. Ci penso io. Parlammo invece di un rapporto, denominato 'Mafia e appalti' che era stato consegnato alla Procura di Palermo. Un rapporto in cui si era concentrato molto anche Giovanni Falcone. Un rapporto che venne consegnato anche a me, ma mi limitai solo a sfogliarlo perche' ricevetti una telefonata da Falcone il quale mi prego' di chiuderlo e mi invito' a scrivere due lettere. Poi mi disse: questi qui (Falcone si riferiva alla Procura di Palermo) cosa vogliono ottenere?" Le lettere erano destinate alla Procura di Palermo e al Csm perche' non era chiaro perche' il fascicolo fosse stato consegnato al ministero. La teste ha anche parlato della telefonata che Falcone gli fece, quando venne ucciso Lima. "Quando venne ucciso Lima, Giovanni -ha detto Liliana Ferraro- mi telefono' di notte e mi disse: e adesso puo' succedere qualsiasi cosa, potremmo avere di tutto. Mi sembro' molto teso, scosso".

nuovosud.it



Riprende martedì aprile 2014 alle ore 9.30 il processo Borsellino quater, nel quale i pubblici ministeri di Caltanissetta Sergio Lari, Domenico Gozzo, Stefano Luciani e Gabriele Paci, indagano sulla morte del giudice Paolo Borsellino, ucciso nella strage di via D’Amelio il 19 luglio 1992 insieme agli agenti della scorta.
Tra gli imputati Salvatore Madonia, Vittorio Tutino, Vincenzo Scarantino, Francesco Andriotta e Calogero Pulci.

E' possibile seguirlo in diretta/audio streaming qui!

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