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Mamma mia, quanto avrebbe indagato - giornalisticamente parlando, s'intende -, Andrea Purgatori, se fosse morto, dall’oggi al domani, un suo collega specializzato in “misteri italiani”.
Lui era fatto così. Non archiviava facilmente. Approfondiva i dettagli della cronaca. Raccoglieva testimonianze. Dava la parola (e il microfono), a protagonisti e comprimari, vittime e presunti colpevoli. Scavava, e poi iniziava a tirare le fila. E non era mai animato dall’intento aprioristico di volere dimostrare una tesi.
Direte: così fan tutti.
I giornalisti d’inchiesta, s’intende.
Quelli tanto vituperati, mal sopportati dal Potere e dai governi che perdono il sonno della notte e la ragione, pur di escogitare tagliole e museruole legislative per incepparne il lavoro.
A volere essere pignoli, forse è eccessivo affermare che “così fan tutti”. Anche scrivere stanca, si potrebbe infatti dire parafrasando il Cesare Pavese del “lavorare stanca”.
Mi son venuti alla mente questi pensieri strani, e un po’cupi, leggendo in questi giorni le cronache degli esiti dell’esame autoptico sul corpo del povero Andrea.
E’ stata la famiglia di Andrea Purgatori, come è noto, a non vederci chiaro all’indomani della sua scomparsa il 19 luglio 2023.
E dalle cronache, oggi si apprende che la causa del decesso fu dovuta a problemi di cuore, a un'''endocardite batterica", un’infiammazione al cuore, sfuggita ai radar degli specialisti e medici d’eccellenza; e non a metastasi cerebrali, rivelate invece dai radar dei medesimi specialisti e medici d’eccellenza, che però - ed è questo lo spaventoso mistero - non c’erano e alla resa dei fatti non sono risultate.
Si apprende anche che i periti hanno laconicamente concluso che “c’è stata una serie di errori da parte dei medici” e che “bastava l’antibiotico per salvargli la vita”. Ferma restando, comunque, la presenza di un tumore ai polmoni.
E che ora sono quattro, in totale, i medici indagati dalla Procura di Roma per “omicidio colposo”.
La famiglia di Purgatori, in un comunicato a firma dei figli del giornalista, si è detta “incredula”.
Sin qui, la sintesi dei fatti.
Visto un tumore al cervello, che non c’era. Non vista l’infiammazione al cuore, che invece c’era.
A noi, in conclusione, non stranizza che un medico abbia sbagliato.
Ma la tragedia statistica, evidenziata da questa storia, è che il caso abbia voluto che a sbagliare fossero addirittura in quattro. E tutti medici di prim’ordine, tutti d’eccellenza.
Questa circostanza, più che stranizzarci, ci sconcerta.
La giustizia farà il suo corso, come si dice. E cercheremo di onorare la memoria di Andrea, continuando a dar conto di quel che accadrà.
Morte improvvisa, prematura, quasi inspiegabile alla luce dell’odierna autopsia, quella di Andrea Purgatori.
Questo pensiero cupo nessuno ce lo leva dalla testa. 

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La rubrica di Saverio Lodato


Foto © Paolo Bassani

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